lunedì 18 aprile 2011
BERLUSCONI È UN CAZZARO
giovedì 1 luglio 2010
COSI' NON VALE, SE MI PIAZZI IL MATTINALE
È incredibile, nessuno se lo sarebbe mai aspettato. Per almeno due motivi: per la diversificazione delle opinioni espresse, primo, e poi per il nome. Uno dal Popolo della Libertà si aspetterebbe un paio di cose. Tipo che sia un popolo e che coltivi la libertà come stella polare, soprattutto al proprio interno. E invece, cosa mi viene fuori?
Che esiste un foglio, una velina, un input, un'ordine, chiamiamolo come ci pare. Loro, con il loro tipico gusto retrò, lo hanno chiamato "Il Mattinale". Ne parla stamani Filippo Ceccarelli su repubblica.it, ed è una notizia. Perché quando esce allo scoperto qualcosa che si pensava fosse solo una specie di leggenda metropolitana, che invece si scopre essere più vera del vero, è giusto parlare di notizia.
Il Mattinale intercettat... Ops! volevo dire rinvenuto da Ceccarelli è una sorta di Bibbia quotidiana che Berlusconi manda e tramanda soprattutto a chi, tra i suoi, passerà il resto della sua giornata a parlare davanti alle telecamere. Avete presente, insomma, quei mantra ripetuti ossessivamente dai vari Cicchitto, Gasparri, Bondi, Bonaiuti e compagnia di merende? Io mi sono sempre chiesto se dietro ci fosse un ragionamento d'insieme, una strategia di comunicazione politica. Ovviamente sì, c'è.
Potremmo definirlo un vero e proprio ordine del giorno. Dove per "ordine" s'intende imposizione. E così: magistrati cattivi, stampa cattiva, partito dell'amore, lotta all'invidia, sinistra comunista e via via, tutti i refrain che allietano i nostri tg ben depurati da notizie e domande.
Ma perché fare domande quando ci sono già le risposte?
L'evoluzione tecnologica del Mattinale sarà probabilmente una chiavetta usb aggiornata ogni mattina con le frasi da dire e ridire fino all'ultima edizione del telegiornale.
In quale onorevole buco sarà infilata tale chiavetta per un corretto funzionamento, crediamo sarà una notizia che uscirà con uno dei prossimi Mattinali.
martedì 15 dicembre 2009
Noi non abbiamo futuro
martedì 24 novembre 2009
Politica e bizona: il modello 5-5-5
Di Gianni Somigli
Già che il ministro Rotondi spari a zero fa sobbalzare sulle sedie. Anche che Rotondi sia ministro è imbarazzante. E sorvoliamo sulla necessità di un ministero per l’attuazione del programma.
Ma come può essere, per quale motivo, con quale autorità un ministro deve “esternare” a proposito di un argomento che nulla c’entra con la propria carica istituzionale, per giunta ridicolo? E com’è possibile che giornali e tv possano dare spazio restando seri, chiedendo pareri, approfondimenti e commenti?
Eppure, pare essere diventato un trend irrinunciabile. Ignazio La Russa, tanto per fare un esempio, ormai in preda a terrificanti disordini lessicali, pensa di essere ministro dell’Attacco, parlando di “finte istituzioni europee”, e della Difesa, ma non del sacro suolo italico, bensì del crocifisso nelle aule di scuola. Titubando ulteriormente sull’intrinseco valore della carica ricoperta, il diastematico ministro fa passare solo qualche giorno prima di lasciarsi andare a un indefesso: “In aula difenderei Moggi”. Arduo difendere Moggi e Gesù Cristo crocifisso nella stessa settimana. Attendiamo che il ministro, per completare il quadro, assuma come consulente uno tra Billy Costacurta, Tarzan Annoni o Pasquale Bruno.
Il ramo culturale non può certo tralasciare Renato Brunetta: dall’alto della sua poltrona da ministro della funzione pubblica, dichiara che la sinistra, “parte peggiore del paese”, dovrebbe “morire ammazzata”; che la mostra del cinema di Venezia è una “mostra di parassiti”; che i “poliziotti sono dei panzoni”; che gli studenti dell’Onda “vanno trattati come guerriglieri”.
Ci sono poi veri maestri del settore. Ma evitiamo l’avventura nello sterminato e impervio repertorio del presidente del consiglio perché il 2012 è troppo vicino.
