martedì 15 dicembre 2009
Noi non abbiamo futuro
lunedì 14 dicembre 2009
giovedì 10 dicembre 2009
Tanto per dire
mercoledì 9 dicembre 2009
martedì 1 dicembre 2009
ITALY TODAY
Di questi tempi, urlare in stadi e strade “non esistono negri italiani” deve far provare un brivido di sollievo e gioia. Ai neri.
martedì 24 novembre 2009
Politica e bizona: il modello 5-5-5
Di Gianni Somigli
Già che il ministro Rotondi spari a zero fa sobbalzare sulle sedie. Anche che Rotondi sia ministro è imbarazzante. E sorvoliamo sulla necessità di un ministero per l’attuazione del programma.
Ma come può essere, per quale motivo, con quale autorità un ministro deve “esternare” a proposito di un argomento che nulla c’entra con la propria carica istituzionale, per giunta ridicolo? E com’è possibile che giornali e tv possano dare spazio restando seri, chiedendo pareri, approfondimenti e commenti?
Eppure, pare essere diventato un trend irrinunciabile. Ignazio La Russa, tanto per fare un esempio, ormai in preda a terrificanti disordini lessicali, pensa di essere ministro dell’Attacco, parlando di “finte istituzioni europee”, e della Difesa, ma non del sacro suolo italico, bensì del crocifisso nelle aule di scuola. Titubando ulteriormente sull’intrinseco valore della carica ricoperta, il diastematico ministro fa passare solo qualche giorno prima di lasciarsi andare a un indefesso: “In aula difenderei Moggi”. Arduo difendere Moggi e Gesù Cristo crocifisso nella stessa settimana. Attendiamo che il ministro, per completare il quadro, assuma come consulente uno tra Billy Costacurta, Tarzan Annoni o Pasquale Bruno.
Il ramo culturale non può certo tralasciare Renato Brunetta: dall’alto della sua poltrona da ministro della funzione pubblica, dichiara che la sinistra, “parte peggiore del paese”, dovrebbe “morire ammazzata”; che la mostra del cinema di Venezia è una “mostra di parassiti”; che i “poliziotti sono dei panzoni”; che gli studenti dell’Onda “vanno trattati come guerriglieri”.
Ci sono poi veri maestri del settore. Ma evitiamo l’avventura nello sterminato e impervio repertorio del presidente del consiglio perché il 2012 è troppo vicino.
Quando queste “gaffe”, queste “battute”, o “provocazioni” invadono lo spazio del dibattito pubblico, la gente reagisce in due modi: pro o contro, a seconda della bandiera di chi espone tali illuminanti concezioni della vita e della pausa pranzo, a prescindere da essi.
Ma quelle “sparate”, quelle “gaffe”, quelle “battute” e quelle “smentite” non sono leggerezze. Esse fanno parte di una strategia di comunicazione precisa. Un modello che si pone a metà tra la comunicazione politica e quella pubblicitaria, fondato sulla personalizzazione sempre più accentuata della dimensione pubblica. Non importa ciò che si dice, chi si attacca, e i termini, più fanno scandalo, meglio è.
Succede tutto questo negli altri stati? Certo che succede. Succede perché ormai dovunque la politica vive d’immagine, e l’immagine di mezzi di comunicazione.
Esiste però una differenza sostanziale tra il nostro paese e gli altri Stati avanzati. In nessun altro posto il concetto di “campagna elettorale permanente” si è radicato come da noi, diventando praticamente l’unica modalità politica praticata.
Colpa dei politici? Sì, ma non solo. Una buona dose di responsabilità deve essere addebitata agli elettori. Da molte parti, gli elettori/consumatori sono indicati come ormai assuefatti e passivi. Un’ipotesi che può essere vera, ma che produce un effetto tutt’altro che scontato: quello della “fame da gaffe”. Insomma, la politica in senso tradizionale ormai non interessa più a nessuno, è considerata noiosa, roba da “vecchi arnesi”; e allora, cosa può esserci di meglio di un bel ring televisivo in cui si confrontano ministri, starlette e divi del cinema su qualsiasi argomento in modo indistinto?
Il modello di comunicazione politica contemporanea trova un illustre antesignano: Oronzo Canà e il suo 5-5-5. «E in mezzo a tutto ‘sto casino, gli altri non capiscono più un chezzo e noi, zak!, segniamo!».
Un’analisi preveggente che illustra alla perfezione ciò che succede oggi. Nella baraonda generale, in cui tutti dicono tutto e il contrario di tutto, gli altri, cioè gli elettori, non ci capiscono più un chezzo e alcuni, zak!, segnano.
Entrambi gli schieramenti latitano in modo imbarazzante sui contenuti. Ma, seguendo fedelmente il 5-5-5, il centrodestra non comunica nulla ma lo fa bene; il centrosinistra non comunica nulla e lo fa pure male. A parità di scatole vuote, quelle berlusconiane scintillano e stupiscono; quelle di sinistra sono polverose, cupe e smorte.
