martedì 15 dicembre 2009

Noi non abbiamo futuro

Ci sono un paio di aspetti della tranvata sul muso che si è beccato quel coglione di Berlusconi e di cui voglio scrivere ad imperitura memoria, almeno fino a quando uno dei tanti esponenti liberali del partito della libertà non deciderà che non si può più manifestare il proprio pensiero.

Primo: com'è possibile che ogni volta che l'homunculus è in gravissima difficoltà succede qualcosa che lo mette in condizione di ricattare chiunque? Perché di questo si tratta. Si sono sentite dire cose da anni '20 in questi giorni. Ho sentito dire che si deve smettere di opporsi al governo perché Berlusconi è stato aggredito. Sarà una casualità. Mica uno può pensare che in Italia possano accadere cose manovrate da chi è al potere. Mica uno può pensare che siamo il paese di Moro, Matteotti, di Ustica, di Capaci, della P2, delle BR, dei NAR, delle stragi eversive. E' sempre, solo, tutto casualità.

Secondo. Ok. Mettiamo che sia sempre, solo, tutta casualità. La mente di Berlusconi non è quella di un uomo comune, ma quella di un computer, un elaboratore di immagini sacre e sacrali, un fornitore di santini di se stesso.

Sul punto di morte, come appariva e come appare in questi giorni, è stato infilato a forza in macchina. Ma lui, in un lampo di genio pubblicitario, immaginifico, artistico, ha trovato dentro di sé la forza di uscire dall'abitacolo ed ergersi, sanguinante e meraviglioso, sul famoso "bredellino" rialzato e rinforzato, per mostrare l'effige eroica dell'uomo indomito, offrire in pasto ai sudditi se stesso e il proprio sangue; lui, vittima sacrificale dell'odio del nemico; lui, il bene colpito dal male. Berlusconi, in una frazione di secondo -sempre perché è stata una casualità- ha saputo trasformare il dolore in un'immagine vincente, un'immagine che resterà per sempre, un'arma formidabile da utilizzare in qualsiasi eventuale futura contrapposizione politica, umana, personale.

Dunque, che dire. Tutto cambia per non cambiare. Chi lo odia lo odierà, chi lo ama lo amerà. Si iniziano a ventilare, dandole per "scontate reazioni", strette alla libertà di stampa, oscuramento di siti web, fino a incredibili scatti fascisti della serie "vietare per legge le contestazioni".

Ogni anno ricordiamo l'Olocausto, la Liberazione, la Grande Guerra. Eccidi, foibe, assassini. Ogni anno sentiamo dire quanto sia fondamentale la "memoria", che un popolo senza "memoria" non ha futuro.

Noi non abbiamo futuro.

lunedì 14 dicembre 2009

Complicazioni

Eppure, io ci speravo.

giovedì 10 dicembre 2009

Tanto per dire

Grazie al presidente del consiglio, stiamo riprendendo quota per quello che riguarda uno dei motori della nostra economia: l'esportazione.
Solo che, oggigiorno, non spediamo più verso l'estero mozzarelle, abiti firmati, beni di lusso o prodotti alimentari. No. Oggigiorno, siamo diventati i maggiori esportatori di figure di merda che il mondo possa avere e ricordare.
Un grande record raggiunto grazie solo all'impegno del premier che, ormai stanco di passare per uomo sano di mente in Italia nonostante tutto quello che combina, ha ben deciso di prendere il microfono durante un congresso del PPE, davanti a tutti i leader del centrodestra europeo, per rintuzzare il record esposto poche righe fa.
Merkel c'è un po' rimasta male: sono passati i bei tempi in cui il Silvio le faceva "cù cù" dalla colonna, sono passati anche i bei tempi in cui le faceva cenno di aspettare perché era al telefonino. Si aspettava, Angela, almeno un "kapò" buttato là, un paio di corna, una troia o due lesbiche, un lettone di Putin, un premier dell'Est col pipino di fuori.
Invece, nulla. Berlusconi si è limitato alla solita routine italiana, soliti giudici, solita consulta di sinistra, soliti sondaggi che lo vedono al 2093947 per cento nei sondaggi.
Merkel ha rilasciato solo un "no comment". Ma che ci vuoi fare, Angela, lui è fatto così, è per questo che la gente lo ama. Il problema, quindi, non è lui, ma la gente. O il sentimento dell'amore, che è cieco, come si sa. Cieco come il premier con il pipino di fuori a Villa Certosa. Anzi, con il pipone. L'amore, quindi, dispone di un enorme cazzo e, essendo cieco, vai un po' a sapere dove lo stronca. Qualche sospetto c'è. Ma non si può dire.

PS: il Tg5 ha detto che il Consiglio comunale de L'Aquila ha "festeggiato" con una seduta all'aperto una giornata importante perché riaprivano alcuni negozi del centro. La seduta all'aperto era di protesta per i ritardi e per le tasse. Tanto per dire.

mercoledì 9 dicembre 2009

8 dicembre 1980

Chissà com’era, chissà com’eri. Cambiare le leggi del mondo con una canzone, una poesia. Un'esistenza. Una presenza. Chissà come saresti stato. Adesso, sei come ognuno vuole tu sia.

martedì 1 dicembre 2009

ITALY TODAY

Di questi tempi, urlare in stadi e strade “non esistono negri italiani” deve far provare un brivido di sollievo e gioia. Ai neri.

martedì 24 novembre 2009

Politica e bizona: il modello 5-5-5


Di Gianni Somigli

Un bel giorno, un professore di matematica entra in aula per fare lezione. Si toglie il cappotto, saluta gli studenti, invita ad aprire i manuali. Dopodiché, si schiarisce la voce e dice: “Alessandro Manzoni era un analfabeta, un vero deficiente”. Come reagirebbero gli studenti di fronte a un’affermazione così estemporanea e fuor di competenza? Forse, esattamente come gli elettori di fronte al ministro per l’attuazione del programma di governo, Gianfranco Rotondi, che spara a zero contro la pausa pranzo.

Già che il ministro Rotondi spari a zero fa sobbalzare sulle sedie. Anche che Rotondi sia ministro è imbarazzante. E sorvoliamo sulla necessità di un ministero per l’attuazione del programma.
Ma come può essere, per quale motivo, con quale autorità un ministro deve “esternare” a proposito di un argomento che nulla c’entra con la propria carica istituzionale, per giunta ridicolo? E com’è possibile che giornali e tv possano dare spazio restando seri, chiedendo pareri, approfondimenti e commenti?

Eppure, pare essere diventato un trend irrinunciabile. Ignazio La Russa, tanto per fare un esempio, ormai in preda a terrificanti disordini lessicali, pensa di essere ministro dell’Attacco, parlando di “finte istituzioni europee”, e della Difesa, ma non del sacro suolo italico, bensì del crocifisso nelle aule di scuola. Titubando ulteriormente sull’intrinseco valore della carica ricoperta, il diastematico ministro fa passare solo qualche giorno prima di lasciarsi andare a un indefesso: “In aula difenderei Moggi”. Arduo difendere Moggi e Gesù Cristo crocifisso nella stessa settimana. Attendiamo che il ministro, per completare il quadro, assuma come consulente uno tra Billy Costacurta, Tarzan Annoni o Pasquale Bruno.

Il ramo culturale non può certo tralasciare Renato Brunetta: dall’alto della sua poltrona da ministro della funzione pubblica, dichiara che la sinistra, “parte peggiore del paese”, dovrebbe “morire ammazzata”; che la mostra del cinema di Venezia è una “mostra di parassiti”; che i “poliziotti sono dei panzoni”; che gli studenti dell’Onda “vanno trattati come guerriglieri”.
Ci sono poi veri maestri del settore. Ma evitiamo l’avventura nello sterminato e impervio repertorio del presidente del consiglio perché il 2012 è troppo vicino.

Quando queste “gaffe”, queste “battute”, o “provocazioni” invadono lo spazio del dibattito pubblico, la gente reagisce in due modi: pro o contro, a seconda della bandiera di chi espone tali illuminanti concezioni della vita e della pausa pranzo, a prescindere da essi.

Ma quelle “sparate”, quelle “gaffe”, quelle “battute” e quelle “smentite” non sono leggerezze. Esse fanno parte di una strategia di comunicazione precisa. Un modello che si pone a metà tra la comunicazione politica e quella pubblicitaria, fondato sulla personalizzazione sempre più accentuata della dimensione pubblica. Non importa ciò che si dice, chi si attacca, e i termini, più fanno scandalo, meglio è.

Succede tutto questo negli altri stati? Certo che succede. Succede perché ormai dovunque la politica vive d’immagine, e l’immagine di mezzi di comunicazione.
Esiste però una differenza sostanziale tra il nostro paese e gli altri Stati avanzati. In nessun altro posto il concetto di “campagna elettorale permanente” si è radicato come da noi, diventando praticamente l’unica modalità politica praticata.

Colpa dei politici? Sì, ma non solo. Una buona dose di responsabilità deve essere addebitata agli elettori. Da molte parti, gli elettori/consumatori sono indicati come ormai assuefatti e passivi. Un’ipotesi che può essere vera, ma che produce un effetto tutt’altro che scontato: quello della “fame da gaffe”. Insomma, la politica in senso tradizionale ormai non interessa più a nessuno, è considerata noiosa, roba da “vecchi arnesi”; e allora, cosa può esserci di meglio di un bel ring televisivo in cui si confrontano ministri, starlette e divi del cinema su qualsiasi argomento in modo indistinto?

Il modello di comunicazione politica contemporanea trova un illustre antesignano: Oronzo Canà e il suo 5-5-5. «E in mezzo a tutto ‘sto casino, gli altri non capiscono più un chezzo e noi, zak!, segniamo!».
Un’analisi preveggente che illustra alla perfezione ciò che succede oggi. Nella baraonda generale, in cui tutti dicono tutto e il contrario di tutto, gli altri, cioè gli elettori, non ci capiscono più un chezzo e alcuni, zak!, segnano.

Entrambi gli schieramenti latitano in modo imbarazzante sui contenuti. Ma, seguendo fedelmente il 5-5-5, il centrodestra non comunica nulla ma lo fa bene; il centrosinistra non comunica nulla e lo fa pure male. A parità di scatole vuote, quelle berlusconiane scintillano e stupiscono; quelle di sinistra sono polverose, cupe e smorte.

È come se il centrosinistra parlasse una lingua morta, insistendo sul fatto che l’opposizione si fa sui contenuti: ma a quanti, nel paese, interessano davvero i contenuti più dei contenitori? A guardare la sinistra oggi pare di vedere gli indiani che sfoderano arco e frecce contro i fucili dei cowboy, o i samurai giapponesi che galoppano spada in pugno contro i mitragliatori automatici ne “L’ultimo samurai”.

