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lunedì 18 aprile 2011

BERLUSCONI È UN CAZZARO


Dopo le ennesime uscite di Berlusconi, che ormai fanno veramente pensare a un vecchio in preda a demenza senile, ho pensato ai giornalisti spagnoli che hanno alzato le chiappe e se ne sono andati davanti all’arroganza di Mourinho. Io non dico che i giornalisti italiani debbano fare lo stesso davanti a Berlusconi, anche perché l’80% sono suoi dipendenti. Ma i giornalisti non voglio dire “liberi”, ma quantomeno “normali”, così come i politici dell’opposizione, e i sindacati, e i giudici, insomma tutti coloro che lo osteggiano dovrebbero adottare una strategia di comunicazione molto più incisiva (che qui riporto, sperando che qualcuno legga).


Basta alle polemiche e alle discussioni sulle minchiate che spara quel demente ogni giorno, palle talmente evidenti che sono surreali. Basta alle interviste e all’indignazione; sì, invece, alle pura, semplice, meravigliosa DERISIONE.


In sostanza, di fronte alle cazzate del vecchio, titoli e interviste dovrebbero iniziare e concludersi con tre semplici parole (che rappresentano alla perfezione la realtà):


BERLUSCONI È UN CAZZARO.


Fine.


martedì 15 dicembre 2009

Noi non abbiamo futuro

Ci sono un paio di aspetti della tranvata sul muso che si è beccato quel coglione di Berlusconi e di cui voglio scrivere ad imperitura memoria, almeno fino a quando uno dei tanti esponenti liberali del partito della libertà non deciderà che non si può più manifestare il proprio pensiero.

Primo: com'è possibile che ogni volta che l'homunculus è in gravissima difficoltà succede qualcosa che lo mette in condizione di ricattare chiunque? Perché di questo si tratta. Si sono sentite dire cose da anni '20 in questi giorni. Ho sentito dire che si deve smettere di opporsi al governo perché Berlusconi è stato aggredito. Sarà una casualità. Mica uno può pensare che in Italia possano accadere cose manovrate da chi è al potere. Mica uno può pensare che siamo il paese di Moro, Matteotti, di Ustica, di Capaci, della P2, delle BR, dei NAR, delle stragi eversive. E' sempre, solo, tutto casualità.

Secondo. Ok. Mettiamo che sia sempre, solo, tutta casualità. La mente di Berlusconi non è quella di un uomo comune, ma quella di un computer, un elaboratore di immagini sacre e sacrali, un fornitore di santini di se stesso.

Sul punto di morte, come appariva e come appare in questi giorni, è stato infilato a forza in macchina. Ma lui, in un lampo di genio pubblicitario, immaginifico, artistico, ha trovato dentro di sé la forza di uscire dall'abitacolo ed ergersi, sanguinante e meraviglioso, sul famoso "bredellino" rialzato e rinforzato, per mostrare l'effige eroica dell'uomo indomito, offrire in pasto ai sudditi se stesso e il proprio sangue; lui, vittima sacrificale dell'odio del nemico; lui, il bene colpito dal male. Berlusconi, in una frazione di secondo -sempre perché è stata una casualità- ha saputo trasformare il dolore in un'immagine vincente, un'immagine che resterà per sempre, un'arma formidabile da utilizzare in qualsiasi eventuale futura contrapposizione politica, umana, personale.

Dunque, che dire. Tutto cambia per non cambiare. Chi lo odia lo odierà, chi lo ama lo amerà. Si iniziano a ventilare, dandole per "scontate reazioni", strette alla libertà di stampa, oscuramento di siti web, fino a incredibili scatti fascisti della serie "vietare per legge le contestazioni".

Ogni anno ricordiamo l'Olocausto, la Liberazione, la Grande Guerra. Eccidi, foibe, assassini. Ogni anno sentiamo dire quanto sia fondamentale la "memoria", che un popolo senza "memoria" non ha futuro.

Noi non abbiamo futuro.

martedì 1 dicembre 2009

ITALY TODAY

Di questi tempi, urlare in stadi e strade “non esistono negri italiani” deve far provare un brivido di sollievo e gioia. Ai neri.

mercoledì 21 ottobre 2009

Corsi e ricorsi mastellati

Poi dice che Berlusconi è scemo. Ma quando mai.
Invece di rimetterlo in parlamento, il Mastella, l'ha inpacchettato e spedito a Bruxelles, dove si è subito esibito in eleganti commenti sulla miseria della paghetta mensile da più di 20.000 euro.
Mastella per Berlusconi ha avuto un po' lo stesso impatto di uno di quei soprammobili che, una volta comprati, non si sanno dove mettere. Alla fine l'ha spedito lassù. Ed è un peccato, perché, secondo i corsi e ricorsi storici, forse dopo i recenti sviluppi quotidiani il vecchio volpone mastellato avrebbe fatto cascare il governo.
Interessante vedere come questi magistrati di sinistra ce l'abbiano con Mastella. Ce l'hanno sempre con lui, sempre: sia quando è di sinistra, sia quando è di destra. Povero.