È come se il centrosinistra parlasse una lingua morta, insistendo sul fatto che l’opposizione si fa sui contenuti: ma a quanti, nel paese, interessano davvero i contenuti più dei contenitori? A guardare la sinistra oggi pare di vedere gli indiani che sfoderano arco e frecce contro i fucili dei cowboy, o i samurai giapponesi che galoppano spada in pugno contro i mitragliatori automatici ne “L’ultimo samurai”.
Come uscire da questa situazione? Un ruolo fondamentale dovrebbe essere quello della stampa. Dovrebbe essere il giornalista a smascherare i meccanismi che stanno dietro a certe logiche; dovrebbe essere il giornalista a destrutturare, semplificare e spiegare al corpo elettorale come funzionano gli ingranaggi del “Palazzo”.
L’impressione, però, è che anche la stampa abbia abdicato: un clima di guerra continua, una feroce campagna elettorale che dura dodici mesi l’anno, offre mille spunti di polemica, mille titoli, mille litigi, mille scontri che comprensibilmente fanno aumentare vendite e introiti.
Eletti, elettori e “cani da guardia” giocano tutti allo stesso gioco. Se questo sia un fatto positivo o negativo, ognuno la pensa come vuole. Del resto, anche la Longobarda si salvò all’ultima giornata col 5-5-5 dopo un campionato truccato. Potrebbe essere un buon auspicio. Ma anche no.
mercoledì 18 novembre 2009
Sogni
martedì 17 novembre 2009
Misteri
giovedì 12 novembre 2009
PAROLE (a Roberto Saviano)
Le parole. Le parole scritte, le parole dette, le parole lette e quelle disegnate. Le parole raccontate. Le parole. Roberto Saviano fa lo sguardo da duro mentre parla. Ma i lampi saltuari sono parole che accecano. Sono parole che parlano d'innocenza. Parlano di sorpresa. Fa lo sguardo da duro, Roberto Saviano, stringe le folte ciglia come una sottolineatura che vuole allontanare i fantasmi. Ha imparato a controllare le emozioni. A essere un simbolo, a comportarsi come ci si attende che si comporti un simbolo. Ma ci sono squarci. Di luce nel buio. O di buio nella luce. Di bellezza nell'inferno, di inferno nella bellezza. Squarci come parole, come richieste di aiuto, come segnali. Tutto questo non succede. Non può succedere a me. Sono parole. Sono parole che parlano di parole. Parole che parlano di persone che usavano parole per decostruire e ricostruire. Parole su persone che usavano parole per portare pezzetti di mondo davanti agli occhi del mondo intero. Parole vive di persone morte. Parole che troppo spesso sono state ascoltate solo dopo che sono diventate parole vive di persone morte. La bellezza nell'inferno è come il neo sulla pelle bianca e candida di Marilyn. La bellezza nell'inferno si staglia come una risata durante un funerale. Dove nascono le parole. Perché dobbiamo credere alle parole in mezzo alle parole. Ci sono parole ovunque. Sui telefoni, sui libri, per strada, in macchina. Sui vestiti che portiamo. Sulle bare che indosseremo. Ci sono parole. Una cascata, una valanga, una slavina di parole. Eppure, mai come adesso le parole sono state così importanti. Mai come ora le parole sono un salvagente a cui reggersi con tutte le poche forze residue che possiamo ancora avere. Un salvagente a cui attaccarsi, con il cuore, con i denti, con le parole strette tra le mani. Roberto Saviano snocciola parole con maestria, ormai. Ritmo. Usa la punteggiatura e le parole quando parla esattamente come quando scrive. Le parole volano. Planano. Ronzano. Alcune se ne vanno. Altre restano. Si appiccicano addosso come fossero medaglie. Al valore, al disvalore, alla memoria, alla bellezza, all'inferno. Parole come immagini, fotografie come parole, tante, tante che frastornano se vuoi sentirle, ascoltarle, mangiarle, inglobarle tutte. Parole che diventano domande, che restano senza risposte, che vogliono e pretendono luce, fiamme, suoni. Roberto Saviano muove le mani come i ragazzini che hanno paura delle ragazzine. Punta dritto sulle telecamere e sulle facce. C'è sempre una punta di vergogna. Come quello che si sente ancora fuoriposto. Che si sentirà sempre fuoriposto. Nelle parole che raschiano la gola di chi ascolta. Nelle parole che sono bellezza e sono inferno. Nell'inferno di chi vorrebbe vita e bellezza. E che lo fa sapere. Attraverso parole.
Gianni Somigli
martedì 10 novembre 2009
RIVELUSCION
giovedì 5 novembre 2009
Aridatece Baresi
martedì 27 ottobre 2009
Essere o non essere
Berlusconi è malato.
Marrazzo è in convento.
Rutelli è in viaggio.