Come uscire da questa situazione? Un ruolo fondamentale dovrebbe essere quello della stampa. Dovrebbe essere il giornalista a smascherare i meccanismi che stanno dietro a certe logiche; dovrebbe essere il giornalista a destrutturare, semplificare e spiegare al corpo elettorale come funzionano gli ingranaggi del “Palazzo”.

L’impressione, però, è che anche la stampa abbia abdicato: un clima di guerra continua, una feroce campagna elettorale che dura dodici mesi l’anno, offre mille spunti di polemica, mille titoli, mille litigi, mille scontri che comprensibilmente fanno aumentare vendite e introiti.

Eletti, elettori e “cani da guardia” giocano tutti allo stesso gioco. Se questo sia un fatto positivo o negativo, ognuno la pensa come vuole. Del resto, anche la Longobarda si salvò all’ultima giornata col 5-5-5 dopo un campionato truccato. Potrebbe essere un buon auspicio. Ma anche no.


mercoledì 18 novembre 2009

Sogni

Il Pd non scenderà in piazza contro Berlusconi.
Circola la voce di elezioni anticipate e il segretario Bersani si lascia andare a feroci dichiarazioni: "Ufficiale: hanno seri problemi".
A chi pensava che dopo Veltroni e Franceschini non potesse capitare di peggio alla sinistra: credete nei vostri sogni.

martedì 17 novembre 2009

Misteri

Non sono mai stato un tipo particolarmente curioso. Il che non è certo un bene per uno che fa, o vorrebbe fare, il giornalista. Forse. Diciamo che ho una soglia di incuriosimento abbastanza alta. Generalmente, le banalità mi annoiano in un batter d'occhio. Stimo molto ma anche no quelli che si autodefiniscono "curiosi da morire" su qualsiasi cosa accada nel mondo, anche la più misera. Li stimo ma anche no perché, a esser sinceri, credo che su questo aspetto si calchi un po' la mano. Come dire: ehi, sono curioso, guardami, sono curioso quindi sono intelligentissimo. Ecco, io no, io non solo non mi fingo curioso ma nemmeno lo sono in generale.

Però ci sono cose che non solo mi rendono curioso. Ci sono cose che suscitano in me quasi una misteriosa, atavica attrazione; un'inesplicabile passione; una normale curiosità. Per esempio, non capirò mai come possano volare gli aerei. Ho letto e studiato, riletto e ristudiato. Ma per me, rimane una magia al pari del volo degli elicotteri. Che forse è pure peggio.

Esistono poi due misteri a cui non ho mai saputo dare una risposta e che, quando mi ci imbatto, resto a bocca aperta, curiosissimo, indagatorio, immaginifico.
Uno.
Come fanno a montare i tralicci dove passa l'alta tensione?
Due.
Di chi sono quelle scarpe perse sulla carreggiata della strada?
Ecco, questi sì che sono quesiti che mi tolgono il sonno. Giuro. Ogni volta che passo davanti a un palone di quelli, o ogni volta che in macchina vedo sul lato dell'autostrada una scarpa da ginnastica, mi pigliano gli angosciosi dubbi sul mondo.

Stamani, per la prima volta, ho visto degli operai costruire uno di quei tralicci enormi e giganteschi. Erano in due che ciondolavano nel vuoto, a credo una ventina di metri d'altezza. Una gru li riforniva di giganteschi pezzi di acciaio, o ferro, e loro li dovevano inserire in quelli già eretti. Sembravano due bimbi che si baloccano con il Lego. E pure io sembravo un bambino, con la bocca aperta, in autostrada, a guardare quella moderna torre d'avorio che ci porta le lampadine accese in casa.
Ed è qui che subentra un nuovo mistero: com'è possibile, ma come fanno a tirare da una torre all'altra, che distano centinaia di metri, i fili dell'alta tensione? Li caricano su una e li portano all'altra con un elicottero?
Maledetta tecnologia.
Maledetta soglia di incuriosimento.

Il mistero delle scarpe sull'asfalto, invece, resta integro. Non so darmi nessun tipo, ma proprio nessuno, di spiegazione. Come si fa a perdere una scarpa, sempre e solo una, in autostrada?
O si butta o ci casca, da qui non si scappa. Ma perché buttare una scarpa dalla macchina in corsa? Perché mai uno dovrebbe farlo?
Ci casca. Mi immagino uno che dorme con un piede fuori e la scarpa slacciata che scivola via dal piede per poi volare via. Certo. Come no.

Magari è la scarpa di uno dei piloti di elicottero che monta i fili della luce e che casca proprio in autostrada dal cielo. Oppure il risultato di una lite tra marito e moglie durante un viaggio. Un matrimonio finito a scarpate. Una valigia aperta su un tettino. Un cadavere in un bagagliaio chiuso male. Un bambino rapito che lascia un segnale, come Pollicino e le sue briciole di pane.
Il mistero delle scarpe sull'asfalto è quanto di più incredibile possa esserci nel mondo moderno. Che, a seconda della soluzione che mi do, mi terrorizza, mi tranquillizza oppure mi lascia del tutto indifferente.

giovedì 12 novembre 2009

PAROLE (a Roberto Saviano)

Le parole. Le parole scritte, le parole dette, le parole lette e quelle disegnate. Le parole raccontate. Le parole. Roberto Saviano fa lo sguardo da duro mentre parla. Ma i lampi saltuari sono parole che accecano. Sono parole che parlano d'innocenza. Parlano di sorpresa. Fa lo sguardo da duro, Roberto Saviano, stringe le folte ciglia come una sottolineatura che vuole allontanare i fantasmi. Ha imparato a controllare le emozioni. A essere un simbolo, a comportarsi come ci si attende che si comporti un simbolo. Ma ci sono squarci. Di luce nel buio. O di buio nella luce. Di bellezza nell'inferno, di inferno nella bellezza. Squarci come parole, come richieste di aiuto, come segnali. Tutto questo non succede. Non può succedere a me. Sono parole. Sono parole che parlano di parole. Parole che parlano di persone che usavano parole per decostruire e ricostruire. Parole su persone che usavano parole per portare pezzetti di mondo davanti agli occhi del mondo intero. Parole vive di persone morte. Parole che troppo spesso sono state ascoltate solo dopo che sono diventate parole vive di persone morte. La bellezza nell'inferno è come il neo sulla pelle bianca e candida di Marilyn. La bellezza nell'inferno si staglia come una risata durante un funerale. Dove nascono le parole. Perché dobbiamo credere alle parole in mezzo alle parole. Ci sono parole ovunque. Sui telefoni, sui libri, per strada, in macchina. Sui vestiti che portiamo. Sulle bare che indosseremo. Ci sono parole. Una cascata, una valanga, una slavina di parole. Eppure, mai come adesso le parole sono state così importanti. Mai come ora le parole sono un salvagente a cui reggersi con tutte le poche forze residue che possiamo ancora avere. Un salvagente a cui attaccarsi, con il cuore, con i denti, con le parole strette tra le mani. Roberto Saviano snocciola parole con maestria, ormai. Ritmo. Usa la punteggiatura e le parole quando parla esattamente come quando scrive. Le parole volano. Planano. Ronzano. Alcune se ne vanno. Altre restano. Si appiccicano addosso come fossero medaglie. Al valore, al disvalore, alla memoria, alla bellezza, all'inferno. Parole come immagini, fotografie come parole, tante, tante che frastornano se vuoi sentirle, ascoltarle, mangiarle, inglobarle tutte. Parole che diventano domande, che restano senza risposte, che vogliono e pretendono luce, fiamme, suoni. Roberto Saviano muove le mani come i ragazzini che hanno paura delle ragazzine. Punta dritto sulle telecamere e sulle facce. C'è sempre una punta di vergogna. Come quello che si sente ancora fuoriposto. Che si sentirà sempre fuoriposto. Nelle parole che raschiano la gola di chi ascolta. Nelle parole che sono bellezza e sono inferno. Nell'inferno di chi vorrebbe vita e bellezza. E che lo fa sapere. Attraverso parole.


Gianni Somigli


martedì 10 novembre 2009

RIVELUSCION

Il dubbio si insinua. Sinuoso e viscido, e strisciante. Le prove a favore sono innumerevoli, tante che non si contano. Oppure sì. Esempio.
Una: nessuno li ha mai visti insieme.
Due: la tonalità di voce è identica.
Tre: uno è l’altro con la cuffia.
Tre bis: la reazione al sentirli, quel fastidioso prurito intimo, è la medesima.
Insomma, per farla breve, ché tre indizi più un bis fanno una prova e tre prove una verità, si può affermare con certezza e dunque in verità, in verità vi dico: Minzolini e Capezzone sono la stessa persona.

giovedì 5 novembre 2009

Aridatece Baresi

Ma ha fatto ridere solo me la difesa del crocifisso da parte dell'indefesso ministro della difesa La Russa (ma pensa che mi tocca scrivere) in favore del crocifisso? Fulgido esempio di moderazione cristiana, di carità cristiana, di porgi l'altra guancia cristiana:

"POSSONO MORIRE TUTTI, IL CROCIFISSO NON LO LEVIAMO"

Gesù, se ci sei, vieni a rimettere le cose a posto.
Scendi dalle pareti e torna tra gli uomini e i ministri della difesa.

martedì 27 ottobre 2009

Essere o non essere


Berlusconi è malato.

Marrazzo è in convento.

Rutelli è in viaggio.

Bersani è segretario.

Bindi è presidente.

Formigli è in galera.

Mills è ancora colpevole.


mercoledì 21 ottobre 2009

Corsi e ricorsi mastellati

Poi dice che Berlusconi è scemo. Ma quando mai.
Invece di rimetterlo in parlamento, il Mastella, l'ha inpacchettato e spedito a Bruxelles, dove si è subito esibito in eleganti commenti sulla miseria della paghetta mensile da più di 20.000 euro.
Mastella per Berlusconi ha avuto un po' lo stesso impatto di uno di quei soprammobili che, una volta comprati, non si sanno dove mettere. Alla fine l'ha spedito lassù. Ed è un peccato, perché, secondo i corsi e ricorsi storici, forse dopo i recenti sviluppi quotidiani il vecchio volpone mastellato avrebbe fatto cascare il governo.
Interessante vedere come questi magistrati di sinistra ce l'abbiano con Mastella. Ce l'hanno sempre con lui, sempre: sia quando è di sinistra, sia quando è di destra. Povero.

martedì 20 ottobre 2009

BATTUTE DI SPIRITO CHE FANNO MORIRE DAL RIDERE MA PROPRIO SGANASCIARSI PIEGATI IN DUE ROTOLONI PER TERRA


Giulio Tremonti: "È meglio il posto fisso del precariato".


Moretti: "Volete treni migliori? Pagate".