venerdì 16 ottobre 2009

GLI IMPERDONABILI AMANTI DEL CAMPEGGIO ESTREMO

Di Gianni Somigli

Campeggiare, si sa, è una passione. La libertà, l’aria aperta, il cielo stellato. La vita sana. Proprio come una volta. La passione, però, talvolta porta un po’ oltre.
Succede in questi giorni in una ex città abruzzese, L’Aquila, dove circa seimila persone sfidano ostinatamente il maltempo, il freddo e la neve pur di non lasciare le proprie tende.
Forse attendono solo un segnale dal capocomitiva Silvio Berlusconi. In molti, infatti, scoprirono l’amore per canadesi & C. lo scorso 8 aprile, quando il premier ebbe a dire ad una tv tedesca che basta «vedere le cose con un po’ di ottimismo e fare come se si trattasse di un fine settimana in campeggio».
Oltre agli aquilani, felici per il divertente diversivo vacanziero, tale prezioso proclama fu stranamente evidenziato solo all’estero (Guardian, El Pais, Times).
Furono in molti ad aderire all’iniziativa tra gli abruzzesi. Alcuni tra loro così convintamente che ora non c’è verso di schiodarli.
Sarà mica che il capocomitiva, tutto intento a far miracoli, si è dimenticato di avvertirli che la stagione ludico-turistica si è conclusa? Che, ci dispiace tanto, ma dopo il “fine settimana in campeggio” arriva inesorabilmente il lunedì?
Campeggiatori. Valli un po’ a capire.

giovedì 8 ottobre 2009

CHICCHIRICHÍÍÍÍÍ

Stamani, quando mi sono svegliato, il primo pensiero è stato: e ora, sono guai. Avevo paura di uscire di casa, stamani. Di aprire la finestra. Di affacciarmi su un mondo che, dopo la bocciatura della Legge Alfano che avrebbe dovuto istituire per legge la non uguaglianza davanti alla legge, non sarebbe stato più come prima.

Ero terrorizzato. Così intimorito da rintanarmi sotto le coperte. Da coprirmi la faccia per non vedere. Da coprirmi le orecchie per non sentire. E così, in questa posizione fetale, mi sono prefigurato catastrofi su catastrofi, miserie e macerie. Siccome non ho potuto seguire la telecronaca, ieri, ho pensato che, sicuramente, chi è stato danneggiato da questa sentenza starà dando fuori di testa.

Più che me ne stavo rincantucciato, più che i pensieri divenivano traumatici. Chissà cosa sta succedendo là fuori. Chissà come sta dando di testa chi ha perso l’immunità giustamente stabilita. Chissà com’è furioso Napolitano, la più alta carica dello Stato e quindi primo beneficiario della Legge Alfano. Chissà com’è furioso Schifani, seconda carica (o caricatura, non si è ben capito) dello Stato. Fini, poi, avrà passato la notte con giornalisti e portavoce per istruirli su dove sistemate le virgole tra un’offesa e l’altra.

C’è solo un sentimento che riesce a tranquillizzarmi. Almeno un po’. E che mi fa scivolare fuori dal mio letto-fortino. È la fiducia che nutro nel presidente del consiglio. Che poi manco sarebbe un’alta carica. Ma che, nonostante questo, con la consueta generosità si batte per i diritti dei deboli e dei poveri che lui orgogliosamente rappresenta. Saprà certo gestire con la delicata serenità del Giusto, con l’equilibrio armonioso che lo ha sempre contraddistinto e per cui anche secondo me meriterebbe il Nobel per chi Tace, questa fase in cui è stato trascinato suo malgrado.

Mi vesto. Faccio colazione. Ancora tremante, ma solo un po’. Il terrore mi attanaglia ancora, giù, alle caviglie. I passi si fanno pesanti. Mi faccio il segno della croce più per scaramanzia che per religiosità, dato che anche il 72% dei tredici dell’ultima cena era di sinistra. Quindi, golpista. Pertanto, non degni della mia fede.

Apro la porta. Pare tutto tranquillo, fuori. Pare. Con enorme circospezione esco. Con abnorme sospettosità salgo in auto. Abitando in una via piuttosto isolata, è logico che ancora qua non siano arrivati, mi dico. Ma mentre innesto la prima, sono certo che mi basterà fare qualche centinaio di metri per imbattermi nell’inferno. Nel ferro e nel fuoco. Nella fine di tutto.

Adesso sono in redazione. Sono arrivato sano e salvo. Sulla mia strada, non ho trovato nessun vecchio gallo con elmetto e ascia bipenne, assetato di sangue che, in quanto rosso, è di sinistra. Probabilmente, il leader peximo dei leghisti non aveva salvato il numero di Asterix sul telefonino. O più probabilmente non ha trovato le chiavi del pollaio.

Nessun vecchio gallo sulla strada. Manco uno dei tanti che dicono castronerie solo perché sono della Loggia. Ho visto solo una pecorella che brancolava solitaria con la coda tra le gambe. Siccome porta fortuna, l’ho salutata con la manina.

mercoledì 7 ottobre 2009

Miserie quotidiane

Figurarsi se per i fatti di Genova qualcuno paga.
Anzi, scusate per il disturbo. Fosse stato per noi, nemmeno avremmo fatto il processo.
Ma cosa dico il processo. Manco le indagini avremmo cominciato.

È giusto stupirsi per il Lodo Alfano.
Che poi si dovrebbe chiarire che "Lodo" non è un termine adatto. "Lodo" si usa quando interviene un accordo. Stile "Lodo Mondadori". Lì l'accordo s'era fatto. Più o meno.
In questo caso si deve parlare più giustamente di "Legge Alfano".
Perché si tratta di legge e, per prassi, le leggi prendono il nome di chi le propone.