Quando queste “gaffe”, queste “battute”, o “provocazioni” invadono lo spazio del dibattito pubblico, la gente reagisce in due modi: pro o contro, a seconda della bandiera di chi espone tali illuminanti concezioni della vita e della pausa pranzo, a prescindere da essi.
Ma quelle “sparate”, quelle “gaffe”, quelle “battute” e quelle “smentite” non sono leggerezze. Esse fanno parte di una strategia di comunicazione precisa. Un modello che si pone a metà tra la comunicazione politica e quella pubblicitaria, fondato sulla personalizzazione sempre più accentuata della dimensione pubblica. Non importa ciò che si dice, chi si attacca, e i termini, più fanno scandalo, meglio è.
Succede tutto questo negli altri stati? Certo che succede. Succede perché ormai dovunque la politica vive d’immagine, e l’immagine di mezzi di comunicazione.
Esiste però una differenza sostanziale tra il nostro paese e gli altri Stati avanzati. In nessun altro posto il concetto di “campagna elettorale permanente” si è radicato come da noi, diventando praticamente l’unica modalità politica praticata.
Colpa dei politici? Sì, ma non solo. Una buona dose di responsabilità deve essere addebitata agli elettori. Da molte parti, gli elettori/consumatori sono indicati come ormai assuefatti e passivi. Un’ipotesi che può essere vera, ma che produce un effetto tutt’altro che scontato: quello della “fame da gaffe”. Insomma, la politica in senso tradizionale ormai non interessa più a nessuno, è considerata noiosa, roba da “vecchi arnesi”; e allora, cosa può esserci di meglio di un bel ring televisivo in cui si confrontano ministri, starlette e divi del cinema su qualsiasi argomento in modo indistinto?
Il modello di comunicazione politica contemporanea trova un illustre antesignano: Oronzo Canà e il suo 5-5-5. «E in mezzo a tutto ‘sto casino, gli altri non capiscono più un chezzo e noi, zak!, segniamo!».
Un’analisi preveggente che illustra alla perfezione ciò che succede oggi. Nella baraonda generale, in cui tutti dicono tutto e il contrario di tutto, gli altri, cioè gli elettori, non ci capiscono più un chezzo e alcuni, zak!, segnano.
Entrambi gli schieramenti latitano in modo imbarazzante sui contenuti. Ma, seguendo fedelmente il 5-5-5, il centrodestra non comunica nulla ma lo fa bene; il centrosinistra non comunica nulla e lo fa pure male. A parità di scatole vuote, quelle berlusconiane scintillano e stupiscono; quelle di sinistra sono polverose, cupe e smorte.
È come se il centrosinistra parlasse una lingua morta, insistendo sul fatto che l’opposizione si fa sui contenuti: ma a quanti, nel paese, interessano davvero i contenuti più dei contenitori? A guardare la sinistra oggi pare di vedere gli indiani che sfoderano arco e frecce contro i fucili dei cowboy, o i samurai giapponesi che galoppano spada in pugno contro i mitragliatori automatici ne “L’ultimo samurai”.
Come uscire da questa situazione? Un ruolo fondamentale dovrebbe essere quello della stampa. Dovrebbe essere il giornalista a smascherare i meccanismi che stanno dietro a certe logiche; dovrebbe essere il giornalista a destrutturare, semplificare e spiegare al corpo elettorale come funzionano gli ingranaggi del “Palazzo”.
L’impressione, però, è che anche la stampa abbia abdicato: un clima di guerra continua, una feroce campagna elettorale che dura dodici mesi l’anno, offre mille spunti di polemica, mille titoli, mille litigi, mille scontri che comprensibilmente fanno aumentare vendite e introiti.
Eletti, elettori e “cani da guardia” giocano tutti allo stesso gioco. Se questo sia un fatto positivo o negativo, ognuno la pensa come vuole. Del resto, anche la Longobarda si salvò all’ultima giornata col 5-5-5 dopo un campionato truccato. Potrebbe essere un buon auspicio. Ma anche no.
martedì 10 novembre 2009
RIVELUSCION
mercoledì 21 ottobre 2009
Corsi e ricorsi mastellati
Invece di rimetterlo in parlamento, il Mastella, l'ha inpacchettato e spedito a Bruxelles, dove si è subito esibito in eleganti commenti sulla miseria della paghetta mensile da più di 20.000 euro.
