giovedì 28 maggio 2009

2 + 2 = 4


Libertà è libertà di dire che due più due fa quattro.
Tutto il resto ne consegue naturalmente.

Porca miseria, Winston, se ci avevi ragione; porca miseria, George, se ci avevi visto bene. Hai sbagliato solo i tempi, ma nemmeno di tanto. Il tuo presente futuro era il 1984. Il nostro 1984 è passato, il nostro presente, il nostro anno è il 1994. Quella sequenza in cui un doppio zero separa un due e un nove è solo una questione tecnica. Una pura formalità da calendario e agenda.

La libertà è libertà di dire che due più due fa quattro.
Il nocciolo della questione sta tutto qua. Campagne di stampa pro e contro, scontri epici in salotti tv, bombe molotov e ronde padane. Tutto sfondo, tutta roba di facciata.
La libertà è esattamente questo: la libertà è dire che due più due fa quattro. E la differenza, sostanziale, è che quando liberamente si racconta che due più due fa quattro, la gente, il lettore, l'elettore, il sostenitore, il cittadino, la persona, ci credono. E sai perché? Semplicemente, perché è vero. Niente di più, niente di meno.

La libertà è libertà di dire che due più due fa quattro. La libertà è libertà di vedere con i propri occhi che quando due più due fa quattro non possono esserci varianti, non possono essere percezioni, non possono esistere punti di vista diversi o contrapposti.
Mentre in Inghilterra cadono personaggi importanti per la prima volta in 300 anni perché un giornale ha scoperto che gonfiavano i rimborsi elettorali, da noi, per l'ennesima volta, si ripetono le stesse Verità: giornali stalinisti, tv staliniste, giudici stalinisti e sovversivi.

La libertà è libertà di dire che due più due fa quattro, Winston. Ma ciò che neanche tu, George, potevi prevedere, il punto fino a cui nemmeno tu e il tuo Ministero della Verità vi siete spinti, è che la libertà di dire che due più due fa quattro non è negata (quasi) mai.
Il tuo 1984 lo accenna, il nostro quindicennale e distopico 1994 lo realizza.
Liberamente puoi dire che due più due fa quattro. La notizia, Winston, è che due più due fa quattro ma a nessuno importa un cazzo.

Due più due fa quattro? C'è chi dice sì e c'è chi dice no, questo fa parte del gioco. La libertà di dire che due più due fa quattro comprende la libertà di sostenere che due più due non fa quattro?
Io credo di sì. Quando arriverà il 1995, anche se la luce in fondo al tunnel ancora non si vede, dovremo fare i conti con noi stessi.
Com'è stato possibile che ci siamo fatti fregare così?
Com'è possibile che in quell'anno di quindici anni due più due ha fatto quattro, cinque, un milione, un miliardo?
Come abbiamo potuto sopportare le stesse frasi, lo stesso refrain, quel loop imbarazzante di dichiarazioni banali, squallide, stampinate?

Due più due fa quattro ma non interessa a nessuno, le notizie scompaiono dalle tv, i giornali non sono letti, le elezioni le vince sempre il solito. La guerra è pace, la libertà è schiavitù, l'ignoranza è forza. La menzogna è verità.
Caro Winston, tu pensavi che quell'anno là, quel 1984, fosse qualcosa di terribile.
Fatti un giro da queste parti, nel nostro 1994.
Puoi prendertela anche con calma, mi sa. Che qua non pare nessuno abbia furia di festeggiare l'ultimo dell'anno.