Bersani è segretario.
Bindi è presidente.
Formigli è in galera.
Mills è ancora colpevole.
mercoledì 21 ottobre 2009
Corsi e ricorsi mastellati
Invece di rimetterlo in parlamento, il Mastella, l'ha inpacchettato e spedito a Bruxelles, dove si è subito esibito in eleganti commenti sulla miseria della paghetta mensile da più di 20.000 euro.
Mastella per Berlusconi ha avuto un po' lo stesso impatto di uno di quei soprammobili che, una volta comprati, non si sanno dove mettere. Alla fine l'ha spedito lassù. Ed è un peccato, perché, secondo i corsi e ricorsi storici, forse dopo i recenti sviluppi quotidiani il vecchio volpone mastellato avrebbe fatto cascare il governo.
Interessante vedere come questi magistrati di sinistra ce l'abbiano con Mastella. Ce l'hanno sempre con lui, sempre: sia quando è di sinistra, sia quando è di destra. Povero.
martedì 20 ottobre 2009
BATTUTE DI SPIRITO CHE FANNO MORIRE DAL RIDERE MA PROPRIO SGANASCIARSI PIEGATI IN DUE ROTOLONI PER TERRA
Giulio Tremonti: "È meglio il posto fisso del precariato".
Moretti: "Volete treni migliori? Pagate".
Somigli: "Voglio gli spaghetti con il burro"
venerdì 16 ottobre 2009
GLI IMPERDONABILI AMANTI DEL CAMPEGGIO ESTREMO
Succede in questi giorni in una ex città abruzzese, L’Aquila, dove circa seimila persone sfidano ostinatamente il maltempo, il freddo e la neve pur di non lasciare le proprie tende.
Forse attendono solo un segnale dal capocomitiva Silvio Berlusconi. In molti, infatti, scoprirono l’amore per canadesi & C. lo scorso 8 aprile, quando il premier ebbe a dire ad una tv tedesca che basta «vedere le cose con un po’ di ottimismo e fare come se si trattasse di un fine settimana in campeggio».
Oltre agli aquilani, felici per il divertente diversivo vacanziero, tale prezioso proclama fu stranamente evidenziato solo all’estero (Guardian, El Pais, Times).
Furono in molti ad aderire all’iniziativa tra gli abruzzesi. Alcuni tra loro così convintamente che ora non c’è verso di schiodarli.
Sarà mica che il capocomitiva, tutto intento a far miracoli, si è dimenticato di avvertirli che la stagione ludico-turistica si è conclusa? Che, ci dispiace tanto, ma dopo il “fine settimana in campeggio” arriva inesorabilmente il lunedì?
Campeggiatori. Valli un po’ a capire.
venerdì 9 ottobre 2009
C'È DA SENTIRSI MALE
giovedì 8 ottobre 2009
CHICCHIRICHÍÍÍÍÍ
Stamani, quando mi sono svegliato, il primo pensiero è stato: e ora, sono guai. Avevo paura di uscire di casa, stamani. Di aprire la finestra. Di affacciarmi su un mondo che, dopo la bocciatura della Legge Alfano che avrebbe dovuto istituire per legge la non uguaglianza davanti alla legge, non sarebbe stato più come prima.
Ero terrorizzato. Così intimorito da rintanarmi sotto le coperte. Da coprirmi la faccia per non vedere. Da coprirmi le orecchie per non sentire. E così, in questa posizione fetale, mi sono prefigurato catastrofi su catastrofi, miserie e macerie. Siccome non ho potuto seguire la telecronaca, ieri, ho pensato che, sicuramente, chi è stato danneggiato da questa sentenza starà dando fuori di testa.
Più che me ne stavo rincantucciato, più che i pensieri divenivano traumatici. Chissà cosa sta succedendo là fuori. Chissà come sta dando di testa chi ha perso l’immunità giustamente stabilita. Chissà com’è furioso Napolitano, la più alta carica dello Stato e quindi primo beneficiario della Legge Alfano. Chissà com’è furioso Schifani, seconda carica (o caricatura, non si è ben capito) dello Stato. Fini, poi, avrà passato la notte con giornalisti e portavoce per istruirli su dove sistemate le virgole tra un’offesa e l’altra.
C’è solo un sentimento che riesce a tranquillizzarmi. Almeno un po’. E che mi fa scivolare fuori dal mio letto-fortino. È la fiducia che nutro nel presidente del consiglio. Che poi manco sarebbe un’alta carica. Ma che, nonostante questo, con la consueta generosità si batte per i diritti dei deboli e dei poveri che lui orgogliosamente rappresenta. Saprà certo gestire con la delicata serenità del Giusto, con l’equilibrio armonioso che lo ha sempre contraddistinto e per cui anche secondo me meriterebbe il Nobel per chi Tace, questa fase in cui è stato trascinato suo malgrado.