Insomma: è giusto stupirsi per la Legge Alfano.
Che bisogno c'è di sospendere i processi quando, alla fine, non si sente mai la parola "condanna" quando si tratta di gente in doppiopetto o in divisa?
Quindi, basta con 'sto circo.
Lasciate liberi i giudici costituzionali.
Lasciateli liberi. C'è chi deve tornare nel loculo. C'è chi ha gente a cena (su questa ci dovete pensare, ma è bellina se la capite).

Non c'è bisogno di nessuna sospensione.
La giustizia fa comunque il suo corso.
Anche se quasi sempre il suo corso è sbagliato.

mercoledì 30 settembre 2009

A proposito...

Mi verrebbe da iniziare con una scurrilità. Una di quelle che contribuiscono all'indecente imbarbarimento della comunicazione, dell'informazione, del giornalismo. E che Iddio dei Cieli ce ne scampi. Sia mai. Mai e poi mai. Anzi, no. Inizio con una scurrilità.

Grazie al cazzo.
Grazie al cazzo che siamo tutti per la libertà d'espressione. Vorrei anche vedere.
Grazie al cazzo che siamo tutti per la libertà di stampa. Vorrei anche vedere. Dicono che questo è il termometro delle democrazie. Anche se a dire il vero ogni tanto spunta fuori un termometro per la democrazia. Come si trattano gli animali. Come si trattano gli invalidi. Come si trattano le api. Come si trattano le carte da parati.

Grazie al cazzo che ognuno di noi vuol essere libero di dire quello che vuole, come vuole, quando vuole; se poi esagera, offende, calunnia, mente, allora se ne assume la responsabilità davanti a un giudice. Che va bene la libertà. Ma ci sono dei limiti. Ulteriore termometro per la democrazia. Ma la mia domanda è un'altra.

La mia domanda è: cosa cazzo se ne fanno i giornalisti della libertà?
Niente.
Perché nel 99% dei casi i giornalisti non vogliono essere liberi.
Nel 99% dei casi, i giornalisti vogliono scrivere quello che viene detto loro di scrivere. Vogliono avere il culo coperto. Dai livelli minimi del giornalismo fino ai quotidiani da un milione di copie al giorno, esiste sempre una causa da portare avanti. Ma non in nome della propria scienza e coscienza. Non in nome della propria libertà e del proprio coraggio. Bensì al servizio.

Questo mi fa imbufalire. Mi fa imbestialire l'ipocrisia di chi la libertà ce l'ha e non sa cosa farsene. Mi fa imbestialire la mancanza totale di imparzialità di fronte a temi così delicati. Mi fa imbestialire la mancanza di "coscienza civile" nel paese.

Probabilmente, il 99% di chi scenderà in piazza manco legge i giornali. Si va per sentito dire.

E allora, io dico: ma non sarebbe meglio una bella manifestazione POLITICA contro quello che il Governo sta facendo e disfacendo? Perché di questo, in fondo, si tratta. Di una manifestazione politica.
Chiamiamola con il suo nome, e io sono pronto ad aderire con tutto me stesso.

Ma non pigliamoci per il culo. Dateci tutta la libertà del mondo, ma poi spiegateci cosa dobbiamo farcene.

venerdì 4 settembre 2009

Dopo le elezioni, vincere le erezioni

A dicembre mi scade il contratto e non so se sarà rinnovato o no. Di soldi un ce n'è. Questo, insieme a molte altre vicende, mi rende molto depresso.

Ma, se me lo chiedete in tribunale, posso dimostrarvi che il cazzo mi si rizza. E che le palle mi girano per ore consecutivamente. Prima di andare in frantumi.

martedì 21 luglio 2009

DIFFERENZE


Sapete qual è la differenza tra i sondaggi di cui parla Berlusconi e quelli che commissiona Repubblica? Che per fare i secondi bisogna telefonare alle persone.

giovedì 25 giugno 2009

L'INESPLORATO MONDO DEL RIDICOLO


Un'entrata a piè pari, una giusta rivendicazione, un mettere i puntini sulle i.
Come si può definire altrimenti l'uscita di Franceschini?
Non si può definire altrimenti, perché di questo si tratta.

Un'entrata a piè pari nella nostra Settimana del Buonumore. Perché col suo messaggio e con l'apertura di una spaccatura (un'altra?!) nel PD, il buon Franceschini ha voluto rivendicare il ruolo che compete alla Sinistra in Italia: rinnovare quotidianamente il concetto di ridicolo.

Verrebbe da chiedersi perché anche i rappresentanti politici del PD non spendano tempo, energie e soldi in maiale. Ops, scusate: escort. Ve li diamo noi. Finanziamento pubblico ai partiti per scopi goderecci. Ma, vi prego, impiegate quel tempo che adesso investite con tanto ardore per addentrarvi nell'ignoto campo dell'autoridicolizzazione in altro modo. Esisterà da qualche parte una D'Addario anche per voi. Magari vi chiederà più soldi. C'è da capirla. Ma sono sicuro che la "base", fantomatica, gradirà.

