mercoledì 26 marzo 2008

Alla fine, sono punti di vista

Chissà. Chissà cosa starà studiando in queste ore il nostro prossimo Ex Capo dell'Opposizione.
Quali saranno gli stratagemmi mediatici per contrastare l'attacco arrivato a sorpresa nientemeno che dal Wall Street Journal. Dico: il Wall Street Journal.
Chissà, nello studiolo di Palazzo Grazioli, insieme ai fidi consiglieri, se il prossimo Premier è agitato. C'è da immaginarselo. In faccia, l'espressione di chi è stato scoperto e che, per le prima volta, non può dare la colpa all'accusatore. Certo, nel limite dell'espressività concessa dalla plastica, dal trucco e dal parrucco.
E ci sarà bisogno, stavolta, che i migliori talenti della propaganda italoforzuta superino se stessi. Perchè stavolta, la questione non si risolve tacciando la prestigiosa testata statunitense di comunismo militante, di stalinismo applicato. Viene complicato pensare che la redazione del WSJ sia in mano alla solita sinistra italiana.
Il colpo è duro, sicuramente. E' per questo che passa (e passerà) praticamente sotto silenzio. Anche perchè, nel gioco del "non famose male" di questa tiepida (almeno finora) campagna elettorale, forse solo il povero ma coraggioso PierFerdy impugna e scaglia pietre di tale peso.
Non la Sinistra arcobalenata, impegnata in anacronistiche definizioni di padroni e popolo. Non il PD del nuovo corso, pacifico e superiore.
Tuttavia, se il Capo di una coalizione travestita da Partito unico viene definito dal gotha del giornalismo economico-finanziario come uno dei peggiori corporativisti moderni, contrariamente alle autodefinizioni che parlano di liberalismo e libertà economica, qualche domanda dovrebbe essere posta. Corporativismo che fa da sempre rima con Fascismo, Stalinismo, Comunismo. Solo questioni di metrica? Corporativismo e liberismo, zenit e nadir dell'economia.
In Italia, tutto tace.
In Italia, essere ricchi basta per essere, anzi, autodefinirsi liberali.
La "proposta liberale" dal sapore vago di promessa elettorale per salvare Alitalia oggi è: Alitalia la salvo io. La compro io attraverso i miei figli o una cordata, magari fatta da mio fratello insieme ai miei figli, ma i soldi per farlo io col kispios che ce li metto, me li deve dare lo Stato con un prestito ponte.
Ora: tutti, ma proprio tutti, sanno che questa è una cazzata clamorosa. Se l'hanno capito anche al WSJ, qualcosa vorrà dire. Per esempio, che se nel Partito che si proclama baluardo e difensore della ricetta liberale viene candidato il leader della rivolta dei tassisti contro la (timida) liberalizzazione del settore, qualcosa non torna. Che passare dall'iperliberismo globalizzato all'iperprotezionismo globalizzato in cinque anni non è un'operazione seria.
Resterebbe da dire chi ha amministrato Alitalia (e anche Malpensa) negli ultimi quindici anni. E quando si scorrono i nomi, le appartenenze politiche e i "nominatori", le perdite accumulate e le buonuiscite assegnate, sarebbe difficile, da giornalista ma prima ancora da persona normale, non fare una domanda al presidente Berlusconi: "Signor Cavaliere, ma ci ha preso tutti per scemuniti?". La risposta, certo non banale, non potrebbe che essere una: "Non tutti. Mi basta il 44,7%, secondo i sondaggi".
Alla fine, sono punti di vista.