Ah, come cambiano i tempi. Ero piccolo, allora, paffutello ma non grasso, come ora. Con le mie due maestre uniche, perché senz’altro molto competenti, passavo allegre giornate in quelle scuole elementari che poi avrei saputo essere, nonostante fossero italiane, tra le migliori al mondo. Ricordo i primi compiti in classe, le recite, ma come spesso accade, i ricordi migliori, quelli più dolci, hanno gli occhioni dolci delle prime cotte. Della scoperta del misterioso e sconfinato “Pianeta Donna”. Ricordi di dolori addominali al solo pensiero di una telefonata, ricordi di timidezza inaudita di fronte a un mezzo sorriso, di letterine scritte e ricevute con tanto di cuoricini e iniziali. E anche, certo, delle prime delusioni, di cuori spezzati, di lacrime e confidenze tra amici.
Di pari passo, però, un altro pensiero è vivido e forte: la scoperta della fisicità. O, detto fuori dai denti: le tastate di culo. Meno romantico come aspetto, forse, ma il primo approccio assoluto al mondo della sessualità, quando ancora il solo dare un bacio su una guancia era il limite estremo della perversione. Ricordo con allegria e un tocco di malinconia gli intervalli passati nel giardinetto di ghiaia e polvere a giocare a “acchiappino”, a squadre, maschi contro femmine, e le tastate di chiappa generose alle quali le femminucce controbattevano con tiepidi schiaffetti e sorrisi larghi.
Ah, come cambiano i tempi.
Oggi, nel vuoto del maestro unico, l’intervallo pomeridiano non si farà, poiché non ci sarà più il tempo pieno; quelle tastatine innocenti si chiamano “molestie sessuali”, e finisci dietro le sbarre, tu o i tuoi maestri, anzi maestro, che non ha controllato ed evitato la sciagura.
Domani è un altro giorno. C’è da stare tranquilli, andare e moltiplicarci.