giovedì 14 maggio 2009

ITALICANDO


Finalmente, finalmente! Finalmente, clandestini di merda, negri del cazzo, cinesi bastardi, maghrebini fottuti, stronzi senegalesi coi vostri elefantini di legno, finalmente! A casa! A casa! Ma chi cazzo pensate di essere, voi, con la vostra pelle negra e il vostro corpo ossuto, che cazzo volete, cosa volete da noi! Finalmente, finalmente, a casa! Voi con i vostri barconi, voi con i vostri gommoni, sudici, puzzolenti, infami, fanculo se la maggior parte sono donne e bambini, sono delinquenti, lo diventeranno in quanto negri, in quanto tunisini, in quanto somali e cinesi! Musulmani del cazzo, terroristi, spacciatori, criminali, adesso non ridete più, non ridete più ora, maledetti bingo bongo, scimmie minorate che venite a rubarci il lavoro, a stuprarci le donne, non ridete più, ora, vero! Adesso quando vi becchiamo vi facciamo il culo, ve lo rompiamo in mezzo! Certo che ve lo facevamo anche prima, perché noi vi odiamo, stupratori maledetti, razze bastarde inferiori, mangiabanane, ma ora, ascoltate bene, ora, farvi il culo non solo è legale: è un obbligo! Quindi girate alla larga, maledetti bastardi, voi coi vostri fetidi cadaveri di bambini che arrivate sulle vostre barchettine di merda e pretendete di essere trattati come persone che fuggono dalla fame e dalla guerra, statevene alla larga dalla nostra Sacra Patria Italica, statevene alla larga o vi spariamo, statevene a casa con le vostre donne incinta sfornatrici di piccoli delinquenti negri, cinesi, arabi terroristi musulmani pidocchiosi, morti di fame! Girate alla larga!!!

Ora, archiviata questa pratica, finalmente possiamo tornare a piangere per Eluana Englaro in nome del Gesù, della Carità e di Quagliarello; a piangere per i poveri nullatenenti de L'Aquila; a gettare strali contro lo strisciante razzismo antisemita; a pulirci il culo con la bandiera italiana; a donare 1 euro con un sms per i bimbi africani malati di Aids.

Essere italiani è davvero una bella soddisfazione.

mercoledì 13 maggio 2009

Proposta elettorale


Avrei un'idea. Nonostante il caldo.
Avrei un'idea in grado di rivoluzionare la politica amministrativa locale.
L'idea, geniale, nasce da una serie di considerazioni su alcuni avvenimenti. Oggi pomeriggio, per esempio, vado all'inaugurazione di un giardino pubblico alle Piagge. Per andare là, passerò da via Pratese, dove sono terminati i cantieri ed ora è tutta bella luccicosa. Poi me ne andrò in giro, tra giardini puliti e tirati a nuovo, buche nell'asfalto riparate e ricoperte.
Insomma, finalmente pare che Firenze abbia un aspetto decente.

L'idea, quindi, è questa.
Dicono che si vota pure troppo e che la gente è stanca.
Perché, invece, non si vota una volta ogni sei mesi?

Gli effetti benefici, dicono, sono evidenti e auspicabili.

martedì 12 maggio 2009

Vita e morte ai tempi di Facebook


La storia è questa. Un ragazzo uccide una ragazza e poi si uccide. In mezzo a un bosco. No, su una strada sterrata in mezzo a un lecceto, o a un faggeto. Forse, sono castagni. È una striscia bianca polverosa, chiazzata di rosso vivo, che taglia un verde brillante e immobile. Non ci sono respiri nell'aria. Ci sono state grida. Nessuno le ha sentite. Se non quei faggi. O quei castagni. Un ragazzo uccide una ragazza. No, non una ragazza. La sua ragazza. Una vita non esiste più. Due vite, non sono più.

Questa è la storia. Una storia su cui in mille stanno scrivendo articoli o registrando servizi, con musiche di sottofondo. Chissà perché, chi viene ammazzato ascoltava sempre Vasco Rossi. Questa è la storia di due vite che non esistono più e che offrono, adesso, ora che non esistono più, appoggiate così inermi e polverose su un vassoio forse d'argento, spunti per lacrime false, esercizi stilistici, coccodrilli, così va il mondo, l'amore.