Come può il principale partito d'opposizione pensare ad altro, in questi giorni, e non martellare contro il premier in evidente difficoltà per la prima volta dopo venti anni?
Come può un partito come il PD trovare sempre, sempre, sempre, il modo di mantenere in sella al suo cavallo (fornito dal mafioso Mangano a Dell'Utri) il cavaliere?
Come può un partito politico infilarsi in modo maniacale in lotte infinite di potere interne, quando di potere ce n'ha evidentemente sempre meno?

In questi giorni, narrano i bene informati, nel centrodestra è un totale casino. Ci sarebbe aria di smobilitazione, tanto che molti ministri e vari esponenti starebbe già facendo piani per il postberlusconismo. Eppure, non vola una mosca. Nessuno osa aprire bocca. Che difendano il capo o la poltrona, nel momento di maggior difficoltà, i ranghi si stringono e si fa muro, compattamente, perseguendo la stessa exit strategy. Anche se fallimentare.

Dall'altra parte, ma quando mai.
Invece di insistere, martellare, accusare, denunciare, denigrare, puntare il dito, strillare, cosa fanno? Ripigliano a scontrarsi su chi comanda il pollaio. Roba da non credere.

Infatti, è lecito iniziare a non credere.
Un comportamento del genere in questo momento è troppo idiota per essere spontaneo. Anche l'ultimo dei politici idioti e mentecatti lo sa.
Cosa si nasconde dietro?
Perché ogni volta che lo strapotere berlusconiano vacilla, la Sinistra accorre in soccorso?
Si avverte in giro un vago sentore di presa per il culo generale. Una presa per il culo bipartisan. A me, personalmente, non piace manco un po'.

mercoledì 24 giugno 2009

I GIORNALISTI CHE NON TI ASPETTI...


In Firenze, oggi è San Giovanni, patrono della Città del Fiore.
Ma soprattutto, oggi è mercoledì, il mercoledì della settimana del buonumore.
Due sono i fatti importanti.

Numero uno
A fronte di chi si aspettava un discorso a camere riunite, a reti unificate, a popolo assopito, il premier, sapete, quel signore che va a troie, anzi quel signore di 73 anni da cui vanno le troie, a fronte di tutto questo cosa fa, quello lì?
Una bella intervista a CHI, a CHI! Ma da schiantare dalle risate!!! Ma ci si rende conto, un'intervista a CHI in cui dice che soffre tanto per il divorzio, che ama tanto la sua famiglia, una serie di minchiate galattiche fuori di testa!!!
Dopo tutta questa storia, che se tutto va secondo i piani finirà nel nulla come sempre, una cosa ci resterà: nuove regole per l'umorismo, l'ironia e la comicità.

Numero due
In tutto questo buonumore, una macchia di serietà, una vera e propria rivoluzione.
I comitati di redazione delle tre testate Tg1, Tg2 e Tg3, hanno "sfiduciato" il direttore Minzo, di cui si parlava ieri e che ci aveva riempito di allegria la giornata. Una cosa mai successa prima, una clamorosa rivoluzione, un fatto senza precedenti. I giornalisti schierati contro la linea editoriale del Minzo, povero pelatone, squalo della cronaca e del retroscena, direttore da meno di un mese e di cui già tutti, anche dei suoi, chiedono la testa. Pelata.
Chissà se il Tg1 leggerà la nota dei cdr o se, Minzo docet, è solo gossip.
Magari ritroveremo il testo dei giornalisti su CHI, la prossima settimana.

martedì 23 giugno 2009

IL MINZO CHE NON TI ASPETTI. O FORSE SÍ



Prosegue alla grande la Settimana del Buonumore, inaugurata ieri con riflessioni accurate intorno a ciò che succede sull'asse Bari-Roma.
La puntata di oggi verte sull'incommensurabile apporto del neodirettore del TG1, Augusto Minzolini.
Trovatosi al centro di un fuoco incrociato solo perché il suo telegiornale non ha MAI parlato di B&B, ossia Berlusconi&Battone, il Minzolo mi è stato convocato dal Garimberti, mentre anche Zavoli è uscito dal sarcofago per farfugliare qualche ammonimento generale che nessuno ha capito. Ma insomma, è già qualcosa.

Che il Telegiornale 1, martoriato da direzioni quantomeno imbarazzanti da anni, sia serenamente giudicabile come scandaloso, credo sia un punto sul quale tutti concordano; poi si pensa che per larga parte del popolo ignorante è l'unica fonte di informazione, e allora uno si mette a ridere che non ce la fa a smettere.

Quando non ce la fai proprio più e sei piegato in mezzo coi crampi allo stomaco, ecco che ripensi al fatto che TUTTA LA STAMPA E LE TRASMISSIONI TV D'INFORMAZIONE DEL MONDO parlano dell'inchiesta di Bari, mentre sulle tv italiane non c'è traccia, e allora proprio inizi a rotolarti in terra.

Pensi di stare per morire soffocato, ed ecco che, come un lampo, ti torna in mente a quando fu fatto fuori dalla Rai ENZO BIAGI, per "uso criminoso del servizio pubblico". E allora no, non ce la fai più. Basta, basta, non senti più le ganasce, basta, vi prego.
E ok, dai. Siamo un popolo ignorante ma simpatico, pensi.
E lo pensi perché ancora non sai che sta per arrivare il colpo di grazia, quello che ti stende.

