Come si fa a fare umorismo e ironia sul Master of Cerimony? Non si può. Si può solo osservare in silenzio. Soprattutto dopo il pezzo di oggi del sempre ottimo Stella sul Corriere, nel quale si ripercorre il percorso umoristico del nostro anziano e bruttino e truccato premier, sempre incompreso, un po' come tutti i grandi geni.
Sono pochi i paesi al mondo che non hanno conosciuto direttamente il prezioso e pungente humour dell'A.B.T.P. In altre parole, in un arco di tempo relativamente concentrato, l'Italia (cioè noi) ha fatto figure di merda un po' ovunque e un po' con chiunque. Ma si sa: i comunisti e i loro mezzi di informazione sono un po' dappertutto. Dio ci scampi e liberi dagli imbecilli, dice l'A.B.T.P., dispensando poi generosamente "vadano a fanculo" corredati di lauree non più ad hororem bensì ad coglionem.
Viene così da ripensare a quei "Io non offendo mai nessuno per cultura personale" detto non secoli fa dallo stesso, e anche la levata di scudi in difesa di Brunetta quando qualcuno coi baffi ha osato notare che è "tascabile". Questi comunisti con la loro ironia rischiano di rovinare l'immagine dell'Italia all'estero, porca miseria, un'immagine che con tanta fatica l'A.B.T.P. ha costruito con grande successo.
Se fossimo un paese serio, dovremmo fare preoccupate valutazioni sullo scadere del linguaggio politico come conseguenza e come strumento. Pensiamo che un linguaggio istituzionale che usa termini come "coglioni", "fanculo", "imbecilli", non sia un errore di percorso bensì uno strumento col quale il capo di un partito-non partito riesce a fornire un termine di identificazione per i propri seguaci, più che elettori. Un rapporto, dunque, non elettore-eletto; non rappresentato-rappresentante. Un rapporto che si fa quasi messianico. Il voto non è una delega, ma un atto di fede, di cessione di potere. Non un voto: un ex-voto, semmai.
Un linguaggio non politico ma volgare, nel senso di "vulgata" ma anche in quello di "non alto", diventa in questo modo un ulteriore passaggio di "amore" tra il principe e il popolo. Così, il popolo riconosce il principe come uno dei suoi, rafforzando il proprio legame fideistico e, di pari passo, facendo proprio aprioristicamente il punto di vista del principe stesso. Anche quando, oggettivamente, tale punto di vista è indifendibile.
Strumento, quindi, ma anche conseguenza. Conseguenza di un imbarbarimento generale, di un degrado morale della classe politica. Un fatto evidente che deve però far riflettere: succede per caso, tutto questo? Davvero i politici sono così idioti e volgari, o le ragioni sono più profonde?
Anche su questo versante, la riflessione si divide in due.
La classe politica detta l'imbarbarimento sociale italiano o lo insegue?
Forse, la verità sta un po' su tutti e due i fronti. Ma proseguendo su questa "solinga via", il grave rischio è quello di avvitarsi, di entrare in una spirale al ribasso che ci porterà inevitabilmente a toccare il fondo.
E francamente, non si vedono politici "belli, giovani e abbronzati" e italici che ci prendano per mano e ci facciano risalire la china.
Sono pochi i paesi al mondo che non hanno conosciuto direttamente il prezioso e pungente humour dell'A.B.T.P. In altre parole, in un arco di tempo relativamente concentrato, l'Italia (cioè noi) ha fatto figure di merda un po' ovunque e un po' con chiunque. Ma si sa: i comunisti e i loro mezzi di informazione sono un po' dappertutto. Dio ci scampi e liberi dagli imbecilli, dice l'A.B.T.P., dispensando poi generosamente "vadano a fanculo" corredati di lauree non più ad hororem bensì ad coglionem.
Viene così da ripensare a quei "Io non offendo mai nessuno per cultura personale" detto non secoli fa dallo stesso, e anche la levata di scudi in difesa di Brunetta quando qualcuno coi baffi ha osato notare che è "tascabile". Questi comunisti con la loro ironia rischiano di rovinare l'immagine dell'Italia all'estero, porca miseria, un'immagine che con tanta fatica l'A.B.T.P. ha costruito con grande successo.
Se fossimo un paese serio, dovremmo fare preoccupate valutazioni sullo scadere del linguaggio politico come conseguenza e come strumento. Pensiamo che un linguaggio istituzionale che usa termini come "coglioni", "fanculo", "imbecilli", non sia un errore di percorso bensì uno strumento col quale il capo di un partito-non partito riesce a fornire un termine di identificazione per i propri seguaci, più che elettori. Un rapporto, dunque, non elettore-eletto; non rappresentato-rappresentante. Un rapporto che si fa quasi messianico. Il voto non è una delega, ma un atto di fede, di cessione di potere. Non un voto: un ex-voto, semmai.
Un linguaggio non politico ma volgare, nel senso di "vulgata" ma anche in quello di "non alto", diventa in questo modo un ulteriore passaggio di "amore" tra il principe e il popolo. Così, il popolo riconosce il principe come uno dei suoi, rafforzando il proprio legame fideistico e, di pari passo, facendo proprio aprioristicamente il punto di vista del principe stesso. Anche quando, oggettivamente, tale punto di vista è indifendibile.
Strumento, quindi, ma anche conseguenza. Conseguenza di un imbarbarimento generale, di un degrado morale della classe politica. Un fatto evidente che deve però far riflettere: succede per caso, tutto questo? Davvero i politici sono così idioti e volgari, o le ragioni sono più profonde?
Anche su questo versante, la riflessione si divide in due.
La classe politica detta l'imbarbarimento sociale italiano o lo insegue?
Forse, la verità sta un po' su tutti e due i fronti. Ma proseguendo su questa "solinga via", il grave rischio è quello di avvitarsi, di entrare in una spirale al ribasso che ci porterà inevitabilmente a toccare il fondo.
E francamente, non si vedono politici "belli, giovani e abbronzati" e italici che ci prendano per mano e ci facciano risalire la china.