Mi vesto. Faccio colazione. Ancora tremante, ma solo un po’. Il terrore mi attanaglia ancora, giù, alle caviglie. I passi si fanno pesanti. Mi faccio il segno della croce più per scaramanzia che per religiosità, dato che anche il 72% dei tredici dell’ultima cena era di sinistra. Quindi, golpista. Pertanto, non degni della mia fede.
Apro la porta. Pare tutto tranquillo, fuori. Pare. Con enorme circospezione esco. Con abnorme sospettosità salgo in auto. Abitando in una via piuttosto isolata, è logico che ancora qua non siano arrivati, mi dico. Ma mentre innesto la prima, sono certo che mi basterà fare qualche centinaio di metri per imbattermi nell’inferno. Nel ferro e nel fuoco. Nella fine di tutto.
Adesso sono in redazione. Sono arrivato sano e salvo. Sulla mia strada, non ho trovato nessun vecchio gallo con elmetto e ascia bipenne, assetato di sangue che, in quanto rosso, è di sinistra. Probabilmente, il leader peximo dei leghisti non aveva salvato il numero di Asterix sul telefonino. O più probabilmente non ha trovato le chiavi del pollaio.
Nessun vecchio gallo sulla strada. Manco uno dei tanti che dicono castronerie solo perché sono della Loggia. Ho visto solo una pecorella che brancolava solitaria con la coda tra le gambe. Siccome porta fortuna, l’ho salutata con la manina.
mercoledì 7 ottobre 2009
Miserie quotidiane
Figurarsi se per i fatti di Genova qualcuno paga.
Anzi, scusate per il disturbo. Fosse stato per noi, nemmeno avremmo fatto il processo.
Ma cosa dico il processo. Manco le indagini avremmo cominciato.
È giusto stupirsi per il Lodo Alfano.
Che poi si dovrebbe chiarire che "Lodo" non è un termine adatto. "Lodo" si usa quando interviene un accordo. Stile "Lodo Mondadori". Lì l'accordo s'era fatto. Più o meno.
In questo caso si deve parlare più giustamente di "Legge Alfano".
Perché si tratta di legge e, per prassi, le leggi prendono il nome di chi le propone.
Insomma: è giusto stupirsi per la Legge Alfano.
Che bisogno c'è di sospendere i processi quando, alla fine, non si sente mai la parola "condanna" quando si tratta di gente in doppiopetto o in divisa?
Quindi, basta con 'sto circo.
Lasciate liberi i giudici costituzionali.
Lasciateli liberi. C'è chi deve tornare nel loculo. C'è chi ha gente a cena (su questa ci dovete pensare, ma è bellina se la capite).
Non c'è bisogno di nessuna sospensione.
La giustizia fa comunque il suo corso.
Anche se quasi sempre il suo corso è sbagliato.
martedì 6 ottobre 2009
Testate biologiche
Firenze la rossa, Firenze la laica, Firenze la mangiapreti. Ora più che mai. È stato istituito ieri, infatti, il Registro comunale per i Testamenti biologici. Perché dopo tutte le polemiche che suscitò la cittandanza onoraria a Beppino Englaro, questo è un passo importante. Uno di quelli che fanno la differenza. Che ti fanno dire: wow, allora il PD che governa la città, almeno quello, ha un punto di vista bello cazzuto sull'argomento! Allora è vero, sono di sinistra! Poi vai a vedere nel dettaglio e scopri che tre consiglieri piddini hanno votato contro.
Che Renzi Cuor di Leone se ne va e non vota. Forse perché in giunta non è a sua agio: sarebbe opportuno che queste decisioni fossero prese nelle sedi opportune. Cioè, in televisione. D'altra parte, l'hanno detto tutti: Renzi vince perché è un bravo comunicatore. E come l'altro comunicatore che vince, le scelte si dicono in tv, prima. Prima anche di farle.
E poi, il simpatico Betori, che si iniziava a dare per disperso, ha fatto risentire la sua graziosa, pietosa e delicata voce. La stessa che definì Englaro assassino, che definì i fiorentini assassini e altre amenità. Insomma, con la solita serenità ha ribadito che la scelta è scellerata e tutto il resto a proposito di morte e assassini, che non riporto in modo puntuale tanto sono sempre le solite, noiose, anacrostiche cosette.
PS: mi scuso con i colleghi se non chiamo il sindaco di Firenze "Matteo".
lunedì 5 ottobre 2009
ICCHÈ CI SARÁ DA MANIFESTARE?
Ma icché ci sarà da manifestare?A me mi pare che vu' siate di fori. Vu' dite che un c'è libertà di stampa? Vu' dite che un ci si pò esprime' liberamente? A me mi pare vu' siate tutti briahi. Ma se un ci fosse libertà, eh, signorini, dico a voi, ma se un ci fosse libertà Minzolini che avrebbe potuto dire quelle minchiate?
