lunedì 17 novembre 2008

Molestie intellettuali



Ah, come cambiano i tempi. Ero piccolo, allora, paffutello ma non grasso, come ora. Con le mie due maestre uniche, perché senz’altro molto competenti, passavo allegre giornate in quelle scuole elementari che poi avrei saputo essere, nonostante fossero italiane, tra le migliori al mondo. Ricordo i primi compiti in classe, le recite, ma come spesso accade, i ricordi migliori, quelli più dolci, hanno gli occhioni dolci delle prime cotte. Della scoperta del misterioso e sconfinato “Pianeta Donna”. Ricordi di dolori addominali al solo pensiero di una telefonata, ricordi di timidezza inaudita di fronte a un mezzo sorriso, di letterine scritte e ricevute con tanto di cuoricini e iniziali. E anche, certo, delle prime delusioni, di cuori spezzati, di lacrime e confidenze tra amici.
Di pari passo, però, un altro pensiero è vivido e forte: la scoperta della fisicità. O, detto fuori dai denti: le tastate di culo. Meno romantico come aspetto, forse, ma il primo approccio assoluto al mondo della sessualità, quando ancora il solo dare un bacio su una guancia era il limite estremo della perversione. Ricordo con allegria e un tocco di malinconia gli intervalli passati nel giardinetto di ghiaia e polvere a giocare a “acchiappino”, a squadre, maschi contro femmine, e le tastate di chiappa generose alle quali le femminucce controbattevano con tiepidi schiaffetti e sorrisi larghi.
Ah, come cambiano i tempi.
Oggi, nel vuoto del maestro unico, l’intervallo pomeridiano non si farà, poiché non ci sarà più il tempo pieno; quelle tastatine innocenti si chiamano “molestie sessuali”, e finisci dietro le sbarre, tu o i tuoi maestri, anzi maestro, che non ha controllato ed evitato la sciagura.
Domani è un altro giorno. C’è da stare tranquilli, andare e moltiplicarci.


giovedì 13 novembre 2008

La fiera delle Verità


Sarà mai possibile che ognuno può dire tranquillamente tutto quello che gli pare, fregandosene completamente della verità e senza nessun timore di essere smentito da chicchessia?
Perché, ogni volta, per qualsiasi fatto e in qualsiasi occasione, esistono “molte verità”, ognuna piegata verso la parte di chi la dice?
Capita così di non badare più ai dati, prenderli per veri ogni volta che vengono snocciolati davanti a uno schermo tv mentre il più delle volte sono inesatti se non del tutto falsi; capita di non far più caso alle dichiarazioni smentite dopo un giorno, o agli assassini che non ammettono mai la propria colpa.
Chi è che dovrebbe “sancire” la verità, quella vera, e unica?
Probabilmente sarebbe compito, tra gli altri, di magistrati e giornalisti. Ma, purtroppo, i primi sono spesso screditati per comodo da chi viene condannato e cerca di rivestire, spesso riuscendoci, il ruolo di vittima. Ovviamente, vittima ingiustamente condannata, vittima di “accanimento”.
I giornalisti invece pensano da soli a screditarsi, assolvendo la deprimente funzione ora di microfono, ora di altoparlante. Sempre di supporto trattasi.
La maggior parte delle persone, in questo modo, si limita a credere a quella verità tra molte che più appaga i propri orientamenti, oppure a fregarsene direttamente di tutto.
Tutto questo, però, è profondamente triste. Una verità, almeno questa, che può essere serenamente condivisa da tutti.
O no?




