Davanti a tutto questo, quello che dobbiamo provare è un grande orgoglio. Perché siamo davvero magnifici, siamo un popolo unico, strepitosamente a sé stante. Ma soprattutto, dobbiamo essere fieri della nostra, tutta e solo nostra, capacità inesauribile di stupire noi stessi. Perché quando pensiamo: ok, abbiamo raggiunto il limite, più di così è impossibile, noi invece no, noi invece no.
Quando pensiamo: peggio di così non è possibile.
E invece, invece no. Negli ultimi mesi, per non dire anni, quante volte ci è capitato di pensare: peggio di così non si può. Davanti all’ennesima barzelletta, all’ennesimo scivolone, all’ennesima smentita, all’ennesimo dietrofront, all’ennesimo decreto, all’ennesimo “golpe”, all’ennesima ennesimità, davanti all’ennesimo caso che ti fa cadere le braccia. No, peggio di così non si può. Non è possibile.
E invece sì, sì! Invece è possibile, sì! Incredibilmente, ogni qualvolta ci sentiamo arrivati, come se avessimo tagliato il traguardo finale di un demenziale percorso al ribasso, riusciamo ad allargare l’orizzonte. Anzi, a restringerlo. Stringi stringi stringi, infiliamo la testa in un buchino nero. Il nostro futuro è una sorta di buco di culo di uno scoiattolo, o di un toporagno; di un pettirosso, forse. Ma noi, NOI!, siamo un popolo caparbio. Quando ci mettiamo in testa qualcosa, la otteniamo. Sempre.
Ed è per questo che ci carichiamo sulle spalle smentite, decreti, dichiarazioni, dati, sondaggi, mafia, camorra, chiesa, sentenze, csm, derby, clandestini, morti, stupri, feriti, belle donne, esercito, comunisti, fascisti, alitalia, debito pubblico, barzellette sugli ebrei, malati terminali da vent’anni, poesie, bestemmie e bicchieri di vino, ci carichiamo tutto questo sulle spalle e prendiamo la rincorsa, da lontano, tappandoci gli occhi, e corriamo, corriamo, corriamo, poi spicchiamo un balzo, in avanti ma di spalle perché così è più complicato, allunghiamo le mani in avanti e pluff!, ci andiamo a infilare in quel piccolo buco nero dove tutto scompare e tutto sembra uguale, dove tutto sembra finire e iniziare, vivere e morire, tutto confuso e uguale a se stesso, un piccolo buco di culo di uno scoiattolo dove, crepi il mondo, noi ci infileremo, noi e tutto il nostro futuro, speranze, sogni e desideri e paure, terrori e tormenti, lanzichenecchi e giostre volanti, scuotiamo, scuotiamo la testa e vedrai che entriamo con la testa e poi con le spalle cariche di tutta l’Italia che è e che sarà.
Ma c’è da essere sicuri, sicuri al cento per cento, che una volta dentro al nostro nuovo mondo, una volta che ci saremo stabiliti dentro al nuovo universo a forma di intestino crasso e poi tenue di scoiattolo, o di colibrì, una volta lì dentro noi, magnifici esemplari, riusciremo a voler entrare con tutti i nostri problemi vecchi e nuovi, in un cazzo di buco di culo di un cazzo di batterio intestinale.