Via, via, siamo seri: certo che la c'è libertà! I' problema, semmai, l'è che ce n'è troppa, e troppa poca gente che la ne sa icché fassene. Buhaioli.
giovedì 1 ottobre 2009
Ossimori
Quando sento parlare Belpietro come stasera ad Annozero, vorrei davvero che fosse abolita la libertà d'espressione e di pensiero. Di stampa no, perché i due termini, stampa e belpietro, sono antitetici. Quasi ossimorici.
mercoledì 30 settembre 2009
A proposito...
Mi verrebbe da iniziare con una scurrilità. Una di quelle che contribuiscono all'indecente imbarbarimento della comunicazione, dell'informazione, del giornalismo. E che Iddio dei Cieli ce ne scampi. Sia mai. Mai e poi mai. Anzi, no. Inizio con una scurrilità.
Grazie al cazzo.
Grazie al cazzo che siamo tutti per la libertà d'espressione. Vorrei anche vedere.
Grazie al cazzo che siamo tutti per la libertà di stampa. Vorrei anche vedere. Dicono che questo è il termometro delle democrazie. Anche se a dire il vero ogni tanto spunta fuori un termometro per la democrazia. Come si trattano gli animali. Come si trattano gli invalidi. Come si trattano le api. Come si trattano le carte da parati.
Grazie al cazzo che ognuno di noi vuol essere libero di dire quello che vuole, come vuole, quando vuole; se poi esagera, offende, calunnia, mente, allora se ne assume la responsabilità davanti a un giudice. Che va bene la libertà. Ma ci sono dei limiti. Ulteriore termometro per la democrazia. Ma la mia domanda è un'altra.
La mia domanda è: cosa cazzo se ne fanno i giornalisti della libertà?
Niente.
Perché nel 99% dei casi i giornalisti non vogliono essere liberi.
Nel 99% dei casi, i giornalisti vogliono scrivere quello che viene detto loro di scrivere. Vogliono avere il culo coperto. Dai livelli minimi del giornalismo fino ai quotidiani da un milione di copie al giorno, esiste sempre una causa da portare avanti. Ma non in nome della propria scienza e coscienza. Non in nome della propria libertà e del proprio coraggio. Bensì al servizio.
Questo mi fa imbufalire. Mi fa imbestialire l'ipocrisia di chi la libertà ce l'ha e non sa cosa farsene. Mi fa imbestialire la mancanza totale di imparzialità di fronte a temi così delicati. Mi fa imbestialire la mancanza di "coscienza civile" nel paese.
Probabilmente, il 99% di chi scenderà in piazza manco legge i giornali. Si va per sentito dire.
E allora, io dico: ma non sarebbe meglio una bella manifestazione POLITICA contro quello che il Governo sta facendo e disfacendo? Perché di questo, in fondo, si tratta. Di una manifestazione politica.
Chiamiamola con il suo nome, e io sono pronto ad aderire con tutto me stesso.
Ma non pigliamoci per il culo. Dateci tutta la libertà del mondo, ma poi spiegateci cosa dobbiamo farcene.
venerdì 4 settembre 2009
Dopo le elezioni, vincere le erezioni
Ma, se me lo chiedete in tribunale, posso dimostrarvi che il cazzo mi si rizza. E che le palle mi girano per ore consecutivamente. Prima di andare in frantumi.
lunedì 27 luglio 2009
APPUNTI
Il termine più usato, forse perché più raffinato, è: SEDUTTORE.
Abbiamo le prove che le tecniche di seduzione del Berlusconi si fermano all'ostentazione del proprio potere e della propria ricchezza, spesso molto al di là della legge (infrangere la quale diventa un'ulteriore dimostrazione di potenza guappesca).
Quindi, la tecnica seduttoria del Berlusconi è una favole. In realtà, è un uomo molto (troppo) potente che sfama il suo ego cannibale attraverso pavoneggiamenti e bocche aperte per lo stupore, certo, ma a pagamento. Tanto per non rischiare.
Tanti si chiedono se far ascoltare non le registrazioni non sia tutto sommato esagerato. In un paese normale non ci sarebbe bisogno di farlo, perché in un paese normale Berlusconi sarebbe in galera.
Perché è importante pubblicare quei documenti?
Non per voyeurismo. Non solo almeno. È importante perché quei documenti dimostrano che Berlusconi e il suo avvocato Ghedini hanno mentito in modo deliberato e volontario, ricorrendo a varie versioni che smentivano le precedenti a seconda dell'interlocutore.
Il fatto è questo: chi alle elementari, o alle medie, non aveva un compagno di classe che s'inventava stronzate dalla mattina alla sera? Tutti ce l'hanno avuto, e tutti hanno avuto un giudizio negativo su di lui, perché le nostre relazioni si basano fondamentalmente sulla nostra CREDIBILITA'. Anche questo in un paese normale.