Perché durante il Tg1 delle 20 di ieri è andato in scena ciò che non era mai successo.
I precedessori del Minzo, tranne mi pare il povero Mimun, si erano sempre sottratti dal comparire sui teleschermi. Forse per la vergogna, non si sa.
Che ti combina, invece, quel mattarello dell'Augusto, lo "squalo del retroscena"?
O non mi va in video per chiarire i motivi dell'oscuramento??!

Già questo potrebbe bastare per riformare i concetti di ironia e umorismo sui manuali di comicità di tutto il mondo. E invece no. Lo squalo del retroscena non si è fermato a una presenza fissa e muta: ha deciso di parlare, fornendo a tutti, ma proprio tutti, una lezione di come NON si fa giornalismo, soprattutto se inteso come servizio pubblico e quindi pagato, volenti o nolenti, da tutti.

Il Minzo chiarisce i motivi del suo "atteggiamento prudente" sui "chiacchericci e semplici ipotesi investigative" su una "storia piena di allusioni, testimoni più o meno attendibili e rancori personali", anche perché, dice, "abbiamo visto celebri mangiapreti vestire i panni di novelli Savonarola" in nome di "un improvviso moralismo" in questi mesi "in cui è stata messa sotto i riflettori la vita privata del premier".

Il testo dell'intervento pare una sceneggiatura scritta a quattro mani da Gasparri&Cicchitto, la nota coppia di umoristi che calca le scene ormai da decenni; peccato per l'assenza del tocco di classe poetico della Bondi Generation.

Verrebbero da fare alcune riflessioni un po' più serie, soprattutto per ciò che riguarda le nozioni di base del giornalismo. La declinazione dei fatti/notizie data dal direttore del Tg1 in merito a ciò che accade a Bari è semplicemente sbagliata.

Il mestiere del giornalista non è dare opinioni politiche sui fatti, ma scoprirli, verificarli e raccontarli. Minzolini parte da un presupposto politico, quindi non giornalistico. Un buon giornalista, ma anche uno cattivo, per dire ciò che ha detto Minzolini, dovrebbe verificare ciò che sostiene: solo chiacchericci? Solo gossip? Ok: prova che i testimoni dicono il falso, prova che i giudici sbagliano. Questo è il tuo mestiere. Non nascondere al pubblico. Questo è uso politico e "criminoso" dell'informazione. O almeno dovrebbe esserlo, se fossimo un paese normale, non un posto in cui l'uso criminoso dell'informazione è quello di chi fa informazione. Vero, Enzo?

In seconda battuta, è quantomeno ridicolo che un giornalista che ha fondato la sua carriera leccando il culo a Berlusconi si ponga come garante dell'oggettività. Ricordiamo che Minzolini, retroscenista de La Stampa, fu l'unico invitato nella villa ai Caraibi del premier, dal quale arrivò un articolo in cui il premier veniva descritto più o meno come il nonno di Gesù, il padre di Dio.
La "carriera" di Minzolini si è sviluppata SOLO su notizie non confermate, retroscena, fonti anonime. Quindi: ma cosa dice, il pelatone. Come si permette di insultarci.

Ultima nota di colore ed umorismo: tra l'ultimo amore della Sora Lella, il cane che salva il gatto, il torneino di pompini in spiaggia, le tendenze sessuali di Pecoraro Scanio, mode e tendenze della bassa Lunigiana, il tradimento della fidanzata dell'amico della sorella di Beckam, è proprio vero che fare gossip per un telegiornale sarebbe insulso.
Quindi, di sicuro oggi il Tg1 non punterà i riflettori sulla moglie di Mourinho che ha chiesto il divorzio. No no, di sicuro no, perché queste cose, alle persone, non si fanno.
"Questa è la linea editoriale del Tg1 che vi ho promesso, cari telespettatori, fin dal primo giorno. E che continuerò a garantirvi". L'ha promesso, Minzolini. Ai suoi telespettatori. A tutti e quattro. Ma uno dormiva e forse si è salvato.

lunedì 22 giugno 2009

SBALZI DI BUONUMORE


Ci sono motivi validi per cui le ultime vicende berlusconiane ci devono mettere di buonumore. Certo, ci sarà qualcuno che gioirà nell'osservare il caimano dibattersi e divincolarsi tra le maglie della rete in cui è finito. Lui, onnipotente, sfuggito nei secoli dei secoli ad ogni accusa, dalla mafia alla P2, dalle tangenti alle condanne, si trova in ginocchio. Nonostante il blackout totale dell'informazione (comunicazione?) televisiva, che ci avvicina in modo così ironico all'Iran di questi tempi.

Il primo motivo, e più valido, è che gli ultraortodossicristiani sono spariti. Ma dove sono? Quagliarello, dove sei? Eppure mica son passati secoli. Gli illuminati del precetto, della sacralità della vita e delle poltrone di Porta a Porta, non si trovano più. Mica secoli fa. Qualche mese è passato dalla crociata moralizzante prolife, contro il bruto Peppino Englaro.
Non si sa se siano in un angolino, con le mani in faccia, preda di vergogna e terrore di parlare, vedere, sentire. Ma non ci sono, dove sono? Non ci sono. E questo, è certo, crea in noi un qualche ottimismo.