Somigli: "Voglio gli spaghetti con il burro"

venerdì 16 ottobre 2009

GLI IMPERDONABILI AMANTI DEL CAMPEGGIO ESTREMO

Di Gianni Somigli

Campeggiare, si sa, è una passione. La libertà, l’aria aperta, il cielo stellato. La vita sana. Proprio come una volta. La passione, però, talvolta porta un po’ oltre.
Succede in questi giorni in una ex città abruzzese, L’Aquila, dove circa seimila persone sfidano ostinatamente il maltempo, il freddo e la neve pur di non lasciare le proprie tende.
Forse attendono solo un segnale dal capocomitiva Silvio Berlusconi. In molti, infatti, scoprirono l’amore per canadesi & C. lo scorso 8 aprile, quando il premier ebbe a dire ad una tv tedesca che basta «vedere le cose con un po’ di ottimismo e fare come se si trattasse di un fine settimana in campeggio».
Oltre agli aquilani, felici per il divertente diversivo vacanziero, tale prezioso proclama fu stranamente evidenziato solo all’estero (Guardian, El Pais, Times).
Furono in molti ad aderire all’iniziativa tra gli abruzzesi. Alcuni tra loro così convintamente che ora non c’è verso di schiodarli.
Sarà mica che il capocomitiva, tutto intento a far miracoli, si è dimenticato di avvertirli che la stagione ludico-turistica si è conclusa? Che, ci dispiace tanto, ma dopo il “fine settimana in campeggio” arriva inesorabilmente il lunedì?
Campeggiatori. Valli un po’ a capire.

venerdì 9 ottobre 2009

C'È DA SENTIRSI MALE


Poeraccio. Non solo non gli hanno dato il Lodo. Ma neppure un miserrimo Nobeluccio per la Pace. L'hanno dato a quello abbronzato nonostante la pacificità del comportamento degli ultimi giorni. Ormai, i comunisti sono ovunque. Ovunque.

giovedì 8 ottobre 2009

CHICCHIRICHÍÍÍÍÍ

Stamani, quando mi sono svegliato, il primo pensiero è stato: e ora, sono guai. Avevo paura di uscire di casa, stamani. Di aprire la finestra. Di affacciarmi su un mondo che, dopo la bocciatura della Legge Alfano che avrebbe dovuto istituire per legge la non uguaglianza davanti alla legge, non sarebbe stato più come prima.

Ero terrorizzato. Così intimorito da rintanarmi sotto le coperte. Da coprirmi la faccia per non vedere. Da coprirmi le orecchie per non sentire. E così, in questa posizione fetale, mi sono prefigurato catastrofi su catastrofi, miserie e macerie. Siccome non ho potuto seguire la telecronaca, ieri, ho pensato che, sicuramente, chi è stato danneggiato da questa sentenza starà dando fuori di testa.

Più che me ne stavo rincantucciato, più che i pensieri divenivano traumatici. Chissà cosa sta succedendo là fuori. Chissà come sta dando di testa chi ha perso l’immunità giustamente stabilita. Chissà com’è furioso Napolitano, la più alta carica dello Stato e quindi primo beneficiario della Legge Alfano. Chissà com’è furioso Schifani, seconda carica (o caricatura, non si è ben capito) dello Stato. Fini, poi, avrà passato la notte con giornalisti e portavoce per istruirli su dove sistemate le virgole tra un’offesa e l’altra.

C’è solo un sentimento che riesce a tranquillizzarmi. Almeno un po’. E che mi fa scivolare fuori dal mio letto-fortino. È la fiducia che nutro nel presidente del consiglio. Che poi manco sarebbe un’alta carica. Ma che, nonostante questo, con la consueta generosità si batte per i diritti dei deboli e dei poveri che lui orgogliosamente rappresenta. Saprà certo gestire con la delicata serenità del Giusto, con l’equilibrio armonioso che lo ha sempre contraddistinto e per cui anche secondo me meriterebbe il Nobel per chi Tace, questa fase in cui è stato trascinato suo malgrado.

Mi vesto. Faccio colazione. Ancora tremante, ma solo un po’. Il terrore mi attanaglia ancora, giù, alle caviglie. I passi si fanno pesanti. Mi faccio il segno della croce più per scaramanzia che per religiosità, dato che anche il 72% dei tredici dell’ultima cena era di sinistra. Quindi, golpista. Pertanto, non degni della mia fede.

Apro la porta. Pare tutto tranquillo, fuori. Pare. Con enorme circospezione esco. Con abnorme sospettosità salgo in auto. Abitando in una via piuttosto isolata, è logico che ancora qua non siano arrivati, mi dico. Ma mentre innesto la prima, sono certo che mi basterà fare qualche centinaio di metri per imbattermi nell’inferno. Nel ferro e nel fuoco. Nella fine di tutto.

Adesso sono in redazione. Sono arrivato sano e salvo. Sulla mia strada, non ho trovato nessun vecchio gallo con elmetto e ascia bipenne, assetato di sangue che, in quanto rosso, è di sinistra. Probabilmente, il leader peximo dei leghisti non aveva salvato il numero di Asterix sul telefonino. O più probabilmente non ha trovato le chiavi del pollaio.

Nessun vecchio gallo sulla strada. Manco uno dei tanti che dicono castronerie solo perché sono della Loggia. Ho visto solo una pecorella che brancolava solitaria con la coda tra le gambe. Siccome porta fortuna, l’ho salutata con la manina.

mercoledì 7 ottobre 2009

Dalla Valle Spluga


Vengon giù loro. Ma sono i soliti che fanno buon brodo?

Miserie quotidiane

Figurarsi se per i fatti di Genova qualcuno paga.
Anzi, scusate per il disturbo. Fosse stato per noi, nemmeno avremmo fatto il processo.
Ma cosa dico il processo. Manco le indagini avremmo cominciato.

È giusto stupirsi per il Lodo Alfano.
Che poi si dovrebbe chiarire che "Lodo" non è un termine adatto. "Lodo" si usa quando interviene un accordo. Stile "Lodo Mondadori". Lì l'accordo s'era fatto. Più o meno.
In questo caso si deve parlare più giustamente di "Legge Alfano".
Perché si tratta di legge e, per prassi, le leggi prendono il nome di chi le propone.

Insomma: è giusto stupirsi per la Legge Alfano.
Che bisogno c'è di sospendere i processi quando, alla fine, non si sente mai la parola "condanna" quando si tratta di gente in doppiopetto o in divisa?
Quindi, basta con 'sto circo.
Lasciate liberi i giudici costituzionali.
Lasciateli liberi. C'è chi deve tornare nel loculo. C'è chi ha gente a cena (su questa ci dovete pensare, ma è bellina se la capite).

Non c'è bisogno di nessuna sospensione.
La giustizia fa comunque il suo corso.
Anche se quasi sempre il suo corso è sbagliato.

martedì 6 ottobre 2009

Testate biologiche

Firenze la rossa, Firenze la laica, Firenze la mangiapreti. Ora più che mai. È stato istituito ieri, infatti, il Registro comunale per i Testamenti biologici. Perché dopo tutte le polemiche che suscitò la cittandanza onoraria a Beppino Englaro, questo è un passo importante. Uno di quelli che fanno la differenza. Che ti fanno dire: wow, allora il PD che governa la città, almeno quello, ha un punto di vista bello cazzuto sull'argomento! Allora è vero, sono di sinistra! Poi vai a vedere nel dettaglio e scopri che tre consiglieri piddini hanno votato contro.
Che Renzi Cuor di Leone se ne va e non vota. Forse perché in giunta non è a sua agio: sarebbe opportuno che queste decisioni fossero prese nelle sedi opportune. Cioè, in televisione. D'altra parte, l'hanno detto tutti: Renzi vince perché è un bravo comunicatore. E come l'altro comunicatore che vince, le scelte si dicono in tv, prima. Prima anche di farle.
E poi, il simpatico Betori, che si iniziava a dare per disperso, ha fatto risentire la sua graziosa, pietosa e delicata voce. La stessa che definì Englaro assassino, che definì i fiorentini assassini e altre amenità. Insomma, con la solita serenità ha ribadito che la scelta è scellerata e tutto il resto a proposito di morte e assassini, che non riporto in modo puntuale tanto sono sempre le solite, noiose, anacrostiche cosette.

PS: mi scuso con i colleghi se non chiamo il sindaco di Firenze "Matteo".

lunedì 5 ottobre 2009

ICCHÈ CI SARÁ DA MANIFESTARE?

Ma icché ci sarà da manifestare?A me mi pare che vu' siate di fori. Vu' dite che un c'è libertà di stampa? Vu' dite che un ci si pò esprime' liberamente? A me mi pare vu' siate tutti briahi. Ma se un ci fosse libertà, eh, signorini, dico a voi, ma se un ci fosse libertà Minzolini che avrebbe potuto dire quelle minchiate?
Via, via, siamo seri: certo che la c'è libertà! I' problema, semmai, l'è che ce n'è troppa, e troppa poca gente che la ne sa icché fassene. Buhaioli.

giovedì 1 ottobre 2009

Ossimori

Quando sento parlare Belpietro come stasera ad Annozero, vorrei davvero che fosse abolita la libertà d'espressione e di pensiero. Di stampa no, perché i due termini, stampa e belpietro, sono antitetici. Quasi ossimorici.

mercoledì 30 settembre 2009

A proposito...

Mi verrebbe da iniziare con una scurrilità. Una di quelle che contribuiscono all'indecente imbarbarimento della comunicazione, dell'informazione, del giornalismo. E che Iddio dei Cieli ce ne scampi. Sia mai. Mai e poi mai. Anzi, no. Inizio con una scurrilità.

Grazie al cazzo.
Grazie al cazzo che siamo tutti per la libertà d'espressione. Vorrei anche vedere.
Grazie al cazzo che siamo tutti per la libertà di stampa. Vorrei anche vedere. Dicono che questo è il termometro delle democrazie. Anche se a dire il vero ogni tanto spunta fuori un termometro per la democrazia. Come si trattano gli animali. Come si trattano gli invalidi. Come si trattano le api. Come si trattano le carte da parati.

Grazie al cazzo che ognuno di noi vuol essere libero di dire quello che vuole, come vuole, quando vuole; se poi esagera, offende, calunnia, mente, allora se ne assume la responsabilità davanti a un giudice. Che va bene la libertà. Ma ci sono dei limiti. Ulteriore termometro per la democrazia. Ma la mia domanda è un'altra.

La mia domanda è: cosa cazzo se ne fanno i giornalisti della libertà?
Niente.
Perché nel 99% dei casi i giornalisti non vogliono essere liberi.
Nel 99% dei casi, i giornalisti vogliono scrivere quello che viene detto loro di scrivere. Vogliono avere il culo coperto. Dai livelli minimi del giornalismo fino ai quotidiani da un milione di copie al giorno, esiste sempre una causa da portare avanti. Ma non in nome della propria scienza e coscienza. Non in nome della propria libertà e del proprio coraggio. Bensì al servizio.

Questo mi fa imbufalire. Mi fa imbestialire l'ipocrisia di chi la libertà ce l'ha e non sa cosa farsene. Mi fa imbestialire la mancanza totale di imparzialità di fronte a temi così delicati. Mi fa imbestialire la mancanza di "coscienza civile" nel paese.