Da noi, anche il toccare con mano non produce effetti. Ma di fronte a tali fatti, non si può più usare la formula del "presunto". Così si sono svolti i fatti, e la scelta di mantenere al proprio governo un bugiardo sessuomane corrotto è una scelta consapevole, non un dubbio ragionevole.
Ultimo atto: CORRUZIONE.
La corruzione esiste da sempre, e sempre esisterà. Si sente dire da ogni parte: questa vicenda non ha rilevanza penale. Discutibile, credo, ma irrilevante.
Perché se prendiamo il fatto da un'altra angolazione, non possiamo parlare di fatti privati (anche se la "morale doppia" è piuttosto spregevole, ma il male minore ad oggi). Non possiamo farlo perché quelle prostitute pagate profumatamente hanno ottenuto posti nelle liste per le elezioni a vari livelli: dunque, chi concede favori sessuali in cambio di incarichi o ruoli, soprattutto pubblici, non si configura come corruttore? E chi si fa corrompere, non è un corrotto?
La vicenda, come sempre, è stata trattata in modo confuso. E ovviamente non in modo colposo, ma volontario.
Quando si parla di deriva autoritaria, si intende proprio questo: è lesa la libertà del cittadino perché vengono violati i suoi diritti ad essere informato in modo completo e corretto. Se la maggior parte degli organi di informazione, soprattutto le tv, non solo non accennano a questi fatti (ed anzi li etichettano come gossip, parola di direttore Minzolini), ma anzi ne danno una lettura che mira a rinforzare l'immagine del presidente del consiglio, allora no. Qualcosa non va.
Il ruolo dell'informazione non è solo quello di informare, ma anche quello di far pensare: il tutto, però, in modo onesto, non viziato, non inquinato da interessi diretti.
Ma per assolvere a questo ruolo, l'informazione dovrebbe avere credibilità. Perché, senza credibilità, si diventa come quel compagno delle elementari che tutti deridevano e chiamavano IL CAZZARO DELLA SITUAZIONE. Poi magari il cazzaro diventa premier. E le cazzate diventano verità, come per magia. Una magia, un'illusione: l'illusione catodica.
martedì 21 luglio 2009
DIFFERENZE
Sapete qual è la differenza tra i sondaggi di cui parla Berlusconi e quelli che commissiona Repubblica? Che per fare i secondi bisogna telefonare alle persone.
venerdì 3 luglio 2009
INDOVINA CHI
"Parla di Costituzione e ignora le leggi, inventa sondaggi di popolarità e assicura: molti alleati".
No, non si sta parlando di chi pensate voi. Anche se ci sono analogie importanti. Lo ha detto Micheletti, il golpista dell'Honduras. Di origini italiane. Territorialmente parlando. Politicamente, invece, si pone a metà tra Arcore e Corleone.
giovedì 25 giugno 2009
L'INESPLORATO MONDO DEL RIDICOLO
mercoledì 24 giugno 2009
I GIORNALISTI CHE NON TI ASPETTI...
Ma soprattutto, oggi è mercoledì, il mercoledì della settimana del buonumore.
Due sono i fatti importanti.
Numero uno
A fronte di chi si aspettava un discorso a camere riunite, a reti unificate, a popolo assopito, il premier, sapete, quel signore che va a troie, anzi quel signore di 73 anni da cui vanno le troie, a fronte di tutto questo cosa fa, quello lì?
Una bella intervista a CHI, a CHI! Ma da schiantare dalle risate!!! Ma ci si rende conto, un'intervista a CHI in cui dice che soffre tanto per il divorzio, che ama tanto la sua famiglia, una serie di minchiate galattiche fuori di testa!!!
Dopo tutta questa storia, che se tutto va secondo i piani finirà nel nulla come sempre, una cosa ci resterà: nuove regole per l'umorismo, l'ironia e la comicità.
Numero due
In tutto questo buonumore, una macchia di serietà, una vera e propria rivoluzione.
I comitati di redazione delle tre testate Tg1, Tg2 e Tg3, hanno "sfiduciato" il direttore Minzo, di cui si parlava ieri e che ci aveva riempito di allegria la giornata. Una cosa mai successa prima, una clamorosa rivoluzione, un fatto senza precedenti. I giornalisti schierati contro la linea editoriale del Minzo, povero pelatone, squalo della cronaca e del retroscena, direttore da meno di un mese e di cui già tutti, anche dei suoi, chiedono la testa. Pelata.
Chissà se il Tg1 leggerà la nota dei cdr o se, Minzo docet, è solo gossip.