Questo è, questo è sempre stato: abbiamo deciso che in fondo la storia è tenera e allora piangiamo. Chi ha deciso? Lei, Giulia, credo di no. Amore, vita, passione, gelosia. Questa è un'altra storia. Questa è una storia di un malato di mente che ammazza una poveraccia di 22 anni. Non c'è nulla di romantico. Non c'è nulla di poetico.

Non c'è nulla di commovente nello spiare, profilare, rintracciare due vite attraverso Facebook, cercando e scavando tra le frasi e i messaggi, tra i nomignoli e gli "stati: fidanzata" e che giorno invece lo stato era "non fidanzata". Non mi commuove. Mi fa rabbia. Ridurre una vita alla strofa di una canzone. Etichettare un'esistenza con una frase fatta. Polli in bella mostra nella vetrina del macellaio, tanti polli con certificato: odio Berlusconi, odio questo, ma amo la pasta alla carbonara e il gelato.

Ecco perché non mi troverete mai su Facebook, né in altri immensi archivi digitali di vite unificate. Probabilmente, ecco perché non infilerò mai una lama nei colli altrui. E nemmeno nel mio. Al limite, se proprio dovessi farlo, avremo la decenza di chiamarmi per quello che sono: assassino. Senza Vasco Rossi in sottofondo.

venerdì 8 maggio 2009

I Look For Truth


Lo scorso lunedì ho partecipato in veste di coordinatore ad un importante convegno in memoria di Maria Luigia Guaita, protagonista della Resistenza prima e del panorama culturale fiorentino poi. Lo scopo, a due anni dalla scomparsa, era recuperare la figura di Maria Luigia come staffetta di Giustizia e Libertà nonché vera protagonista della guerra contro il Nazifascismo insieme ai Rosselli, Calamandrei, Ragghianti e così via.

Ho concluso l'incontro con un un piccolo discorso. Parole scaturite da riflessioni dei giorni passati a leggere e studiare, dall'ascolto delle importanti personalità pervenute, su tutte Sandra Bonsanti di Libertà e Giustizia; da idee e convinzioni mie, dal mondo che ho intorno.
Poche parole con cui, però, ho cercato di esprimere quello che penso.

Purtroppo è così. Purtroppo il mondo non è un granché. L'Italia poi, non ne parliamo; i giovani italiani? Una catastrofe. Ma, credo, finché ci sarà anche solo uno che studia, che insegue la cultura, che vuol sapere, per scegliere, farsi idee, ricredersi, vivere pensando di essere parte di qualcosa di più grande, di più importante... Finché ci sarà solo uno che persegue e che non si adegua, allora, ancora c'è speranza.

So che sembrano parole dette per fare effetto. Magari, non sono nemmen così rivoluzionarie. Magari, sono state già dette un milione di volte prima, e da persone più autorevoli di me. La cosa originale, forse, per quello che mi riguarda, è questa qua. E cioè, che in queste cose ci credo.

Ci credo. Voglio stupirmi ancora quando le cose non mi tornano. Voglio provare stupore quando la gente scende in politica e fa giornalismo, senza vederci niente di male, nemmeno una piccola incompatibilità; mi voglio stupire quando poi le stesse persone si infervorano attaccando il vituperato conflitto d'interessi; mi voglio stupire quando l'inadeguatezza dei politici la fa da padrona.

Voglio continuare a sorprendermi, perché sorprendermi significa sforzarsi, disperatamente sforzarsi di non farsi inghiottire, non ancora, dagli ingranaggi per cui due più due fa sempre tre e mezzo. Ci sono stati Principi russi, profeti palestinesi, Candidi francesi che non hanno accettato ciò che avevano intorno; loro, per loro fortuna, non accettavano perché non capivano.