Probabilmente, il 99% di chi scenderà in piazza manco legge i giornali. Si va per sentito dire.

E allora, io dico: ma non sarebbe meglio una bella manifestazione POLITICA contro quello che il Governo sta facendo e disfacendo? Perché di questo, in fondo, si tratta. Di una manifestazione politica.
Chiamiamola con il suo nome, e io sono pronto ad aderire con tutto me stesso.

Ma non pigliamoci per il culo. Dateci tutta la libertà del mondo, ma poi spiegateci cosa dobbiamo farcene.

venerdì 4 settembre 2009

Dopo le elezioni, vincere le erezioni

A dicembre mi scade il contratto e non so se sarà rinnovato o no. Di soldi un ce n'è. Questo, insieme a molte altre vicende, mi rende molto depresso.

Ma, se me lo chiedete in tribunale, posso dimostrarvi che il cazzo mi si rizza. E che le palle mi girano per ore consecutivamente. Prima di andare in frantumi.

lunedì 27 luglio 2009

APPUNTI

Ci hanno raccontato per anni, costruendo l'immagine di un Berlusconi che evidentemente non è reale, che il Berlusconi è un MACHO, UN PLAYBOY.
Il termine più usato, forse perché più raffinato, è: SEDUTTORE.
Abbiamo le prove che le tecniche di seduzione del Berlusconi si fermano all'ostentazione del proprio potere e della propria ricchezza, spesso molto al di là della legge (infrangere la quale diventa un'ulteriore dimostrazione di potenza guappesca).
Quindi, la tecnica seduttoria del Berlusconi è una favole. In realtà, è un uomo molto (troppo) potente che sfama il suo ego cannibale attraverso pavoneggiamenti e bocche aperte per lo stupore, certo, ma a pagamento. Tanto per non rischiare.

Tanti si chiedono se far ascoltare non le registrazioni non sia tutto sommato esagerato. In un paese normale non ci sarebbe bisogno di farlo, perché in un paese normale Berlusconi sarebbe in galera.
Perché è importante pubblicare quei documenti?
Non per voyeurismo. Non solo almeno. È importante perché quei documenti dimostrano che Berlusconi e il suo avvocato Ghedini hanno mentito in modo deliberato e volontario, ricorrendo a varie versioni che smentivano le precedenti a seconda dell'interlocutore.
Il fatto è questo: chi alle elementari, o alle medie, non aveva un compagno di classe che s'inventava stronzate dalla mattina alla sera? Tutti ce l'hanno avuto, e tutti hanno avuto un giudizio negativo su di lui, perché le nostre relazioni si basano fondamentalmente sulla nostra CREDIBILITA'. Anche questo in un paese normale.
Da noi, anche il toccare con mano non produce effetti. Ma di fronte a tali fatti, non si può più usare la formula del "presunto". Così si sono svolti i fatti, e la scelta di mantenere al proprio governo un bugiardo sessuomane corrotto è una scelta consapevole, non un dubbio ragionevole.

Ultimo atto: CORRUZIONE.
La corruzione esiste da sempre, e sempre esisterà. Si sente dire da ogni parte: questa vicenda non ha rilevanza penale. Discutibile, credo, ma irrilevante.
Perché se prendiamo il fatto da un'altra angolazione, non possiamo parlare di fatti privati (anche se la "morale doppia" è piuttosto spregevole, ma il male minore ad oggi). Non possiamo farlo perché quelle prostitute pagate profumatamente hanno ottenuto posti nelle liste per le elezioni a vari livelli: dunque, chi concede favori sessuali in cambio di incarichi o ruoli, soprattutto pubblici, non si configura come corruttore? E chi si fa corrompere, non è un corrotto?

La vicenda, come sempre, è stata trattata in modo confuso. E ovviamente non in modo colposo, ma volontario.
Quando si parla di deriva autoritaria, si intende proprio questo: è lesa la libertà del cittadino perché vengono violati i suoi diritti ad essere informato in modo completo e corretto. Se la maggior parte degli organi di informazione, soprattutto le tv, non solo non accennano a questi fatti (ed anzi li etichettano come gossip, parola di direttore Minzolini), ma anzi ne danno una lettura che mira a rinforzare l'immagine del presidente del consiglio, allora no. Qualcosa non va.
Il ruolo dell'informazione non è solo quello di informare, ma anche quello di far pensare: il tutto, però, in modo onesto, non viziato, non inquinato da interessi diretti.
Ma per assolvere a questo ruolo, l'informazione dovrebbe avere credibilità. Perché, senza credibilità, si diventa come quel compagno delle elementari che tutti deridevano e chiamavano IL CAZZARO DELLA SITUAZIONE. Poi magari il cazzaro diventa premier. E le cazzate diventano verità, come per magia. Una magia, un'illusione: l'illusione catodica.

martedì 21 luglio 2009

DIFFERENZE


Sapete qual è la differenza tra i sondaggi di cui parla Berlusconi e quelli che commissiona Repubblica? Che per fare i secondi bisogna telefonare alle persone.

venerdì 3 luglio 2009

INDOVINA CHI


"Parla di Costituzione e ignora le leggi, inventa sondaggi di popolarità e assicura: molti alleati".

No, non si sta parlando di chi pensate voi. Anche se ci sono analogie importanti. Lo ha detto Micheletti, il golpista dell'Honduras. Di origini italiane. Territorialmente parlando. Politicamente, invece, si pone a metà tra Arcore e Corleone.

giovedì 25 giugno 2009

L'INESPLORATO MONDO DEL RIDICOLO


Un'entrata a piè pari, una giusta rivendicazione, un mettere i puntini sulle i.
Come si può definire altrimenti l'uscita di Franceschini?
Non si può definire altrimenti, perché di questo si tratta.

Un'entrata a piè pari nella nostra Settimana del Buonumore. Perché col suo messaggio e con l'apertura di una spaccatura (un'altra?!) nel PD, il buon Franceschini ha voluto rivendicare il ruolo che compete alla Sinistra in Italia: rinnovare quotidianamente il concetto di ridicolo.

Verrebbe da chiedersi perché anche i rappresentanti politici del PD non spendano tempo, energie e soldi in maiale. Ops, scusate: escort. Ve li diamo noi. Finanziamento pubblico ai partiti per scopi goderecci. Ma, vi prego, impiegate quel tempo che adesso investite con tanto ardore per addentrarvi nell'ignoto campo dell'autoridicolizzazione in altro modo. Esisterà da qualche parte una D'Addario anche per voi. Magari vi chiederà più soldi. C'è da capirla. Ma sono sicuro che la "base", fantomatica, gradirà.

Come può il principale partito d'opposizione pensare ad altro, in questi giorni, e non martellare contro il premier in evidente difficoltà per la prima volta dopo venti anni?
Come può un partito come il PD trovare sempre, sempre, sempre, il modo di mantenere in sella al suo cavallo (fornito dal mafioso Mangano a Dell'Utri) il cavaliere?
Come può un partito politico infilarsi in modo maniacale in lotte infinite di potere interne, quando di potere ce n'ha evidentemente sempre meno?

In questi giorni, narrano i bene informati, nel centrodestra è un totale casino. Ci sarebbe aria di smobilitazione, tanto che molti ministri e vari esponenti starebbe già facendo piani per il postberlusconismo. Eppure, non vola una mosca. Nessuno osa aprire bocca. Che difendano il capo o la poltrona, nel momento di maggior difficoltà, i ranghi si stringono e si fa muro, compattamente, perseguendo la stessa exit strategy. Anche se fallimentare.

Dall'altra parte, ma quando mai.
Invece di insistere, martellare, accusare, denunciare, denigrare, puntare il dito, strillare, cosa fanno? Ripigliano a scontrarsi su chi comanda il pollaio. Roba da non credere.

Infatti, è lecito iniziare a non credere.
Un comportamento del genere in questo momento è troppo idiota per essere spontaneo. Anche l'ultimo dei politici idioti e mentecatti lo sa.
Cosa si nasconde dietro?
Perché ogni volta che lo strapotere berlusconiano vacilla, la Sinistra accorre in soccorso?
Si avverte in giro un vago sentore di presa per il culo generale. Una presa per il culo bipartisan. A me, personalmente, non piace manco un po'.

mercoledì 24 giugno 2009

I GIORNALISTI CHE NON TI ASPETTI...


In Firenze, oggi è San Giovanni, patrono della Città del Fiore.
Ma soprattutto, oggi è mercoledì, il mercoledì della settimana del buonumore.
Due sono i fatti importanti.

Numero uno
A fronte di chi si aspettava un discorso a camere riunite, a reti unificate, a popolo assopito, il premier, sapete, quel signore che va a troie, anzi quel signore di 73 anni da cui vanno le troie, a fronte di tutto questo cosa fa, quello lì?
Una bella intervista a CHI, a CHI! Ma da schiantare dalle risate!!! Ma ci si rende conto, un'intervista a CHI in cui dice che soffre tanto per il divorzio, che ama tanto la sua famiglia, una serie di minchiate galattiche fuori di testa!!!
Dopo tutta questa storia, che se tutto va secondo i piani finirà nel nulla come sempre, una cosa ci resterà: nuove regole per l'umorismo, l'ironia e la comicità.

Numero due
In tutto questo buonumore, una macchia di serietà, una vera e propria rivoluzione.
I comitati di redazione delle tre testate Tg1, Tg2 e Tg3, hanno "sfiduciato" il direttore Minzo, di cui si parlava ieri e che ci aveva riempito di allegria la giornata. Una cosa mai successa prima, una clamorosa rivoluzione, un fatto senza precedenti. I giornalisti schierati contro la linea editoriale del Minzo, povero pelatone, squalo della cronaca e del retroscena, direttore da meno di un mese e di cui già tutti, anche dei suoi, chiedono la testa. Pelata.
Chissà se il Tg1 leggerà la nota dei cdr o se, Minzo docet, è solo gossip.
Magari ritroveremo il testo dei giornalisti su CHI, la prossima settimana.

martedì 23 giugno 2009

IL MINZO CHE NON TI ASPETTI. O FORSE SÍ



Prosegue alla grande la Settimana del Buonumore, inaugurata ieri con riflessioni accurate intorno a ciò che succede sull'asse Bari-Roma.
La puntata di oggi verte sull'incommensurabile apporto del neodirettore del TG1, Augusto Minzolini.
Trovatosi al centro di un fuoco incrociato solo perché il suo telegiornale non ha MAI parlato di B&B, ossia Berlusconi&Battone, il Minzolo mi è stato convocato dal Garimberti, mentre anche Zavoli è uscito dal sarcofago per farfugliare qualche ammonimento generale che nessuno ha capito. Ma insomma, è già qualcosa.