Un altro motivo di allegria, pur moderata, sono gli editoriali di Libero e de Il Giornale. La linea di difesa del capo è questa: embé?
Le argomentazioni più o meno finiscono qua.
Anche perché, il buonumore cresce in modo direttamente proporzionale ai tentativi di disculpe del sovrano. Un certo Santambrogio su Libero argomenta che il 6% degli italiani è sessodipendente, che l'industria dei sextoys è in costante crescita. Quindi, ma che vogliono tutti dal Berlusca? E giù di precetto: chi è senza peccato, scagli la prima pietra. Qualcuno informi Santambrogio che quella roba lì, tecnicamente, è roba seria. Non un frasario, non un brevario.

Dice: son tutti così. Fedifraghi, burloni, mezzimafiosi, arrivisti, senza scrupoli, mignottari, corrotti. Gli italiani son tutti così, e il Silvio, essendo un vero italiano der popolo, non si discosta. Infatti, è un caso se c'è lui a capo del governo, ma ci poteva essere chiunque altro. Il popolo dà, il popolo toglie. Semmai la colpa, indovinate di chi è? Della sinistra. Ovvio.

E poi, gli aneddoti, gli aneddoti! Il Silvio con la maiala di turno, le dice di aspettarlo nel "letto grande", il Ghedini infamato da tutti per il termine "utilizzatore finale" e misteriosamente sparito dai teleschermi, i fidi sgherri di cui non si ha notizia, Chirac e Silvio in tour tra i bidet della villa, presidenti e capi di stato a pisello all'aria in mezzo a donne vagamente trash, scenette di matrimoni e slave vestite da babbe nataline... Da morì dal ridere!

Non fosse per questi pallosissimi giornalisti complottardi al soldo degli USA e del loro presidente neocomunista che però avrebbe architettato tutto perché Silvio è amico dei russi che non sono più comunisti ma, seguendo il nostro esempio, si dedicano con successo all'instaurazione di una sana e salda mafiocrazia...
Questi bolscevichi che si permettono addirittura di criticare un eletto dal popolo, che insinuano che non sia solo questione di utilizzazione finale di corpi di sesso femminile, bensì che dietro ci siano mazzette e appalti, perfino polverine bianche varie... Stanno rischiando di rovinare tutto, vogliono proprio toglierci ogni divertimento!

Se la storia rimane sui binari della gnocca, il Berlusca è destinato a cadere con tutto il suo impero. Se invece tutto questo casino diventerà "serio", si parlerà di mazzette, appalti truccati, mafia, allora finirà nel mucchio insieme a tutte le altre cose serie. Evidentemente, in questo paese alla rovescia, le cose sono destinate ad andare così.
Chissà: se anche Andreotti, anziché fare quello che ha fatto, anziché baciare con la lingua Totò Riina, avesse elargito leccate a qualcuna di queste "escort" (oggi anche il termine "maiala" è così demodè!), forse, e dico forse, le cose sarebbero andate diversamente.

Il Berlusca si è trasformato in questi giorni in un unico, gigantesco tendine d'Achille. Oddio, gigantesco magari no. Un metro e sessantacinque coi tacchi. Ma la tragedia, o la tragicomica, è che meno dei Quagliarelli vari si sentono i sinistri. Ora che c'è da scagliare la freccia decisiva, ora che c'è da disarcionare il cavaliere, ora che la spallata è seria: sinistri, dove siete?

Al solito, gli unici che martellano in modo serio e continuo sono i dipietristi. Prova inconfutabile di questo è la totale scomparsa di Di Pietro & C. dagli schermi e pure dai giornali.
Chiudo questa filippica con un amarcord: quel "Giornale" che oggi si stupisce del clamore e inveisce contro chi non si dà limiti ed entra nella vita privata delle persone, sapete? Andate a rileggere ciò che venne scritto quando Sircana (Sircana, lo sconosciuto) fu beccato a trans, ma soprattutto quando furono pubblicate foto di Di Pietro che baciava una (foto ritoccate per dare del torbido che non esisteva)... E adesso scusatemi, vado a vomitare dal ridere. E non solo.

lunedì 15 giugno 2009

IL QUIZ DEL LUNEDI'



Se vi trovate davanti a questo individuo, pensate di essere finiti:

A) in uno dei festini di Mosley

B) al Gay Pride

C) nel remake di Blues Brothers

D) nel nuovo video dei Village People

E) all'addio al celibato della Nonna Peppina

F) in un paese sicuro grazie alle ronde

Prendetevi tutto il tempo che volete. So bene che la risposta non è immediata. Ma giuro che non è una domanda trabocchetto. Grazie Italia per le soddisfazioni che ci regali quotidianamente.

martedì 9 giugno 2009

QUESTIONE DI OBIETTIVI


Forse vi è sfuggito, perché la notizia è stata un po' nascosta soprattutto negli ultimi due o tre giorni, ed anche in modo piuttosto incomprensibile, ma davvero, sono pochi gli organi di informazione che hanno riportato questa cosa che è successa, ma, soprattutto, ciò che colpisce di più, quello che davvero lascia sgomenti, è il fatto che realmente non è stato dato il minimo spazio a chi è rimasto coinvolto in questo accadimento che ha colto impreparati gli italiani, le tv, i giornali e così via. Insomma, se vi è sfuggito, ve lo dico io.

Ci sono state le elezioni.

