giovedì 15 gennaio 2009

17Re

Mentre sulla banale stampa fiorentina non si parla d’altro, vorreste sapere perché non scrivo, non parlo, non dico delle ormai “famigerate” primarie Piddì per la corsa alla poltrona di Sindaco di Firenze?
La risposta è semplice: perché non me ne frega nulla. Eppure lo so che dovrebbe appassionarmi. Che questa roba, questa saga, questo affaire, lo so che rappresenta una vera e propria manna per il cronista politico. Pagine e pagine sulle ultime uscite del Sindaco, di Chiti, di Renzi, di Cioni, di Lastri, di Pistelli, di Veltroni, di Albini, di Dio, di Jesus, di Licia Colò. Articoli che si scrivono da soli. Interviste, note, appunti: materiale da camparci. E camparci bene. E infatti, da settimane non si parla d’altro: primarie sì primarie no, di partito o coalizione, ballottaggio e turno unico, ispettori e vigilanti, osservatori e osservanti. Fuochi d’artificio!
Eppure, scusate, ma a me, personalmente, continua a non fregarmene nulla. Cerco di appassionarmi, giuro: ci provo con tutte le mie forze. Ma niente. Nulla, neanche un piccolo sobbalzo di sorpresa. Al limite, un qualche moto di pietas. Per i lettori, più che altro: possibile che, mentre il mondo, l’Italia, la Toscana e Firenze, stanno barcollando sul precipizio di una crisi economica senza paragoni, le pagine dei giornali siano intente solo a raccontare del sì di Renzi, del no di Lastri, del forse di Spini?
Scusatemi, davvero, chiedo perdono in ginocchio e affido la mia anima irriconoscente alle mani caritatevoli di sua maestà sacra la Dea Politique, ma davvero, lo giuro: non me ne frega nulla. Nada. Zero.
Dirò di più: in situazioni come queste, che sfiorano il ridicolo, trovo che il compito della stampa, soprattutto cittadina, più che informare sia infamare. Mi spiego. Non sono d’accordo che la migliore stampa possibile sia quella fredda e distaccata, che alcuni chiamano “modello anglosassone”. In primo luogo perché non esiste, in secondo luogo perché, in certi casi e in particolare in questo caso, riterrei fondamentale che un coraggioso cronista si alzasse in piedi durante una delle diecimila seriosissime conferenze stampa targate PD Firenze e, sorridendo, chiedesse con voce chiara: «Scusate, signori, ma... Non pensate di essere ridicoli?».
Invece la mia stessa categoria preferisce partecipare alla solenne sceneggiata e fare la sua parte.

Complimenti. Ma, scusatemi, perdono, scusatemi davvero, ma io continuo a sbattermene.