venerdì 7 novembre 2008

A.B.T.P. - L'invidia del Cerone

Come si fa a fare umorismo e ironia sul Master of Cerimony? Non si può. Si può solo osservare in silenzio. Soprattutto dopo il pezzo di oggi del sempre ottimo Stella sul Corriere, nel quale si ripercorre il percorso umoristico del nostro anziano e bruttino e truccato premier, sempre incompreso, un po' come tutti i grandi geni.
Sono pochi i paesi al mondo che non hanno conosciuto direttamente il prezioso e pungente humour dell'A.B.T.P. In altre parole, in un arco di tempo relativamente concentrato, l'Italia (cioè noi) ha fatto figure di merda un po' ovunque e un po' con chiunque. Ma si sa: i comunisti e i loro mezzi di informazione sono un po' dappertutto. Dio ci scampi e liberi dagli imbecilli, dice l'A.B.T.P., dispensando poi generosamente "vadano a fanculo" corredati di lauree non più ad hororem bensì ad coglionem.
Viene così da ripensare a quei "Io non offendo mai nessuno per cultura personale" detto non secoli fa dallo stesso, e anche la levata di scudi in difesa di Brunetta quando qualcuno coi baffi ha osato notare che è "tascabile". Questi comunisti con la loro ironia rischiano di rovinare l'immagine dell'Italia all'estero, porca miseria, un'immagine che con tanta fatica l'A.B.T.P. ha costruito con grande successo.
Se fossimo un paese serio, dovremmo fare preoccupate valutazioni sullo scadere del linguaggio politico come conseguenza e come strumento. Pensiamo che un linguaggio istituzionale che usa termini come "coglioni", "fanculo", "imbecilli", non sia un errore di percorso bensì uno strumento col quale il capo di un partito-non partito riesce a fornire un termine di identificazione per i propri seguaci, più che elettori. Un rapporto, dunque, non elettore-eletto; non rappresentato-rappresentante. Un rapporto che si fa quasi messianico. Il voto non è una delega, ma un atto di fede, di cessione di potere. Non un voto: un ex-voto, semmai.
Un linguaggio non politico ma volgare, nel senso di "vulgata" ma anche in quello di "non alto", diventa in questo modo un ulteriore passaggio di "amore" tra il principe e il popolo. Così, il popolo riconosce il principe come uno dei suoi, rafforzando il proprio legame fideistico e, di pari passo, facendo proprio aprioristicamente il punto di vista del principe stesso. Anche quando, oggettivamente, tale punto di vista è indifendibile.
Strumento, quindi, ma anche conseguenza. Conseguenza di un imbarbarimento generale, di un degrado morale della classe politica. Un fatto evidente che deve però far riflettere: succede per caso, tutto questo? Davvero i politici sono così idioti e volgari, o le ragioni sono più profonde?
Anche su questo versante, la riflessione si divide in due.
La classe politica detta l'imbarbarimento sociale italiano o lo insegue?
Forse, la verità sta un po' su tutti e due i fronti. Ma proseguendo su questa "solinga via", il grave rischio è quello di avvitarsi, di entrare in una spirale al ribasso che ci porterà inevitabilmente a toccare il fondo.
E francamente, non si vedono politici "belli, giovani e abbronzati" e italici che ci prendano per mano e ci facciano risalire la china.

mercoledì 5 novembre 2008

Elezioni e dintorni

Giornata emozionante, oggi. Il nuovo presidente americano è nero, giovane, preparato, bello, ammaliante. Ha sconfitto un tipico eroe a stelle e strisce, duro, combattivo, che quando ha realizzato di aver perso non ha perso un secondo ed ha chiamato «il suo presidente» per congratularsi e mettersi a disposizione per il bene del paese. Dall’altro capo del filo, parole di amicizia e rispetto, ripetute poco dopo davanti a un milione di persone reali e miliardi di occhi virtuali. Della serie: se è un bel sogno, non svegliatemi.
Come non detto: apri il giornale e vedi che Berlusconi è l’unico leader del mondo a non complimentarsi col neo Mr. President ed anzi articola un filosofico “no comment”. Uno pensa che peggio di così non si può, e invece dopo qualche pagina il “no comment” si fa rimpiangere dalle castronerie Made in Dell’Utri. P2 una montatura, Mangano un eroe, Mussolini statista e così via. Della serie: ok, lo scherzo è finito, ora smettetela su.
Ho detto smettetela. La smettete? La volete smettere?