Lo so, lo so, nessuno vi ha avvertito, nessuno ve l'aveva detto.
D'altra parte è normale che succeda qualcosa del genere. Sono ormai anni che le persone sono nauseate dalla politica e dai politici, dalla "casta", dai commenti dei vari Capezzoni di turno e dai risolini isterici di Gasparri. Tanto sono tutti uguali, dicono, e l'è tutto un magna magna, vogliono solo il seggiolone. La gente, insomma, si è davvero rotta i coglioni della politica onnipresente come anni fa.

Era del tutto prevedibile, insomma, che la notizia delle elezioni passasse del tutto inosservata, relegata in secondo piano rispetto a fatti di nessuna rilevanza.
Era prevedibile visto l'andazzo.
Già da mesi la politica era uscita di scena dai giornali, che non dedicavano più spazio all'argomento, consci del fatto che a nessuno interessa più sapere cosa non pensa Cicchitto ma lo dice, cosa non pensa Bonaiuti ma lo dice, cosa pensa Franceschini ma non lo dice.
I telegiornali, ormai da mesi, non mostravano più Irina La Russa deridere qualsiasi avversario.
La Casta e La Deriva, Gomorra, Mani Sporche: le fatiche editoriali di valenti cronisti hanno dato la mazzata finale a una classe politica morta e sepolta.

Mastella, infatti, alla faccia dei maligni che gli volevano tanto male, non si è candidato con Berlusconi, a cui dicevano, quei maligni, che si era venduto per far cadere Prodi. Menomale, vuol dire che ancora esiste un barlume di decenza in questo paese, come il fatto che il punto forte del programma di centrodestra riportava: "ABOLIZIONE DELLE PROVINCE".
Fortunatamente non sono state abolite, sennò la sconfitta della sinistra sarebbe stata dimezzata e, magari, qualche culo sarebbe saltato per non aver raggiunto l'obiettivo: perdere, perdere, perdere. Ma tutto, anche se nessuno ve l'ha detto, è andato per il meglio.
Le Province non sono state abolite, la Sinistra ha perso parecchio.

La gente è schifata da tutto questo, e per dimostrarlo vuole un seggio. Ovunque. Basta un seggio. Un consiglio comunale, un consiglio di quartiere. Un cazzo di posto nel consiglio di condominio. Per i più fortunati, si può sempre pensare ad una depandance distaccata a statuto speciale.

La vita, è questione di coerenza, e di obiettivi.
Aridatece Carosello.

giovedì 28 maggio 2009

2 + 2 = 4


Libertà è libertà di dire che due più due fa quattro.
Tutto il resto ne consegue naturalmente.

Porca miseria, Winston, se ci avevi ragione; porca miseria, George, se ci avevi visto bene. Hai sbagliato solo i tempi, ma nemmeno di tanto. Il tuo presente futuro era il 1984. Il nostro 1984 è passato, il nostro presente, il nostro anno è il 1994. Quella sequenza in cui un doppio zero separa un due e un nove è solo una questione tecnica. Una pura formalità da calendario e agenda.

La libertà è libertà di dire che due più due fa quattro.
Il nocciolo della questione sta tutto qua. Campagne di stampa pro e contro, scontri epici in salotti tv, bombe molotov e ronde padane. Tutto sfondo, tutta roba di facciata.
La libertà è esattamente questo: la libertà è dire che due più due fa quattro. E la differenza, sostanziale, è che quando liberamente si racconta che due più due fa quattro, la gente, il lettore, l'elettore, il sostenitore, il cittadino, la persona, ci credono. E sai perché? Semplicemente, perché è vero. Niente di più, niente di meno.

La libertà è libertà di dire che due più due fa quattro. La libertà è libertà di vedere con i propri occhi che quando due più due fa quattro non possono esserci varianti, non possono essere percezioni, non possono esistere punti di vista diversi o contrapposti.
Mentre in Inghilterra cadono personaggi importanti per la prima volta in 300 anni perché un giornale ha scoperto che gonfiavano i rimborsi elettorali, da noi, per l'ennesima volta, si ripetono le stesse Verità: giornali stalinisti, tv staliniste, giudici stalinisti e sovversivi.

La libertà è libertà di dire che due più due fa quattro, Winston. Ma ciò che neanche tu, George, potevi prevedere, il punto fino a cui nemmeno tu e il tuo Ministero della Verità vi siete spinti, è che la libertà di dire che due più due fa quattro non è negata (quasi) mai.
Il tuo 1984 lo accenna, il nostro quindicennale e distopico 1994 lo realizza.
Liberamente puoi dire che due più due fa quattro. La notizia, Winston, è che due più due fa quattro ma a nessuno importa un cazzo.

Due più due fa quattro? C'è chi dice sì e c'è chi dice no, questo fa parte del gioco. La libertà di dire che due più due fa quattro comprende la libertà di sostenere che due più due non fa quattro?
Io credo di sì. Quando arriverà il 1995, anche se la luce in fondo al tunnel ancora non si vede, dovremo fare i conti con noi stessi.
Com'è stato possibile che ci siamo fatti fregare così?
Com'è possibile che in quell'anno di quindici anni due più due ha fatto quattro, cinque, un milione, un miliardo?
Come abbiamo potuto sopportare le stesse frasi, lo stesso refrain, quel loop imbarazzante di dichiarazioni banali, squallide, stampinate?