Mastella per Berlusconi ha avuto un po' lo stesso impatto di uno di quei soprammobili che, una volta comprati, non si sanno dove mettere. Alla fine l'ha spedito lassù. Ed è un peccato, perché, secondo i corsi e ricorsi storici, forse dopo i recenti sviluppi quotidiani il vecchio volpone mastellato avrebbe fatto cascare il governo.
Interessante vedere come questi magistrati di sinistra ce l'abbiano con Mastella. Ce l'hanno sempre con lui, sempre: sia quando è di sinistra, sia quando è di destra. Povero.
venerdì 16 ottobre 2009
GLI IMPERDONABILI AMANTI DEL CAMPEGGIO ESTREMO
Succede in questi giorni in una ex città abruzzese, L’Aquila, dove circa seimila persone sfidano ostinatamente il maltempo, il freddo e la neve pur di non lasciare le proprie tende.
Forse attendono solo un segnale dal capocomitiva Silvio Berlusconi. In molti, infatti, scoprirono l’amore per canadesi & C. lo scorso 8 aprile, quando il premier ebbe a dire ad una tv tedesca che basta «vedere le cose con un po’ di ottimismo e fare come se si trattasse di un fine settimana in campeggio».
Oltre agli aquilani, felici per il divertente diversivo vacanziero, tale prezioso proclama fu stranamente evidenziato solo all’estero (Guardian, El Pais, Times).
Furono in molti ad aderire all’iniziativa tra gli abruzzesi. Alcuni tra loro così convintamente che ora non c’è verso di schiodarli.
Sarà mica che il capocomitiva, tutto intento a far miracoli, si è dimenticato di avvertirli che la stagione ludico-turistica si è conclusa? Che, ci dispiace tanto, ma dopo il “fine settimana in campeggio” arriva inesorabilmente il lunedì?
Campeggiatori. Valli un po’ a capire.
giovedì 8 ottobre 2009
CHICCHIRICHÍÍÍÍÍ
Stamani, quando mi sono svegliato, il primo pensiero è stato: e ora, sono guai. Avevo paura di uscire di casa, stamani. Di aprire la finestra. Di affacciarmi su un mondo che, dopo la bocciatura della Legge Alfano che avrebbe dovuto istituire per legge la non uguaglianza davanti alla legge, non sarebbe stato più come prima.
Ero terrorizzato. Così intimorito da rintanarmi sotto le coperte. Da coprirmi la faccia per non vedere. Da coprirmi le orecchie per non sentire. E così, in questa posizione fetale, mi sono prefigurato catastrofi su catastrofi, miserie e macerie. Siccome non ho potuto seguire la telecronaca, ieri, ho pensato che, sicuramente, chi è stato danneggiato da questa sentenza starà dando fuori di testa.
Più che me ne stavo rincantucciato, più che i pensieri divenivano traumatici. Chissà cosa sta succedendo là fuori. Chissà come sta dando di testa chi ha perso l’immunità giustamente stabilita. Chissà com’è furioso Napolitano, la più alta carica dello Stato e quindi primo beneficiario della Legge Alfano. Chissà com’è furioso Schifani, seconda carica (o caricatura, non si è ben capito) dello Stato. Fini, poi, avrà passato la notte con giornalisti e portavoce per istruirli su dove sistemate le virgole tra un’offesa e l’altra.
C’è solo un sentimento che riesce a tranquillizzarmi. Almeno un po’. E che mi fa scivolare fuori dal mio letto-fortino. È la fiducia che nutro nel presidente del consiglio. Che poi manco sarebbe un’alta carica. Ma che, nonostante questo, con la consueta generosità si batte per i diritti dei deboli e dei poveri che lui orgogliosamente rappresenta. Saprà certo gestire con la delicata serenità del Giusto, con l’equilibrio armonioso che lo ha sempre contraddistinto e per cui anche secondo me meriterebbe il Nobel per chi Tace, questa fase in cui è stato trascinato suo malgrado.