Oggi, purtroppo, e per ciò che mi riguarda, si capisce tutto, perché c'è poco da capire. Ma a chi mi dice che "le cose funzionano così", io rispondo no. Per me no. Lo so, lo capisco, ma non lo accetto. Non cerco scorciatoie, non voglio una tessera per sentirmi qualcuno; credo nelle mie capacità, nei miei metodi, nei miei progetti, nei miei sogni. Queste cose mi fanno sentire qualcuno, soprattutto quanto mi guardo intorno e vedo quanto poco contano gli altri, pur pensando di essere sempre un gradino più su, perché più furbi, perché più svelti, perché passi dalla corsia d'emergenza per superare le file, perché ti candidi per comodità, perché conosci quello o quell'altro.

Vedo come vanno le cose, non sono un Idiota. Purtroppo, non lo sono. E, probabilmente, mi sono scelto i modelli sbagliati da seguire. Ma da seguire davvero, non da "usare", non da "citare", non da scimmiottare. Probabilmente, non arriverò da nessuna parte, visto come "vanno le cose".
Ma almeno, se qualcuno di voi verrà a farmi visita, per cercare la a mia tomba, piccola piccola, scarna scarna, sarà costretto a uscire dall'ingranaggio e respirare due secondi alla luce del sole.

mercoledì 6 maggio 2009

Quando DOMANI è meglio di oggi



Della musica italiana contemporanea ho un'opinione piuttosto bassa, in generale, salvo alcuni casi. Casi molto rari, a dire il vero. Ma l'iniziativa di Lorenzo, in arte Jovanotti, che ha coinvolto ben cinquantasei cantanti italiani merita davvero un plauso. Anzi, un applauso, un abbraccio, un gesto d'amore.

La canzone è DOMANI - 21 aprile 2009, e nonostante sia italiana, è davvero BELLA. Ci sono passaggi davvero belli, parole meravigliose. Il video, poi, è esagerato, è commovente. E davvero c'è il meglio del meglio: Lorenzo, gli Elii, Piero Pelù, Zucchero, Battiato, Fabri Fibra, Nek, Gianna Nannini, Jax, Giuliano dei Negramaro, Elisa, il maestro Roberto Vecchioni, Morgan, Baglioni, Ron, Mango, Venditti... Insomma, la crema.

Fortunatamente sono rimasti fuori quelli che chiaccherano e badano solo ed esclusivamente al soldo, come quel Vasco Rossi che, personalmente, ritengo clamorosamente sopravvalutato e troppo poco odiato.


Bravo Lorenzo, bravo Giuliano. Siete riusciti in una missione impossibile, e questo vi rende onore; non ricordo neanche più da quanto non entro in un negozio di dischi, ma, per quello che vale, comprerò il singolo (a 5 euro, in vendita dal 15 maggio). E non solo: lo canticchierò per un mese o due, per farvi promozione, e anche per farvi capire l'errore che avete fatto chiamando Ligabue e non me.


DATEMI RETTA, DATE UN'OCCHIATA QUI E POI SOSTENETE ANCHE VOI QUESTI RAGAZZI E LA LORO INIZIATIVA. FATELO OGGI, E NON...


DOMAAAANIIIIII!!!

martedì 5 maggio 2009

A esser troppo buoni, si piglia in quel posto



Qualcuno mi potrebbe gentilmente spiegare come mai Dell'Utri, invece di essere in galera in quanto condannato per MAFIA, è libero di girare ma soprattutto di sostenere queste posizioni storiche altrimenti definibili come:

S T R O N Z A T E ?

Che la pena detentiva sia stata convertita in un certo numero di interviste da rilasciare a Klaus Davi? Sarebbe pure giusto, sarebbe molto equo. Ma che le pene accessorie le si debbano scontare noi...

No, questo no, questo è troppo anche in un paese come il nostro, dove i comunisti sono arrivati addirittura in Vaticano come dimostra l'editoriale di Avvenire di oggi contro il Troppo Buono Divin Pulzello di Arcore noto anche come Papi Silvio Primo.