Che il Telegiornale 1, martoriato da direzioni quantomeno imbarazzanti da anni, sia serenamente giudicabile come scandaloso, credo sia un punto sul quale tutti concordano; poi si pensa che per larga parte del popolo ignorante è l'unica fonte di informazione, e allora uno si mette a ridere che non ce la fa a smettere.

Quando non ce la fai proprio più e sei piegato in mezzo coi crampi allo stomaco, ecco che ripensi al fatto che TUTTA LA STAMPA E LE TRASMISSIONI TV D'INFORMAZIONE DEL MONDO parlano dell'inchiesta di Bari, mentre sulle tv italiane non c'è traccia, e allora proprio inizi a rotolarti in terra.

Pensi di stare per morire soffocato, ed ecco che, come un lampo, ti torna in mente a quando fu fatto fuori dalla Rai ENZO BIAGI, per "uso criminoso del servizio pubblico". E allora no, non ce la fai più. Basta, basta, non senti più le ganasce, basta, vi prego.
E ok, dai. Siamo un popolo ignorante ma simpatico, pensi.
E lo pensi perché ancora non sai che sta per arrivare il colpo di grazia, quello che ti stende.

Perché durante il Tg1 delle 20 di ieri è andato in scena ciò che non era mai successo.
I precedessori del Minzo, tranne mi pare il povero Mimun, si erano sempre sottratti dal comparire sui teleschermi. Forse per la vergogna, non si sa.
Che ti combina, invece, quel mattarello dell'Augusto, lo "squalo del retroscena"?
O non mi va in video per chiarire i motivi dell'oscuramento??!

Già questo potrebbe bastare per riformare i concetti di ironia e umorismo sui manuali di comicità di tutto il mondo. E invece no. Lo squalo del retroscena non si è fermato a una presenza fissa e muta: ha deciso di parlare, fornendo a tutti, ma proprio tutti, una lezione di come NON si fa giornalismo, soprattutto se inteso come servizio pubblico e quindi pagato, volenti o nolenti, da tutti.

Il Minzo chiarisce i motivi del suo "atteggiamento prudente" sui "chiacchericci e semplici ipotesi investigative" su una "storia piena di allusioni, testimoni più o meno attendibili e rancori personali", anche perché, dice, "abbiamo visto celebri mangiapreti vestire i panni di novelli Savonarola" in nome di "un improvviso moralismo" in questi mesi "in cui è stata messa sotto i riflettori la vita privata del premier".

Il testo dell'intervento pare una sceneggiatura scritta a quattro mani da Gasparri&Cicchitto, la nota coppia di umoristi che calca le scene ormai da decenni; peccato per l'assenza del tocco di classe poetico della Bondi Generation.

Verrebbero da fare alcune riflessioni un po' più serie, soprattutto per ciò che riguarda le nozioni di base del giornalismo. La declinazione dei fatti/notizie data dal direttore del Tg1 in merito a ciò che accade a Bari è semplicemente sbagliata.

Il mestiere del giornalista non è dare opinioni politiche sui fatti, ma scoprirli, verificarli e raccontarli. Minzolini parte da un presupposto politico, quindi non giornalistico. Un buon giornalista, ma anche uno cattivo, per dire ciò che ha detto Minzolini, dovrebbe verificare ciò che sostiene: solo chiacchericci? Solo gossip? Ok: prova che i testimoni dicono il falso, prova che i giudici sbagliano. Questo è il tuo mestiere. Non nascondere al pubblico. Questo è uso politico e "criminoso" dell'informazione. O almeno dovrebbe esserlo, se fossimo un paese normale, non un posto in cui l'uso criminoso dell'informazione è quello di chi fa informazione. Vero, Enzo?

In seconda battuta, è quantomeno ridicolo che un giornalista che ha fondato la sua carriera leccando il culo a Berlusconi si ponga come garante dell'oggettività. Ricordiamo che Minzolini, retroscenista de La Stampa, fu l'unico invitato nella villa ai Caraibi del premier, dal quale arrivò un articolo in cui il premier veniva descritto più o meno come il nonno di Gesù, il padre di Dio.
La "carriera" di Minzolini si è sviluppata SOLO su notizie non confermate, retroscena, fonti anonime. Quindi: ma cosa dice, il pelatone. Come si permette di insultarci.

Ultima nota di colore ed umorismo: tra l'ultimo amore della Sora Lella, il cane che salva il gatto, il torneino di pompini in spiaggia, le tendenze sessuali di Pecoraro Scanio, mode e tendenze della bassa Lunigiana, il tradimento della fidanzata dell'amico della sorella di Beckam, è proprio vero che fare gossip per un telegiornale sarebbe insulso.
Quindi, di sicuro oggi il Tg1 non punterà i riflettori sulla moglie di Mourinho che ha chiesto il divorzio. No no, di sicuro no, perché queste cose, alle persone, non si fanno.
"Questa è la linea editoriale del Tg1 che vi ho promesso, cari telespettatori, fin dal primo giorno. E che continuerò a garantirvi". L'ha promesso, Minzolini. Ai suoi telespettatori. A tutti e quattro. Ma uno dormiva e forse si è salvato.

lunedì 22 giugno 2009

SBALZI DI BUONUMORE


Ci sono motivi validi per cui le ultime vicende berlusconiane ci devono mettere di buonumore. Certo, ci sarà qualcuno che gioirà nell'osservare il caimano dibattersi e divincolarsi tra le maglie della rete in cui è finito. Lui, onnipotente, sfuggito nei secoli dei secoli ad ogni accusa, dalla mafia alla P2, dalle tangenti alle condanne, si trova in ginocchio. Nonostante il blackout totale dell'informazione (comunicazione?) televisiva, che ci avvicina in modo così ironico all'Iran di questi tempi.

Il primo motivo, e più valido, è che gli ultraortodossicristiani sono spariti. Ma dove sono? Quagliarello, dove sei? Eppure mica son passati secoli. Gli illuminati del precetto, della sacralità della vita e delle poltrone di Porta a Porta, non si trovano più. Mica secoli fa. Qualche mese è passato dalla crociata moralizzante prolife, contro il bruto Peppino Englaro.
Non si sa se siano in un angolino, con le mani in faccia, preda di vergogna e terrore di parlare, vedere, sentire. Ma non ci sono, dove sono? Non ci sono. E questo, è certo, crea in noi un qualche ottimismo.


Un altro motivo di allegria, pur moderata, sono gli editoriali di Libero e de Il Giornale. La linea di difesa del capo è questa: embé?
Le argomentazioni più o meno finiscono qua.
Anche perché, il buonumore cresce in modo direttamente proporzionale ai tentativi di disculpe del sovrano. Un certo Santambrogio su Libero argomenta che il 6% degli italiani è sessodipendente, che l'industria dei sextoys è in costante crescita. Quindi, ma che vogliono tutti dal Berlusca? E giù di precetto: chi è senza peccato, scagli la prima pietra. Qualcuno informi Santambrogio che quella roba lì, tecnicamente, è roba seria. Non un frasario, non un brevario.

Dice: son tutti così. Fedifraghi, burloni, mezzimafiosi, arrivisti, senza scrupoli, mignottari, corrotti. Gli italiani son tutti così, e il Silvio, essendo un vero italiano der popolo, non si discosta. Infatti, è un caso se c'è lui a capo del governo, ma ci poteva essere chiunque altro. Il popolo dà, il popolo toglie. Semmai la colpa, indovinate di chi è? Della sinistra. Ovvio.

E poi, gli aneddoti, gli aneddoti! Il Silvio con la maiala di turno, le dice di aspettarlo nel "letto grande", il Ghedini infamato da tutti per il termine "utilizzatore finale" e misteriosamente sparito dai teleschermi, i fidi sgherri di cui non si ha notizia, Chirac e Silvio in tour tra i bidet della villa, presidenti e capi di stato a pisello all'aria in mezzo a donne vagamente trash, scenette di matrimoni e slave vestite da babbe nataline... Da morì dal ridere!

Non fosse per questi pallosissimi giornalisti complottardi al soldo degli USA e del loro presidente neocomunista che però avrebbe architettato tutto perché Silvio è amico dei russi che non sono più comunisti ma, seguendo il nostro esempio, si dedicano con successo all'instaurazione di una sana e salda mafiocrazia...
Questi bolscevichi che si permettono addirittura di criticare un eletto dal popolo, che insinuano che non sia solo questione di utilizzazione finale di corpi di sesso femminile, bensì che dietro ci siano mazzette e appalti, perfino polverine bianche varie... Stanno rischiando di rovinare tutto, vogliono proprio toglierci ogni divertimento!

Se la storia rimane sui binari della gnocca, il Berlusca è destinato a cadere con tutto il suo impero. Se invece tutto questo casino diventerà "serio", si parlerà di mazzette, appalti truccati, mafia, allora finirà nel mucchio insieme a tutte le altre cose serie. Evidentemente, in questo paese alla rovescia, le cose sono destinate ad andare così.
Chissà: se anche Andreotti, anziché fare quello che ha fatto, anziché baciare con la lingua Totò Riina, avesse elargito leccate a qualcuna di queste "escort" (oggi anche il termine "maiala" è così demodè!), forse, e dico forse, le cose sarebbero andate diversamente.

Il Berlusca si è trasformato in questi giorni in un unico, gigantesco tendine d'Achille. Oddio, gigantesco magari no. Un metro e sessantacinque coi tacchi. Ma la tragedia, o la tragicomica, è che meno dei Quagliarelli vari si sentono i sinistri. Ora che c'è da scagliare la freccia decisiva, ora che c'è da disarcionare il cavaliere, ora che la spallata è seria: sinistri, dove siete?

Al solito, gli unici che martellano in modo serio e continuo sono i dipietristi. Prova inconfutabile di questo è la totale scomparsa di Di Pietro & C. dagli schermi e pure dai giornali.
Chiudo questa filippica con un amarcord: quel "Giornale" che oggi si stupisce del clamore e inveisce contro chi non si dà limiti ed entra nella vita privata delle persone, sapete? Andate a rileggere ciò che venne scritto quando Sircana (Sircana, lo sconosciuto) fu beccato a trans, ma soprattutto quando furono pubblicate foto di Di Pietro che baciava una (foto ritoccate per dare del torbido che non esisteva)... E adesso scusatemi, vado a vomitare dal ridere. E non solo.

lunedì 15 giugno 2009

IL QUIZ DEL LUNEDI'



Se vi trovate davanti a questo individuo, pensate di essere finiti:

A) in uno dei festini di Mosley

B) al Gay Pride

C) nel remake di Blues Brothers

D) nel nuovo video dei Village People

E) all'addio al celibato della Nonna Peppina

F) in un paese sicuro grazie alle ronde

Prendetevi tutto il tempo che volete. So bene che la risposta non è immediata. Ma giuro che non è una domanda trabocchetto. Grazie Italia per le soddisfazioni che ci regali quotidianamente.

martedì 9 giugno 2009

QUESTIONE DI OBIETTIVI


Forse vi è sfuggito, perché la notizia è stata un po' nascosta soprattutto negli ultimi due o tre giorni, ed anche in modo piuttosto incomprensibile, ma davvero, sono pochi gli organi di informazione che hanno riportato questa cosa che è successa, ma, soprattutto, ciò che colpisce di più, quello che davvero lascia sgomenti, è il fatto che realmente non è stato dato il minimo spazio a chi è rimasto coinvolto in questo accadimento che ha colto impreparati gli italiani, le tv, i giornali e così via. Insomma, se vi è sfuggito, ve lo dico io.