Mi vesto. Faccio colazione. Ancora tremante, ma solo un po’. Il terrore mi attanaglia ancora, giù, alle caviglie. I passi si fanno pesanti. Mi faccio il segno della croce più per scaramanzia che per religiosità, dato che anche il 72% dei tredici dell’ultima cena era di sinistra. Quindi, golpista. Pertanto, non degni della mia fede.
Apro la porta. Pare tutto tranquillo, fuori. Pare. Con enorme circospezione esco. Con abnorme sospettosità salgo in auto. Abitando in una via piuttosto isolata, è logico che ancora qua non siano arrivati, mi dico. Ma mentre innesto la prima, sono certo che mi basterà fare qualche centinaio di metri per imbattermi nell’inferno. Nel ferro e nel fuoco. Nella fine di tutto.
Adesso sono in redazione. Sono arrivato sano e salvo. Sulla mia strada, non ho trovato nessun vecchio gallo con elmetto e ascia bipenne, assetato di sangue che, in quanto rosso, è di sinistra. Probabilmente, il leader peximo dei leghisti non aveva salvato il numero di Asterix sul telefonino. O più probabilmente non ha trovato le chiavi del pollaio.
Nessun vecchio gallo sulla strada. Manco uno dei tanti che dicono castronerie solo perché sono della Loggia. Ho visto solo una pecorella che brancolava solitaria con la coda tra le gambe. Siccome porta fortuna, l’ho salutata con la manina.
mercoledì 7 ottobre 2009
Miserie quotidiane
Figurarsi se per i fatti di Genova qualcuno paga.
Anzi, scusate per il disturbo. Fosse stato per noi, nemmeno avremmo fatto il processo.
Ma cosa dico il processo. Manco le indagini avremmo cominciato.
È giusto stupirsi per il Lodo Alfano.
Che poi si dovrebbe chiarire che "Lodo" non è un termine adatto. "Lodo" si usa quando interviene un accordo. Stile "Lodo Mondadori". Lì l'accordo s'era fatto. Più o meno.
In questo caso si deve parlare più giustamente di "Legge Alfano".
Perché si tratta di legge e, per prassi, le leggi prendono il nome di chi le propone.
Insomma: è giusto stupirsi per la Legge Alfano.
Che bisogno c'è di sospendere i processi quando, alla fine, non si sente mai la parola "condanna" quando si tratta di gente in doppiopetto o in divisa?
Quindi, basta con 'sto circo.
Lasciate liberi i giudici costituzionali.
Lasciateli liberi. C'è chi deve tornare nel loculo. C'è chi ha gente a cena (su questa ci dovete pensare, ma è bellina se la capite).
Non c'è bisogno di nessuna sospensione.
La giustizia fa comunque il suo corso.
Anche se quasi sempre il suo corso è sbagliato.
mercoledì 30 settembre 2009
A proposito...
Mi verrebbe da iniziare con una scurrilità. Una di quelle che contribuiscono all'indecente imbarbarimento della comunicazione, dell'informazione, del giornalismo. E che Iddio dei Cieli ce ne scampi. Sia mai. Mai e poi mai. Anzi, no. Inizio con una scurrilità.
Grazie al cazzo.
Grazie al cazzo che siamo tutti per la libertà d'espressione. Vorrei anche vedere.
Grazie al cazzo che siamo tutti per la libertà di stampa. Vorrei anche vedere. Dicono che questo è il termometro delle democrazie. Anche se a dire il vero ogni tanto spunta fuori un termometro per la democrazia. Come si trattano gli animali. Come si trattano gli invalidi. Come si trattano le api. Come si trattano le carte da parati.
Grazie al cazzo che ognuno di noi vuol essere libero di dire quello che vuole, come vuole, quando vuole; se poi esagera, offende, calunnia, mente, allora se ne assume la responsabilità davanti a un giudice. Che va bene la libertà. Ma ci sono dei limiti. Ulteriore termometro per la democrazia. Ma la mia domanda è un'altra.
La mia domanda è: cosa cazzo se ne fanno i giornalisti della libertà?
Niente.
Perché nel 99% dei casi i giornalisti non vogliono essere liberi.
Nel 99% dei casi, i giornalisti vogliono scrivere quello che viene detto loro di scrivere. Vogliono avere il culo coperto. Dai livelli minimi del giornalismo fino ai quotidiani da un milione di copie al giorno, esiste sempre una causa da portare avanti. Ma non in nome della propria scienza e coscienza. Non in nome della propria libertà e del proprio coraggio. Bensì al servizio.