Magari ritroveremo il testo dei giornalisti su CHI, la prossima settimana.
martedì 23 giugno 2009
IL MINZO CHE NON TI ASPETTI. O FORSE SÍ
lunedì 22 giugno 2009
SBALZI DI BUONUMORE
lunedì 15 giugno 2009
IL QUIZ DEL LUNEDI'
Se vi trovate davanti a questo individuo, pensate di essere finiti:
A) in uno dei festini di Mosley
B) al Gay Pride
C) nel remake di Blues Brothers
D) nel nuovo video dei Village People
E) all'addio al celibato della Nonna Peppina
F) in un paese sicuro grazie alle ronde
martedì 9 giugno 2009
QUESTIONE DI OBIETTIVI
Forse vi è sfuggito, perché la notizia è stata un po' nascosta soprattutto negli ultimi due o tre giorni, ed anche in modo piuttosto incomprensibile, ma davvero, sono pochi gli organi di informazione che hanno riportato questa cosa che è successa, ma, soprattutto, ciò che colpisce di più, quello che davvero lascia sgomenti, è il fatto che realmente non è stato dato il minimo spazio a chi è rimasto coinvolto in questo accadimento che ha colto impreparati gli italiani, le tv, i giornali e così via. Insomma, se vi è sfuggito, ve lo dico io.
giovedì 28 maggio 2009
2 + 2 = 4
giovedì 14 maggio 2009
ITALICANDO
Finalmente, finalmente! Finalmente, clandestini di merda, negri del cazzo, cinesi bastardi, maghrebini fottuti, stronzi senegalesi coi vostri elefantini di legno, finalmente! A casa! A casa! Ma chi cazzo pensate di essere, voi, con la vostra pelle negra e il vostro corpo ossuto, che cazzo volete, cosa volete da noi! Finalmente, finalmente, a casa! Voi con i vostri barconi, voi con i vostri gommoni, sudici, puzzolenti, infami, fanculo se la maggior parte sono donne e bambini, sono delinquenti, lo diventeranno in quanto negri, in quanto tunisini, in quanto somali e cinesi! Musulmani del cazzo, terroristi, spacciatori, criminali, adesso non ridete più, non ridete più ora, maledetti bingo bongo, scimmie minorate che venite a rubarci il lavoro, a stuprarci le donne, non ridete più, ora, vero! Adesso quando vi becchiamo vi facciamo il culo, ve lo rompiamo in mezzo! Certo che ve lo facevamo anche prima, perché noi vi odiamo, stupratori maledetti, razze bastarde inferiori, mangiabanane, ma ora, ascoltate bene, ora, farvi il culo non solo è legale: è un obbligo! Quindi girate alla larga, maledetti bastardi, voi coi vostri fetidi cadaveri di bambini che arrivate sulle vostre barchettine di merda e pretendete di essere trattati come persone che fuggono dalla fame e dalla guerra, statevene alla larga dalla nostra Sacra Patria Italica, statevene alla larga o vi spariamo, statevene a casa con le vostre donne incinta sfornatrici di piccoli delinquenti negri, cinesi, arabi terroristi musulmani pidocchiosi, morti di fame! Girate alla larga!!!
mercoledì 13 maggio 2009
Proposta elettorale
Avrei un'idea. Nonostante il caldo. Avrei un'idea in grado di rivoluzionare la politica amministrativa locale.
L'idea, geniale, nasce da una serie di considerazioni su alcuni avvenimenti. Oggi pomeriggio, per esempio, vado all'inaugurazione di un giardino pubblico alle Piagge. Per andare là, passerò da via Pratese, dove sono terminati i cantieri ed ora è tutta bella luccicosa. Poi me ne andrò in giro, tra giardini puliti e tirati a nuovo, buche nell'asfalto riparate e ricoperte.
Insomma, finalmente pare che Firenze abbia un aspetto decente.
L'idea, quindi, è questa.
Dicono che si vota pure troppo e che la gente è stanca.
Perché, invece, non si vota una volta ogni sei mesi?
Gli effetti benefici, dicono, sono evidenti e auspicabili.
martedì 12 maggio 2009
Vita e morte ai tempi di Facebook
venerdì 8 maggio 2009
I Look For Truth
mercoledì 6 maggio 2009
Quando DOMANI è meglio di oggi
martedì 5 maggio 2009
A esser troppo buoni, si piglia in quel posto
mercoledì 29 aprile 2009
Men of Faith
Ognuno può fare quello che vuole. E su questo non ci piove. David Sassoli è liberissimo di candidarsi, o meglio, di essere candidato alle elezioni europee per il PD. Liberissimo. Capolista, poi: più che libero. Probabilmente è preparato e non stona. O comunque stona molto meno di altri.
Ognuno può fare quello che vuole, ci mancherebbe pure. Storicamente, la categoria "giornalisti" (un tempo si sarebbe potuto dire "intellettuali", parola in disuso per terminata attività probabilmente) ha sempre prestato importanti nomi alla politica. Senza scadere in seminari da due soldi, si potrebbe sostenere che il giornalismo italiano è di per sé politica. Ma questo discorso lo sanno anche i bambini dei manifesti dell'Udc, quindi lasciamo perdere.