Ci sono state le elezioni.

Lo so, lo so, nessuno vi ha avvertito, nessuno ve l'aveva detto.
D'altra parte è normale che succeda qualcosa del genere. Sono ormai anni che le persone sono nauseate dalla politica e dai politici, dalla "casta", dai commenti dei vari Capezzoni di turno e dai risolini isterici di Gasparri. Tanto sono tutti uguali, dicono, e l'è tutto un magna magna, vogliono solo il seggiolone. La gente, insomma, si è davvero rotta i coglioni della politica onnipresente come anni fa.

Era del tutto prevedibile, insomma, che la notizia delle elezioni passasse del tutto inosservata, relegata in secondo piano rispetto a fatti di nessuna rilevanza.
Era prevedibile visto l'andazzo.
Già da mesi la politica era uscita di scena dai giornali, che non dedicavano più spazio all'argomento, consci del fatto che a nessuno interessa più sapere cosa non pensa Cicchitto ma lo dice, cosa non pensa Bonaiuti ma lo dice, cosa pensa Franceschini ma non lo dice.
I telegiornali, ormai da mesi, non mostravano più Irina La Russa deridere qualsiasi avversario.
La Casta e La Deriva, Gomorra, Mani Sporche: le fatiche editoriali di valenti cronisti hanno dato la mazzata finale a una classe politica morta e sepolta.

Mastella, infatti, alla faccia dei maligni che gli volevano tanto male, non si è candidato con Berlusconi, a cui dicevano, quei maligni, che si era venduto per far cadere Prodi. Menomale, vuol dire che ancora esiste un barlume di decenza in questo paese, come il fatto che il punto forte del programma di centrodestra riportava: "ABOLIZIONE DELLE PROVINCE".
Fortunatamente non sono state abolite, sennò la sconfitta della sinistra sarebbe stata dimezzata e, magari, qualche culo sarebbe saltato per non aver raggiunto l'obiettivo: perdere, perdere, perdere. Ma tutto, anche se nessuno ve l'ha detto, è andato per il meglio.
Le Province non sono state abolite, la Sinistra ha perso parecchio.

La gente è schifata da tutto questo, e per dimostrarlo vuole un seggio. Ovunque. Basta un seggio. Un consiglio comunale, un consiglio di quartiere. Un cazzo di posto nel consiglio di condominio. Per i più fortunati, si può sempre pensare ad una depandance distaccata a statuto speciale.

La vita, è questione di coerenza, e di obiettivi.
Aridatece Carosello.

giovedì 28 maggio 2009

2 + 2 = 4


Libertà è libertà di dire che due più due fa quattro.
Tutto il resto ne consegue naturalmente.

Porca miseria, Winston, se ci avevi ragione; porca miseria, George, se ci avevi visto bene. Hai sbagliato solo i tempi, ma nemmeno di tanto. Il tuo presente futuro era il 1984. Il nostro 1984 è passato, il nostro presente, il nostro anno è il 1994. Quella sequenza in cui un doppio zero separa un due e un nove è solo una questione tecnica. Una pura formalità da calendario e agenda.

La libertà è libertà di dire che due più due fa quattro.
Il nocciolo della questione sta tutto qua. Campagne di stampa pro e contro, scontri epici in salotti tv, bombe molotov e ronde padane. Tutto sfondo, tutta roba di facciata.
La libertà è esattamente questo: la libertà è dire che due più due fa quattro. E la differenza, sostanziale, è che quando liberamente si racconta che due più due fa quattro, la gente, il lettore, l'elettore, il sostenitore, il cittadino, la persona, ci credono. E sai perché? Semplicemente, perché è vero. Niente di più, niente di meno.

La libertà è libertà di dire che due più due fa quattro. La libertà è libertà di vedere con i propri occhi che quando due più due fa quattro non possono esserci varianti, non possono essere percezioni, non possono esistere punti di vista diversi o contrapposti.
Mentre in Inghilterra cadono personaggi importanti per la prima volta in 300 anni perché un giornale ha scoperto che gonfiavano i rimborsi elettorali, da noi, per l'ennesima volta, si ripetono le stesse Verità: giornali stalinisti, tv staliniste, giudici stalinisti e sovversivi.

La libertà è libertà di dire che due più due fa quattro, Winston. Ma ciò che neanche tu, George, potevi prevedere, il punto fino a cui nemmeno tu e il tuo Ministero della Verità vi siete spinti, è che la libertà di dire che due più due fa quattro non è negata (quasi) mai.
Il tuo 1984 lo accenna, il nostro quindicennale e distopico 1994 lo realizza.
Liberamente puoi dire che due più due fa quattro. La notizia, Winston, è che due più due fa quattro ma a nessuno importa un cazzo.

Due più due fa quattro? C'è chi dice sì e c'è chi dice no, questo fa parte del gioco. La libertà di dire che due più due fa quattro comprende la libertà di sostenere che due più due non fa quattro?
Io credo di sì. Quando arriverà il 1995, anche se la luce in fondo al tunnel ancora non si vede, dovremo fare i conti con noi stessi.
Com'è stato possibile che ci siamo fatti fregare così?
Com'è possibile che in quell'anno di quindici anni due più due ha fatto quattro, cinque, un milione, un miliardo?
Come abbiamo potuto sopportare le stesse frasi, lo stesso refrain, quel loop imbarazzante di dichiarazioni banali, squallide, stampinate?

Due più due fa quattro ma non interessa a nessuno, le notizie scompaiono dalle tv, i giornali non sono letti, le elezioni le vince sempre il solito. La guerra è pace, la libertà è schiavitù, l'ignoranza è forza. La menzogna è verità.
Caro Winston, tu pensavi che quell'anno là, quel 1984, fosse qualcosa di terribile.
Fatti un giro da queste parti, nel nostro 1994.
Puoi prendertela anche con calma, mi sa. Che qua non pare nessuno abbia furia di festeggiare l'ultimo dell'anno.

giovedì 14 maggio 2009

ITALICANDO


Finalmente, finalmente! Finalmente, clandestini di merda, negri del cazzo, cinesi bastardi, maghrebini fottuti, stronzi senegalesi coi vostri elefantini di legno, finalmente! A casa! A casa! Ma chi cazzo pensate di essere, voi, con la vostra pelle negra e il vostro corpo ossuto, che cazzo volete, cosa volete da noi! Finalmente, finalmente, a casa! Voi con i vostri barconi, voi con i vostri gommoni, sudici, puzzolenti, infami, fanculo se la maggior parte sono donne e bambini, sono delinquenti, lo diventeranno in quanto negri, in quanto tunisini, in quanto somali e cinesi! Musulmani del cazzo, terroristi, spacciatori, criminali, adesso non ridete più, non ridete più ora, maledetti bingo bongo, scimmie minorate che venite a rubarci il lavoro, a stuprarci le donne, non ridete più, ora, vero! Adesso quando vi becchiamo vi facciamo il culo, ve lo rompiamo in mezzo! Certo che ve lo facevamo anche prima, perché noi vi odiamo, stupratori maledetti, razze bastarde inferiori, mangiabanane, ma ora, ascoltate bene, ora, farvi il culo non solo è legale: è un obbligo! Quindi girate alla larga, maledetti bastardi, voi coi vostri fetidi cadaveri di bambini che arrivate sulle vostre barchettine di merda e pretendete di essere trattati come persone che fuggono dalla fame e dalla guerra, statevene alla larga dalla nostra Sacra Patria Italica, statevene alla larga o vi spariamo, statevene a casa con le vostre donne incinta sfornatrici di piccoli delinquenti negri, cinesi, arabi terroristi musulmani pidocchiosi, morti di fame! Girate alla larga!!!

Ora, archiviata questa pratica, finalmente possiamo tornare a piangere per Eluana Englaro in nome del Gesù, della Carità e di Quagliarello; a piangere per i poveri nullatenenti de L'Aquila; a gettare strali contro lo strisciante razzismo antisemita; a pulirci il culo con la bandiera italiana; a donare 1 euro con un sms per i bimbi africani malati di Aids.

Essere italiani è davvero una bella soddisfazione.

mercoledì 13 maggio 2009

Proposta elettorale


Avrei un'idea. Nonostante il caldo.
Avrei un'idea in grado di rivoluzionare la politica amministrativa locale.
L'idea, geniale, nasce da una serie di considerazioni su alcuni avvenimenti. Oggi pomeriggio, per esempio, vado all'inaugurazione di un giardino pubblico alle Piagge. Per andare là, passerò da via Pratese, dove sono terminati i cantieri ed ora è tutta bella luccicosa. Poi me ne andrò in giro, tra giardini puliti e tirati a nuovo, buche nell'asfalto riparate e ricoperte.
Insomma, finalmente pare che Firenze abbia un aspetto decente.

L'idea, quindi, è questa.
Dicono che si vota pure troppo e che la gente è stanca.
Perché, invece, non si vota una volta ogni sei mesi?

Gli effetti benefici, dicono, sono evidenti e auspicabili.

martedì 12 maggio 2009

Vita e morte ai tempi di Facebook


La storia è questa. Un ragazzo uccide una ragazza e poi si uccide. In mezzo a un bosco. No, su una strada sterrata in mezzo a un lecceto, o a un faggeto. Forse, sono castagni. È una striscia bianca polverosa, chiazzata di rosso vivo, che taglia un verde brillante e immobile. Non ci sono respiri nell'aria. Ci sono state grida. Nessuno le ha sentite. Se non quei faggi. O quei castagni. Un ragazzo uccide una ragazza. No, non una ragazza. La sua ragazza. Una vita non esiste più. Due vite, non sono più.

Questa è la storia. Una storia su cui in mille stanno scrivendo articoli o registrando servizi, con musiche di sottofondo. Chissà perché, chi viene ammazzato ascoltava sempre Vasco Rossi. Questa è la storia di due vite che non esistono più e che offrono, adesso, ora che non esistono più, appoggiate così inermi e polverose su un vassoio forse d'argento, spunti per lacrime false, esercizi stilistici, coccodrilli, così va il mondo, l'amore.

Questo è, questo è sempre stato: abbiamo deciso che in fondo la storia è tenera e allora piangiamo. Chi ha deciso? Lei, Giulia, credo di no. Amore, vita, passione, gelosia. Questa è un'altra storia. Questa è una storia di un malato di mente che ammazza una poveraccia di 22 anni. Non c'è nulla di romantico. Non c'è nulla di poetico.