Questo mi fa imbufalire. Mi fa imbestialire l'ipocrisia di chi la libertà ce l'ha e non sa cosa farsene. Mi fa imbestialire la mancanza totale di imparzialità di fronte a temi così delicati. Mi fa imbestialire la mancanza di "coscienza civile" nel paese.
Probabilmente, il 99% di chi scenderà in piazza manco legge i giornali. Si va per sentito dire.
E allora, io dico: ma non sarebbe meglio una bella manifestazione POLITICA contro quello che il Governo sta facendo e disfacendo? Perché di questo, in fondo, si tratta. Di una manifestazione politica.
Chiamiamola con il suo nome, e io sono pronto ad aderire con tutto me stesso.
Ma non pigliamoci per il culo. Dateci tutta la libertà del mondo, ma poi spiegateci cosa dobbiamo farcene.
venerdì 4 settembre 2009
Dopo le elezioni, vincere le erezioni
Ma, se me lo chiedete in tribunale, posso dimostrarvi che il cazzo mi si rizza. E che le palle mi girano per ore consecutivamente. Prima di andare in frantumi.
lunedì 27 luglio 2009
APPUNTI
Il termine più usato, forse perché più raffinato, è: SEDUTTORE.
Abbiamo le prove che le tecniche di seduzione del Berlusconi si fermano all'ostentazione del proprio potere e della propria ricchezza, spesso molto al di là della legge (infrangere la quale diventa un'ulteriore dimostrazione di potenza guappesca).
Quindi, la tecnica seduttoria del Berlusconi è una favole. In realtà, è un uomo molto (troppo) potente che sfama il suo ego cannibale attraverso pavoneggiamenti e bocche aperte per lo stupore, certo, ma a pagamento. Tanto per non rischiare.
Tanti si chiedono se far ascoltare non le registrazioni non sia tutto sommato esagerato. In un paese normale non ci sarebbe bisogno di farlo, perché in un paese normale Berlusconi sarebbe in galera.
Perché è importante pubblicare quei documenti?
Non per voyeurismo. Non solo almeno. È importante perché quei documenti dimostrano che Berlusconi e il suo avvocato Ghedini hanno mentito in modo deliberato e volontario, ricorrendo a varie versioni che smentivano le precedenti a seconda dell'interlocutore.
Il fatto è questo: chi alle elementari, o alle medie, non aveva un compagno di classe che s'inventava stronzate dalla mattina alla sera? Tutti ce l'hanno avuto, e tutti hanno avuto un giudizio negativo su di lui, perché le nostre relazioni si basano fondamentalmente sulla nostra CREDIBILITA'. Anche questo in un paese normale.
Da noi, anche il toccare con mano non produce effetti. Ma di fronte a tali fatti, non si può più usare la formula del "presunto". Così si sono svolti i fatti, e la scelta di mantenere al proprio governo un bugiardo sessuomane corrotto è una scelta consapevole, non un dubbio ragionevole.
Ultimo atto: CORRUZIONE.
La corruzione esiste da sempre, e sempre esisterà. Si sente dire da ogni parte: questa vicenda non ha rilevanza penale. Discutibile, credo, ma irrilevante.
Perché se prendiamo il fatto da un'altra angolazione, non possiamo parlare di fatti privati (anche se la "morale doppia" è piuttosto spregevole, ma il male minore ad oggi). Non possiamo farlo perché quelle prostitute pagate profumatamente hanno ottenuto posti nelle liste per le elezioni a vari livelli: dunque, chi concede favori sessuali in cambio di incarichi o ruoli, soprattutto pubblici, non si configura come corruttore? E chi si fa corrompere, non è un corrotto?
La vicenda, come sempre, è stata trattata in modo confuso. E ovviamente non in modo colposo, ma volontario.
Quando si parla di deriva autoritaria, si intende proprio questo: è lesa la libertà del cittadino perché vengono violati i suoi diritti ad essere informato in modo completo e corretto. Se la maggior parte degli organi di informazione, soprattutto le tv, non solo non accennano a questi fatti (ed anzi li etichettano come gossip, parola di direttore Minzolini), ma anzi ne danno una lettura che mira a rinforzare l'immagine del presidente del consiglio, allora no. Qualcosa non va.