Ognuno può fare quello che vuole, ma sinceramente, da giornalista (probabilmente da giornalista immaturo) credo che appiccicare la propria faccia a un simbolo di partito sia un errore. O meglio, una scelta, salvo il fatto che ognuno può fare quello che vuole, non condivisibile. E questa mia profondissima riflessione poggia sulla certezza che una scelta di questo tipo può, soprattutto nella società contemporanea, minare l'autorevolezza sia come politico, sia come giornalista. Sempre se a qualcuno gliene frega qualcosa di avere un'autorevolezza. Nondimeno, sempre se c'è qualcuno in grado di giudicare e definire qualcuno autorevole o meno.
Strumentalmente o no, facendo una scelta del genere, di "scendoincampiana" memoria, si rimette in discussione tutto ciò che si è fatto come giornalista fino a quel momento; ugualmente, si mette in discussione tutto ciò che si farà da quel momento in poi. Si presta il fianco, insomma, ad attacchi che con la politica non c'entrano nulla. E questo, in un Paese cristallino e intonso come il nostro, sarebbe sicuramente un vulnus inaccettabile.
Come successo con la Gruber, come successo con Vulpio, ora con Sassoli, si sente dire: "Visto? Quando si diceva che era una comunista, avevamo ragione noi!!!". E non sono scene belle. Anche perché, comunismo a parte, un po' c'hanno anche ragione. E dare ragione a uno come Gasparri è sicuramente una delle cose più brutte che può capitare nella vita.
Insomma, basta. Anche perché possono cadere miti. Riuscite ad immaginarvi, per esempio, se, che so, uno come Emilio Fede venisse candidato alle europee? Quanti sarebbero a dire, ingiustamente, che allora era vero, che era un po' berlusconiano?
Sia mai, e così sia.
lunedì 27 aprile 2009
Lasciate che i pargoli...
giovedì 23 aprile 2009
Cento di questi giorni
Quello che vedete in cima alla colonnina qui di fianco, a sinistra, e che certamente riconoscerete pur non avendo mai letto un libro o un giornale in vita vostra, è uno dei cosiddetti "padri nobili" del giornalismo italiano. Nella foto è insieme all'altro padre. Nobile pure lui. Poi dice che le coppie dello stesso non funzionano e non vanno riconosciute. Due padri maschi: la Chiesa direbbe che è per questo che il figlio, il giornalismo, non è uscito fuori tanto sano.
giovedì 16 aprile 2009
Tra informare e allarmare, c'è di mezzo il Sismologo de Noantri
martedì 14 aprile 2009
L'idiozia non è mai segreta
A parte gli aspetti tecnico-giuridici e le motivazioni costituzionali, c’è una questione politica che divide la Lega dal Pdl, quantomeno ad una parte del Pdl. Ne vogliamo parlare?
«Un attimo. Ci sono altri motivi che impediscono l’abbinamento. La segretezza del voto verrebbe meno. Se tu non hai intenzione di partecipare al referendum, non ti presenti al seggio. Ma se facciamo l’accorpamento, devi ritirare le schede per le Europee e le amministrative, e se non intendi votare per il referendum lo devi dire. Nel momento in cui fai questa dichiarazione al seggio, viene meno il segreto del voto. Questo è un ulteriore motivo di incostituzionalità [...]». (La Stampa di oggi, intervista di Amedeo La Mattina al ministro Calderoli)
Illuminante come sempre, il cosiddetto ministro Calderoli spiega e rilegge i principi costituzionali. Fatto, questo, che ci fa pure capire il motivo d'esistere, la ragion d'essere del suo Ministero: la Semplificazione legislativa.
Perché più semplificatorio di così non si può. Un giornalista avrebbe dovuto chiedere controbattere: "Scusi, signor ministro, ma cosa sta blaterando?". Perché questa è la funzione del giornalista. Non fare domande a caso e porgere il microfono (o il taccuino). Non nascondersi dietro una posticcia imparzialità. Non scrivere e poi lasciare che sia il lettore a capire dove stanno le stronzate e dove no.
Un giornalista non può permettere che un ministro, soprattutto un ministro, sostenga una nefandezza come questa. La segretezza del voto è inviolabile. Ma la segretezza riguarda il contenuto del voto: per un partito o per un altro, per un sì o per uno. Non l'andare a votare o meno. Se uno a votare ci va o no, lo si vede dal registro che ha ogni seggio elettorale e che viene fornito dal Ministero dell'Interno per tramite dell'anagrafe. Quel registro su cui si firma una volta votato.
Se venisse fatto come si spera l'election day, uno può tranquillamente andare e prendere solo le schede per le amministritive e le europee. In quei registri firmerà. Si può sottrarre al referendum, invece: in quel registro non firmerà. Ovviamente, la disquisizione padanofilosofica sulla segretezza del voto è un'emerita stronzata volontaria.
Il mestiere di giornalista teoricamente dovrebbe smascherarla e impedire che qualcuno la prenda per buona. Perché può capitare. Ce lo insegna la storia, e la stessa presenza del ministro Calderoli.