Non c'è nulla di commovente nello spiare, profilare, rintracciare due vite attraverso Facebook, cercando e scavando tra le frasi e i messaggi, tra i nomignoli e gli "stati: fidanzata" e che giorno invece lo stato era "non fidanzata". Non mi commuove. Mi fa rabbia. Ridurre una vita alla strofa di una canzone. Etichettare un'esistenza con una frase fatta. Polli in bella mostra nella vetrina del macellaio, tanti polli con certificato: odio Berlusconi, odio questo, ma amo la pasta alla carbonara e il gelato.

Ecco perché non mi troverete mai su Facebook, né in altri immensi archivi digitali di vite unificate. Probabilmente, ecco perché non infilerò mai una lama nei colli altrui. E nemmeno nel mio. Al limite, se proprio dovessi farlo, avremo la decenza di chiamarmi per quello che sono: assassino. Senza Vasco Rossi in sottofondo.

venerdì 8 maggio 2009

I Look For Truth


Lo scorso lunedì ho partecipato in veste di coordinatore ad un importante convegno in memoria di Maria Luigia Guaita, protagonista della Resistenza prima e del panorama culturale fiorentino poi. Lo scopo, a due anni dalla scomparsa, era recuperare la figura di Maria Luigia come staffetta di Giustizia e Libertà nonché vera protagonista della guerra contro il Nazifascismo insieme ai Rosselli, Calamandrei, Ragghianti e così via.

Ho concluso l'incontro con un un piccolo discorso. Parole scaturite da riflessioni dei giorni passati a leggere e studiare, dall'ascolto delle importanti personalità pervenute, su tutte Sandra Bonsanti di Libertà e Giustizia; da idee e convinzioni mie, dal mondo che ho intorno.
Poche parole con cui, però, ho cercato di esprimere quello che penso.

Purtroppo è così. Purtroppo il mondo non è un granché. L'Italia poi, non ne parliamo; i giovani italiani? Una catastrofe. Ma, credo, finché ci sarà anche solo uno che studia, che insegue la cultura, che vuol sapere, per scegliere, farsi idee, ricredersi, vivere pensando di essere parte di qualcosa di più grande, di più importante... Finché ci sarà solo uno che persegue e che non si adegua, allora, ancora c'è speranza.

So che sembrano parole dette per fare effetto. Magari, non sono nemmen così rivoluzionarie. Magari, sono state già dette un milione di volte prima, e da persone più autorevoli di me. La cosa originale, forse, per quello che mi riguarda, è questa qua. E cioè, che in queste cose ci credo.

Ci credo. Voglio stupirmi ancora quando le cose non mi tornano. Voglio provare stupore quando la gente scende in politica e fa giornalismo, senza vederci niente di male, nemmeno una piccola incompatibilità; mi voglio stupire quando poi le stesse persone si infervorano attaccando il vituperato conflitto d'interessi; mi voglio stupire quando l'inadeguatezza dei politici la fa da padrona.

Voglio continuare a sorprendermi, perché sorprendermi significa sforzarsi, disperatamente sforzarsi di non farsi inghiottire, non ancora, dagli ingranaggi per cui due più due fa sempre tre e mezzo. Ci sono stati Principi russi, profeti palestinesi, Candidi francesi che non hanno accettato ciò che avevano intorno; loro, per loro fortuna, non accettavano perché non capivano.

Oggi, purtroppo, e per ciò che mi riguarda, si capisce tutto, perché c'è poco da capire. Ma a chi mi dice che "le cose funzionano così", io rispondo no. Per me no. Lo so, lo capisco, ma non lo accetto. Non cerco scorciatoie, non voglio una tessera per sentirmi qualcuno; credo nelle mie capacità, nei miei metodi, nei miei progetti, nei miei sogni. Queste cose mi fanno sentire qualcuno, soprattutto quanto mi guardo intorno e vedo quanto poco contano gli altri, pur pensando di essere sempre un gradino più su, perché più furbi, perché più svelti, perché passi dalla corsia d'emergenza per superare le file, perché ti candidi per comodità, perché conosci quello o quell'altro.

Vedo come vanno le cose, non sono un Idiota. Purtroppo, non lo sono. E, probabilmente, mi sono scelto i modelli sbagliati da seguire. Ma da seguire davvero, non da "usare", non da "citare", non da scimmiottare. Probabilmente, non arriverò da nessuna parte, visto come "vanno le cose".
Ma almeno, se qualcuno di voi verrà a farmi visita, per cercare la a mia tomba, piccola piccola, scarna scarna, sarà costretto a uscire dall'ingranaggio e respirare due secondi alla luce del sole.

mercoledì 6 maggio 2009

Quando DOMANI è meglio di oggi



Della musica italiana contemporanea ho un'opinione piuttosto bassa, in generale, salvo alcuni casi. Casi molto rari, a dire il vero. Ma l'iniziativa di Lorenzo, in arte Jovanotti, che ha coinvolto ben cinquantasei cantanti italiani merita davvero un plauso. Anzi, un applauso, un abbraccio, un gesto d'amore.

La canzone è DOMANI - 21 aprile 2009, e nonostante sia italiana, è davvero BELLA. Ci sono passaggi davvero belli, parole meravigliose. Il video, poi, è esagerato, è commovente. E davvero c'è il meglio del meglio: Lorenzo, gli Elii, Piero Pelù, Zucchero, Battiato, Fabri Fibra, Nek, Gianna Nannini, Jax, Giuliano dei Negramaro, Elisa, il maestro Roberto Vecchioni, Morgan, Baglioni, Ron, Mango, Venditti... Insomma, la crema.

Fortunatamente sono rimasti fuori quelli che chiaccherano e badano solo ed esclusivamente al soldo, come quel Vasco Rossi che, personalmente, ritengo clamorosamente sopravvalutato e troppo poco odiato.


Bravo Lorenzo, bravo Giuliano. Siete riusciti in una missione impossibile, e questo vi rende onore; non ricordo neanche più da quanto non entro in un negozio di dischi, ma, per quello che vale, comprerò il singolo (a 5 euro, in vendita dal 15 maggio). E non solo: lo canticchierò per un mese o due, per farvi promozione, e anche per farvi capire l'errore che avete fatto chiamando Ligabue e non me.


DATEMI RETTA, DATE UN'OCCHIATA QUI E POI SOSTENETE ANCHE VOI QUESTI RAGAZZI E LA LORO INIZIATIVA. FATELO OGGI, E NON...


DOMAAAANIIIIII!!!

martedì 5 maggio 2009

A esser troppo buoni, si piglia in quel posto



Qualcuno mi potrebbe gentilmente spiegare come mai Dell'Utri, invece di essere in galera in quanto condannato per MAFIA, è libero di girare ma soprattutto di sostenere queste posizioni storiche altrimenti definibili come:

S T R O N Z A T E ?

Che la pena detentiva sia stata convertita in un certo numero di interviste da rilasciare a Klaus Davi? Sarebbe pure giusto, sarebbe molto equo. Ma che le pene accessorie le si debbano scontare noi...

No, questo no, questo è troppo anche in un paese come il nostro, dove i comunisti sono arrivati addirittura in Vaticano come dimostra l'editoriale di Avvenire di oggi contro il Troppo Buono Divin Pulzello di Arcore noto anche come Papi Silvio Primo.

mercoledì 29 aprile 2009

Men of Faith


Ognuno può fare quello che vuole. E su questo non ci piove. David Sassoli è liberissimo di candidarsi, o meglio, di essere candidato alle elezioni europee per il PD. Liberissimo. Capolista, poi: più che libero. Probabilmente è preparato e non stona. O comunque stona molto meno di altri.

Ognuno può fare quello che vuole, ci mancherebbe pure. Storicamente, la categoria "giornalisti" (un tempo si sarebbe potuto dire "intellettuali", parola in disuso per terminata attività probabilmente) ha sempre prestato importanti nomi alla politica. Senza scadere in seminari da due soldi, si potrebbe sostenere che il giornalismo italiano è di per sé politica. Ma questo discorso lo sanno anche i bambini dei manifesti dell'Udc, quindi lasciamo perdere.

Ognuno può fare quello che vuole, ma sinceramente, da giornalista (probabilmente da giornalista immaturo) credo che appiccicare la propria faccia a un simbolo di partito sia un errore. O meglio, una scelta, salvo il fatto che ognuno può fare quello che vuole, non condivisibile. E questa mia profondissima riflessione poggia sulla certezza che una scelta di questo tipo può, soprattutto nella società contemporanea, minare l'autorevolezza sia come politico, sia come giornalista. Sempre se a qualcuno gliene frega qualcosa di avere un'autorevolezza. Nondimeno, sempre se c'è qualcuno in grado di giudicare e definire qualcuno autorevole o meno.

Strumentalmente o no, facendo una scelta del genere, di "scendoincampiana" memoria, si rimette in discussione tutto ciò che si è fatto come giornalista fino a quel momento; ugualmente, si mette in discussione tutto ciò che si farà da quel momento in poi. Si presta il fianco, insomma, ad attacchi che con la politica non c'entrano nulla. E questo, in un Paese cristallino e intonso come il nostro, sarebbe sicuramente un vulnus inaccettabile.

Come successo con la Gruber, come successo con Vulpio, ora con Sassoli, si sente dire: "Visto? Quando si diceva che era una comunista, avevamo ragione noi!!!". E non sono scene belle. Anche perché, comunismo a parte, un po' c'hanno anche ragione. E dare ragione a uno come Gasparri è sicuramente una delle cose più brutte che può capitare nella vita.

Insomma, basta. Anche perché possono cadere miti. Riuscite ad immaginarvi, per esempio, se, che so, uno come Emilio Fede venisse candidato alle europee? Quanti sarebbero a dire, ingiustamente, che allora era vero, che era un po' berlusconiano?

Sia mai, e così sia.


lunedì 27 aprile 2009

Lasciate che i pargoli...



Menomale che sono finite le contestazioni e le manifestazioni comuniste, quasi fasciste, contro la giusta e decisamente ottima riforma Gelmini. Una riforma della scuola di cui nessuno, ma proprio nessuno, ci ha capito niente. Neanche la Gelmini stessa. Ma questa è un po' la caratteristica dell'attuale Governo: le cose si fanno. Non si capiscono, ma si fanno. Mica per nulla è il Governo del Fare. Sennò si sarebbe chiamato "Governo del Fare dopo aver Pensato".

Ma a parte questi risibili dettagli estetici, la cosa che più consola è che non vediamo più bambini biecamente strumentalizzati a fini propagandistici. Ci siamo scandalizzati tutti, perché abbiamo visto bambini in piazza con cartelli e striscioni; che schifo, che scandalo, ma come si può! I bambini, che ne sanno loro di una riforma di cui lo stesso ministro non ha capito niente?

