martedì 20 gennaio 2009

Sono troppo giovane anche per essere un enfant...

Non sono un particolare sostenitore della “Linea Verde” ad ogni costo. Penso che prima di tutto venga il merito, e che prescinda dall’età, dal sesso, dalla religione e così via. Più antirazzista di così non si può.
Certo, almeno a livello estetico forse le cose andrebbero meglio, se ogni tanto ai posti di comando ci fosse qualcuno che ha meno di cinquanta o sessanta anni. Ma bisogna essere realisti: è ovvio che chi ha il posto di comando non lo lascia, è naturale che non c’è sbocco per chi entra, è scontato che per arrivare in cima alla torre, se inizi a scalare che sei un giovane di belle speranze, quando arrivi ai piani alti il verde della tua linea si è già spostato verso il grigio.
Non credo neanche che sia qualcosa di particolarmente eccezionale. Il mondo, bene o male e tranne rare eccezioni, è sempre andato così.
E’ vero però che in Italia siamo tutti strambi anche in questo campo.
Leggo stamani sul Corriere che il grande Tom Hanks è stato lasciato fuori da una festa, un party in tipico stile newyorkese di quelli che si vedono in tv. La padrona di casa? Una certa Maureen Dowd.
E chi è questa Maureen Dowd? Nientemeno che «l’enfant-terrible del New York Times, la columnist più graffiante e sfrontata di Washington». Almeno secondo il Corriere e, a quanto pare, anche secondo il jet-set americano.
Wow, penso, finalmente una “enfant” riesce a sfondare. Non succede solo nei film, allora! E già mi devasto di pensieri funesti: ma come si può sfondare da giovani? Com’è possibile che succeda al NYT e che in Italia invece ti rompi la schiena per anni e poi... Anche io voglio essere un enfant-terrible. Voglio esserlo, sento che posso diventarlo, sento che ne ho le capacità, e poi sono giovane, ho grinta, spirito...
Vado sul sito del NYT e cerco questa mia nuova guida spirituale e modello professionale. Maureen Dowd, Maureen Dowd... Mi immagino una bella ragazza, tipicamente americana magari, giovane, in qualche posa del tipo: io la so lunga, io la so lunga e infatti ho sfondato, voi schiattate.
Arrivo alla pagina della columnist. E non capisco se il sospiro che mi parte in automatico è di sollievo o di rassegnazione. La “enfant” è nata il 14 gennaio. Ma non del 1980, non del 1989, e nemmeno del 1970. E’ nata il 14 gennaio 1952. Da qualche giorno, quindi, se la matematica non è un’opinione, la nostra enfanta terribile ha compiuto 57 anni. Enfanta. Solo in Italia si può usare questa definizione per chi si avvia verso i 60. E lo so che enfanta non vuol dire bambina né infante, ma il concetto sì, è quello.
E allora penso che Obama è del 1961. Veltroni è del 1955. Berlusconi del 1936. Andreotti del 1919. Tra i giornalisti, bah. Verderami ha 44 anni. Geremicca, invece, 47. Giuseppe D’Avanzo è del 1955, come Veltroni; Gian Antonio Stella ha due anni in meno, è del 1953.
Mi sento un po’ meglio se penso che Jacopo Iacoboni di anni ne ha “solo” 37. Marco Travaglio invece è nato del 1964.
Insomma, dura la vita per chi ha meno di trenta anni. Non ci resta che aspettare, prima o poi il grigio arriverà anche per noi e, con lui, le chiavi d’accesso ai piani che contano. Nel frattempo, che facciamo? Sono indeciso: bamboccione o precario, bamboccione o precario...