mercoledì 19 gennaio 2011

Punto, e a capo


Io non ci capisco più nulla. Sono un paio di giorni che cerco qualcosa di intelligente non solo da scrivere o da dire, ma perfino da pensare. Questa storia che non è una storia, questo racconto che sa tanto di già sentito, già letto, già raccontato. Questa triste blasfemia dell'innocenza perduta, tutti questi cavalieri senza macchia che si ergono a difesa ed all'attacco. Io, invece, non ci capisco nulla. Il mio odio verso il primo ministro prevalica queste faccende, che però, mi rendo conto, possono essere veramente le uniche palle di cannone per buttarlo giù dalla torre. Dove andremo a finire, dove finiremo, dove mai stiamo andando e dove andremo a finire. Leggo le maggiori firme scatenarsi in ovvietà impacchettate e imbellettate. Come se ci fosse da disquisire. Come se ci fosse da analizzare. Un puttaniere è un puttaniere, e le puttane sono puttane. Cambia loro nome, ma i personaggi in gioco questi sono. Ciò che mi sconvolge è che un primo ministro possa cadere dal suo trono e il suo regno sbriciolarsi per una serie angosciante di fatti, eventi, bocche siliconate, tette rifatte. Non per mafia, non per latrocini vari, non per tutto ciò. No. Di questo, in questo paese, non è dovuto parlare. Perché di questo, in questo paese, non importa nulla a nessuno. Ciò che conta è ciò che non si potrebbe ma. Ciò che distruggerà Silvio Berlusconi sarà ciò che conta meno. Le piccolezze. I dettagli. E quando la barca starà affondando, chi rimarrà a lucidare le maniglie del Titanic? Solo allora potremo parlare di sconfitta. Quando le maschere avranno cambiato casacca. Ed avranno lasciato posto al prossimo. E saremo punto, e a capo.