Per fortuna, il problema non si pone più. Le contestazioni sono terminate, e i bambini, finalmente in salvo dalle strumentalizzazioni politiche comuniste infami, possono tornare a fare ciò che la loro età prevede, nei luoghi che la decenza pretende: i manifesti elettorali dell'UDC.


giovedì 23 aprile 2009

Cento di questi giorni


Quello che vedete in cima alla colonnina qui di fianco, a sinistra, e che certamente riconoscerete pur non avendo mai letto un libro o un giornale in vita vostra, è uno dei cosiddetti "padri nobili" del giornalismo italiano. Nella foto è insieme all'altro padre. Nobile pure lui. Poi dice che le coppie dello stesso non funzionano e non vanno riconosciute. Due padri maschi: la Chiesa direbbe che è per questo che il figlio, il giornalismo, non è uscito fuori tanto sano.

Leggo oggi su un quotidiano che durante l'apertura dei festeggiamenti per il centenario della nascita del grande Indro, a Fucecchio, sono state dette parole che, pur essendo parole di circostanza, io credo abbiano suscitato un gran mal di pancia al Grande Vecchio. Se per il ridere o per lo schifo, questo non lo so.

Leggo di Zavoli e del suo intervento così banale da risultare noioso. Un Montanelli non rinascerà, non ci sono più le ideologie. E che dire delle mezze stagioni. Ma va bene, insomma, quando si commemora ci sono cose che si devono dire. E poi Zavoli fa parte del circolo dei Grandi Vecchi, di coloro che ormai commentano se stessi.

Leggo di Mario Cervi, "uno dei grandi amici di Montanelli", che ne tesse elogi, ossequiosi ringraziamenti postumi. Caso vuole che Mario Cervi sia stato uno dei "traditori" nel momento più duro della lunga vita-carriera di Indro. Un tradimento professionale, ma soprattutto un accoltellamento tra due persone che fino a quel momento si rispettavano. Forse erano pure amici. Poi arrivò Berlusconi.

Montanelli fu costretto a lasciare il suo amato Giornale, esautorato prima da Feltri, quindi dal "grande amico" Mario Cervi che inizialmente l'aveva seguito alla Voce. Solo che poco dopo, vista la mala parata, il Cervi scelse di fare marcia indietro, assumere la direzione del Giornale, partecipare alle numerose campagne anti-Montanelli, "grande amico". Il Grande Vecchio, negli ultimi giorni della sua vita, in un'intervista a Cheli per Diario, si mostrò, una delle rarissime volte, non sarcastico, bensì umano, ferito: «Da Cervi, certe cose non me le sarei proprio aspettate». Che dire: è vero, di Montanelli non ne nascono più, oggi. Tutti Cervi. Oggi.

Leggo di Sorgi, l'onnipresente Sorgi, per cui può valere la famosa citazione pasoliniana: «Io non ho nessuna autorevolezza, salvo quella di non averne». Per lui, per Sorgi, vale solo la prima parte. Ed è per questo motivo, per questa imbarazzante assenza di autorevolezza derivante da imbarazzante nullità giornalistica, che il nostro Sorgi è uno dei giornalisti e "commentatori" politici più presenti in televisione. Il che è pure piuttosto naturale: visto il livello della politica, è giusto che sia Sorgi a commentarla.

«Ve lo immaginate un Montanelli oggi su internet?» chiede agli astanti. Magari pensa pure di essere arguto. Qualcuno lo dovrebbe avvertire, poveretto. Io comunque voglio rispondere alla sua domanda retorica priva di fondamento, e pure di ars: sinceramente sì, me lo immagino Indro su internet. Mi immagino La Voce on line, un sito visitato da centinaia di migliaia di persone. Mi immagino pure lui picchiettare al pc. E una rubrica, magari chiamata "ControRete": «Dopo aver visto Sorgi in tv, immaginarsi Montanelli sul web è una specie di sogno erotico».

Buon centesimo compleanno, Vecchio. Come dire. Non ragionam di loro, ma guardiamo e passiamo. La gente piccola non dovrebbe avere il diritto di parlare della gente grande. E la tua enormità è paragonabile solo al loro essere uomini piccoli piccoli senza vergogna alcuna.
Il destino delle leggende è quello di appartenere a tutti. Purtroppo.

giovedì 16 aprile 2009

Tra informare e allarmare, c'è di mezzo il Sismologo de Noantri


In mezzo alla marea di dichiarazioni di persone totalmente ignoranti in materia che si trovano a gestire la materia, una materia che purtroppo riguarda anche la vita (e la morte) delle persone, le uniche parole sensate che mi è capitato di sentire sono state quelle di un medico, di un neurochirurgo, intervistato ieri sera per il sempre ottimo Chi l'ha visto? della sempre ottima Federica Sciarelli.

Quest'uomo, che si è spezzato la schiena perché scappando dalla casa crollante non ha più trovato la rampa di scale, ha detto, con pazienza, con estrema calma, una cosa talmente lampante, semplice, addirittura banale se non logica, che mi sono dato una pacca sulla fronte. Stile: porca miseria, è vero!

Ha detto, più o meno: «Tutti ci hanno detto di stare tranquilli, di non allarmarci. Soprattutto i giornali e le tv, per cui questi sciami sismici erano normali. Dovevamo stare tranquilli perché è impossibile prevedere l'arrivo di un terremoto; ma se non si può predire che accada con certezza, non si può nemmeno dire che non accadrà con certezza. Dovrebbero smettere di trattarci come bambini idioti, e fare informazione per creare consapevolezza: non chiudere le porte a chiave, tenere una torcia e il cellulare a portata di mano, non lasciare le macchine nei box. Piccole accortezze che salvano la vita, non allarmismo».

La calma con cui ha detto tutto ciò, paragonando la situazione a quel "consenso informato" a cui il medico chirurgo è obbligato -giustamente- nei confronti del paziente. Mica lo allarma. Mica dice che morirà e che deve scappare. Lo tratta da paziente, adulto e in grado di capire che esiste un rischio di cui essere consapevoli. Un rischio in base a cui prendere decisioni.

Ecco. Queste parole dovrebbero essere chiare a tutti coloro che si riempiono la bocca in questi giorni. Al Silvio Pompiere e ora pure Sismologo de Noantri, per esempio, che hanno tutti elogiato, sondaggi compresi (sempre i suoi), elargitore di promesse nelle solite situazioni -sconcertante confrontare le parole post terremoto di San Giuliano di Puglia con quelle post terremoto de L'Aquila: UGUALI.

Oppure, ognuno dovrebbe sentire la responsabilità di conoscerle, queste parole. Perché salvarsi il culo è molto, molto più auspicabile che essere due volte vittima: prima della morte, poi della strumentalizzazione piagnonistica vespianberlusconiana.

martedì 14 aprile 2009

L'idiozia non è mai segreta


A parte gli aspetti tecnico-giuridici e le motivazioni costituzionali, c’è una questione politica che divide la Lega dal Pdl, quantomeno ad una parte del Pdl. Ne vogliamo parlare?
«Un attimo. Ci sono altri motivi che impediscono l’abbinamento. La segretezza del voto verrebbe meno. Se tu non hai intenzione di partecipare al referendum, non ti presenti al seggio. Ma se facciamo l’accorpamento, devi ritirare le schede per le Europee e le amministrative, e se non intendi votare per il referendum lo devi dire. Nel momento in cui fai questa dichiarazione al seggio, viene meno il segreto del voto. Questo è un ulteriore motivo di incostituzionalità [...]». (La Stampa di oggi, intervista di Amedeo La Mattina al ministro Calderoli)

Illuminante come sempre, il cosiddetto ministro Calderoli spiega e rilegge i principi costituzionali. Fatto, questo, che ci fa pure capire il motivo d'esistere, la ragion d'essere del suo Ministero: la Semplificazione legislativa.
Perché più semplificatorio di così non si può. Un giornalista avrebbe dovuto chiedere controbattere: "Scusi, signor ministro, ma cosa sta blaterando?". Perché questa è la funzione del giornalista. Non fare domande a caso e porgere il microfono (o il taccuino). Non nascondersi dietro una posticcia imparzialità. Non scrivere e poi lasciare che sia il lettore a capire dove stanno le stronzate e dove no.

Un giornalista non può permettere che un ministro, soprattutto un ministro, sostenga una nefandezza come questa. La segretezza del voto è inviolabile. Ma la segretezza riguarda il contenuto del voto: per un partito o per un altro, per un sì o per uno. Non l'andare a votare o meno. Se uno a votare ci va o no, lo si vede dal registro che ha ogni seggio elettorale e che viene fornito dal Ministero dell'Interno per tramite dell'anagrafe. Quel registro su cui si firma una volta votato.

Se venisse fatto come si spera l'election day, uno può tranquillamente andare e prendere solo le schede per le amministritive e le europee. In quei registri firmerà. Si può sottrarre al referendum, invece: in quel registro non firmerà. Ovviamente, la disquisizione padanofilosofica sulla segretezza del voto è un'emerita stronzata volontaria.

Il mestiere di giornalista teoricamente dovrebbe smascherarla e impedire che qualcuno la prenda per buona. Perché può capitare. Ce lo insegna la storia, e la stessa presenza del ministro Calderoli.

mercoledì 8 aprile 2009

Domande tra le macerie


Cordoglio, vicinanza e bla bla bla.

Poi, alcune riflessioni e domande, che non si dovrebbero fare perché ci sono i morti e bla bla bla. Io penso che invece dovrebbero essere fatte proprio perché ci sono i morti.

1) Perché un Governo che difende la "vita" degli embrioni e dei morti da 17 anni non si schiera con la stessa forza a difesa delle norme che tutelano la vita vera, dalle norme antisismiche in giù e anzi propone di ampliare le case con una semplice dichiarazione?

2) Perché il Governo non accetta aiuti esterni, comportamento che ricorda quell'autarchia di mussoliniana memoria?

3) Perché i cosiddetti "sciacalli" non vengono lapidati e lasciati tra le macerie?

4) Si è detto in questi giorni che i giornalisti non servono, perché sono stati battuti dai social network che hanno dato la notizia in modo tempestivo. Uno vede Porta a Porta o Matrix e pensa che se i giornalisti son quelli, bene che spariscano. Quando poi si legge che sempre su Facebook la gente lancia allarmi falsi, mette il proprio conto corrente come destinatario di donazioni, mette in circolo notizie false, forse allora si capisce che, e dico forse, i giornalisti servono ancora a qualcosa, e non solo a fare da reggimicrofono.

5) Perché il Papa aspetta che passi l'emergenza per andare in Abruzzo?

6) Perché sul 95% dei muri che sono rimasti in piedi ci sono quadri con madonne e gesù cristi e crocifissi?

7) Perché nessuno fa queste domande?

8) Perché nessuno risponde?

9) Perché come al solito nessuno ha una colpa se le case vengono giù come tessere del domino?

10) Fanculo.