Due più due fa quattro ma non interessa a nessuno, le notizie scompaiono dalle tv, i giornali non sono letti, le elezioni le vince sempre il solito. La guerra è pace, la libertà è schiavitù, l'ignoranza è forza. La menzogna è verità.
Caro Winston, tu pensavi che quell'anno là, quel 1984, fosse qualcosa di terribile.
Fatti un giro da queste parti, nel nostro 1994.
Puoi prendertela anche con calma, mi sa. Che qua non pare nessuno abbia furia di festeggiare l'ultimo dell'anno.

giovedì 14 maggio 2009

ITALICANDO


Finalmente, finalmente! Finalmente, clandestini di merda, negri del cazzo, cinesi bastardi, maghrebini fottuti, stronzi senegalesi coi vostri elefantini di legno, finalmente! A casa! A casa! Ma chi cazzo pensate di essere, voi, con la vostra pelle negra e il vostro corpo ossuto, che cazzo volete, cosa volete da noi! Finalmente, finalmente, a casa! Voi con i vostri barconi, voi con i vostri gommoni, sudici, puzzolenti, infami, fanculo se la maggior parte sono donne e bambini, sono delinquenti, lo diventeranno in quanto negri, in quanto tunisini, in quanto somali e cinesi! Musulmani del cazzo, terroristi, spacciatori, criminali, adesso non ridete più, non ridete più ora, maledetti bingo bongo, scimmie minorate che venite a rubarci il lavoro, a stuprarci le donne, non ridete più, ora, vero! Adesso quando vi becchiamo vi facciamo il culo, ve lo rompiamo in mezzo! Certo che ve lo facevamo anche prima, perché noi vi odiamo, stupratori maledetti, razze bastarde inferiori, mangiabanane, ma ora, ascoltate bene, ora, farvi il culo non solo è legale: è un obbligo! Quindi girate alla larga, maledetti bastardi, voi coi vostri fetidi cadaveri di bambini che arrivate sulle vostre barchettine di merda e pretendete di essere trattati come persone che fuggono dalla fame e dalla guerra, statevene alla larga dalla nostra Sacra Patria Italica, statevene alla larga o vi spariamo, statevene a casa con le vostre donne incinta sfornatrici di piccoli delinquenti negri, cinesi, arabi terroristi musulmani pidocchiosi, morti di fame! Girate alla larga!!!

Ora, archiviata questa pratica, finalmente possiamo tornare a piangere per Eluana Englaro in nome del Gesù, della Carità e di Quagliarello; a piangere per i poveri nullatenenti de L'Aquila; a gettare strali contro lo strisciante razzismo antisemita; a pulirci il culo con la bandiera italiana; a donare 1 euro con un sms per i bimbi africani malati di Aids.

Essere italiani è davvero una bella soddisfazione.

mercoledì 6 maggio 2009

Quando DOMANI è meglio di oggi



Della musica italiana contemporanea ho un'opinione piuttosto bassa, in generale, salvo alcuni casi. Casi molto rari, a dire il vero. Ma l'iniziativa di Lorenzo, in arte Jovanotti, che ha coinvolto ben cinquantasei cantanti italiani merita davvero un plauso. Anzi, un applauso, un abbraccio, un gesto d'amore.

La canzone è DOMANI - 21 aprile 2009, e nonostante sia italiana, è davvero BELLA. Ci sono passaggi davvero belli, parole meravigliose. Il video, poi, è esagerato, è commovente. E davvero c'è il meglio del meglio: Lorenzo, gli Elii, Piero Pelù, Zucchero, Battiato, Fabri Fibra, Nek, Gianna Nannini, Jax, Giuliano dei Negramaro, Elisa, il maestro Roberto Vecchioni, Morgan, Baglioni, Ron, Mango, Venditti... Insomma, la crema.

Fortunatamente sono rimasti fuori quelli che chiaccherano e badano solo ed esclusivamente al soldo, come quel Vasco Rossi che, personalmente, ritengo clamorosamente sopravvalutato e troppo poco odiato.


Bravo Lorenzo, bravo Giuliano. Siete riusciti in una missione impossibile, e questo vi rende onore; non ricordo neanche più da quanto non entro in un negozio di dischi, ma, per quello che vale, comprerò il singolo (a 5 euro, in vendita dal 15 maggio). E non solo: lo canticchierò per un mese o due, per farvi promozione, e anche per farvi capire l'errore che avete fatto chiamando Ligabue e non me.


DATEMI RETTA, DATE UN'OCCHIATA QUI E POI SOSTENETE ANCHE VOI QUESTI RAGAZZI E LA LORO INIZIATIVA. FATELO OGGI, E NON...


DOMAAAANIIIIII!!!

martedì 5 maggio 2009

A esser troppo buoni, si piglia in quel posto



Qualcuno mi potrebbe gentilmente spiegare come mai Dell'Utri, invece di essere in galera in quanto condannato per MAFIA, è libero di girare ma soprattutto di sostenere queste posizioni storiche altrimenti definibili come:

S T R O N Z A T E ?

Che la pena detentiva sia stata convertita in un certo numero di interviste da rilasciare a Klaus Davi? Sarebbe pure giusto, sarebbe molto equo. Ma che le pene accessorie le si debbano scontare noi...

No, questo no, questo è troppo anche in un paese come il nostro, dove i comunisti sono arrivati addirittura in Vaticano come dimostra l'editoriale di Avvenire di oggi contro il Troppo Buono Divin Pulzello di Arcore noto anche come Papi Silvio Primo.