Il ruolo dell'informazione non è solo quello di informare, ma anche quello di far pensare: il tutto, però, in modo onesto, non viziato, non inquinato da interessi diretti.
Ma per assolvere a questo ruolo, l'informazione dovrebbe avere credibilità. Perché, senza credibilità, si diventa come quel compagno delle elementari che tutti deridevano e chiamavano IL CAZZARO DELLA SITUAZIONE. Poi magari il cazzaro diventa premier. E le cazzate diventano verità, come per magia. Una magia, un'illusione: l'illusione catodica.
martedì 21 luglio 2009
DIFFERENZE
Sapete qual è la differenza tra i sondaggi di cui parla Berlusconi e quelli che commissiona Repubblica? Che per fare i secondi bisogna telefonare alle persone.
venerdì 3 luglio 2009
INDOVINA CHI
"Parla di Costituzione e ignora le leggi, inventa sondaggi di popolarità e assicura: molti alleati".
No, non si sta parlando di chi pensate voi. Anche se ci sono analogie importanti. Lo ha detto Micheletti, il golpista dell'Honduras. Di origini italiane. Territorialmente parlando. Politicamente, invece, si pone a metà tra Arcore e Corleone.
giovedì 25 giugno 2009
L'INESPLORATO MONDO DEL RIDICOLO
mercoledì 24 giugno 2009
I GIORNALISTI CHE NON TI ASPETTI...
Ma soprattutto, oggi è mercoledì, il mercoledì della settimana del buonumore.
Due sono i fatti importanti.
Numero uno
A fronte di chi si aspettava un discorso a camere riunite, a reti unificate, a popolo assopito, il premier, sapete, quel signore che va a troie, anzi quel signore di 73 anni da cui vanno le troie, a fronte di tutto questo cosa fa, quello lì?
Una bella intervista a CHI, a CHI! Ma da schiantare dalle risate!!! Ma ci si rende conto, un'intervista a CHI in cui dice che soffre tanto per il divorzio, che ama tanto la sua famiglia, una serie di minchiate galattiche fuori di testa!!!
Dopo tutta questa storia, che se tutto va secondo i piani finirà nel nulla come sempre, una cosa ci resterà: nuove regole per l'umorismo, l'ironia e la comicità.
Numero due
In tutto questo buonumore, una macchia di serietà, una vera e propria rivoluzione.
I comitati di redazione delle tre testate Tg1, Tg2 e Tg3, hanno "sfiduciato" il direttore Minzo, di cui si parlava ieri e che ci aveva riempito di allegria la giornata. Una cosa mai successa prima, una clamorosa rivoluzione, un fatto senza precedenti. I giornalisti schierati contro la linea editoriale del Minzo, povero pelatone, squalo della cronaca e del retroscena, direttore da meno di un mese e di cui già tutti, anche dei suoi, chiedono la testa. Pelata.
Chissà se il Tg1 leggerà la nota dei cdr o se, Minzo docet, è solo gossip.
Magari ritroveremo il testo dei giornalisti su CHI, la prossima settimana.
martedì 23 giugno 2009
IL MINZO CHE NON TI ASPETTI. O FORSE SÍ

lunedì 22 giugno 2009
SBALZI DI BUONUMORE
lunedì 15 giugno 2009
IL QUIZ DEL LUNEDI'
Se vi trovate davanti a questo individuo, pensate di essere finiti:
A) in uno dei festini di Mosley
B) al Gay Pride
C) nel remake di Blues Brothers
D) nel nuovo video dei Village People
E) all'addio al celibato della Nonna Peppina
F) in un paese sicuro grazie alle ronde
martedì 9 giugno 2009
QUESTIONE DI OBIETTIVI
Forse vi è sfuggito, perché la notizia è stata un po' nascosta soprattutto negli ultimi due o tre giorni, ed anche in modo piuttosto incomprensibile, ma davvero, sono pochi gli organi di informazione che hanno riportato questa cosa che è successa, ma, soprattutto, ciò che colpisce di più, quello che davvero lascia sgomenti, è il fatto che realmente non è stato dato il minimo spazio a chi è rimasto coinvolto in questo accadimento che ha colto impreparati gli italiani, le tv, i giornali e così via. Insomma, se vi è sfuggito, ve lo dico io.